AL BANO: LA “VUELTA” IN SPAGNA

Intervista di
GIULIO ROSI

Al Bano è a Madrid. Arriva con il suo inconfondibile “andare” con l’inseparabile cappello chiaro (né bianco né beige). Siamo al Gran Melia Princesa di Madrid, dove alloggiamo lui e noi. È arrivato per promuovere il suo disco, andiamo insieme alla Cope per una intervista, il pomeriggio precedente è stato ospite a Telecinco nella trasmissione di Maria Teresa Campos
“Que tempo mas feliz”. “Dopo la mia intervista altri incontri promozionali e così per quasi una settimana. Adesso è di nuovo il momento giusto per la Spagna, mi amano e li amo”. “Diverse multinazionali hanno chiuso, il disco non rende più. Nessuno prende provvedimenti”.

Al Bano a Madrid, presentazione del disco che si chiama?

Non poteva chiamarsi diversamente: Al Bano Canta Italia. L’idea è nata insieme ad un italo-spagnolo che vive a Barcellona, Felix Buget, titolare della grande casa discografica, Blanco y Negro Music. È uno dei pochi che continua a vendere molti dischi. Avevo già fatto dei cover molti anni fa, il titolo era “Volare”
e diventò una grande hit sia in Germania sia in Austria: Ho rivisitato alcuni brani, fra l’altro molto interessanti, come “Margherita” di Cocciante, “Ehi tu” di Baglioni, “Volare”di Modugno, “Signora mia” di Giacobbe. In tutto 20 brani. Uno più interessante dell’altro.

Quindi una rappresentazione della canzone italiana in lingua spagnola e quindi anche della nostra cultura canora?

Si. Sono canzoni che hanno dominato le hit parade in Spagna ed in altri paesi sudamericani. Gli spagnoli hanno un mercato che si estende per merito della loro lingua anche oltre oceano. Il disco va anche dovunque si parli spagnolo.

La canzone che più è vicina allo stile Al Bano di questi 20 brani?

Quasi tutte. Le canto e gli do la mia impronta. C’è anche una canzone scritta da me “Amanda è libera”, e “Vivirlo otra vez” era un successo degli anni ‘70 che cantavo insieme a Romina. Non mi tengo da parte perché autore lo sono, compositore lo sono, cantante lo sono e quindi la mia essenza c’è nel disco.

Secondo te questo disco ha un pubblico ben definito oppure avrà un successo per tutte le età?

Tu mi stai dicendo: Dov’è la tua palla di cristallo? Non ce l’ho! Vediamo quello che succede. Il successo è sempre una incognita, quindi vediamo se sarà ben accetto, se la gente è satura dell’Italia, se ne è affamata, se il genere che ho fatto può piacere o meno, pertanto se questa domanda me la fai fra un anno ti posso rispondere meglio.

Di sicuro te la faccio!. Stando insieme oggi,con te,durante la tua intervista alla radio Cope ho visto quanto sei amato, tutti ti fermavano per un autografo o una stretta di mano. Cristina López Schlichting, la famosa conduttrice di “Dos dias contigo” era felice ed orgogliosa di averti in trasmissione, cantava le tue canzoni mentre andavano in onda, assieme a Palóma Gomez Borrero, la nota giornalista corrispondente dall’Italia per il Vaticano che ti ascoltava parlare e condivideva le tue dichiarazioni. Perché secondo te, l’artista straniero qua, in genere , non ha molto spazio, non entra facilmente nel mercato spagnolo. Cosa che non è per te?

Sono entrato nel mercato spagnolo nel 1967 e grazie a Dio da allora ci sono sempre stato, a periodi alternati con il grande successo nel mercato GAS. Cioè Germania, Austria e Svizzera. Poi è arrivato quello russo lasciando da parte quello spagnolo, anche perché far riposare un paese è cosa saggia e giusta. Come ho fatto per l’Italia, adesso è il momento giusto della Spagna. Mi amano e li amo. Avvertiamo che c’è un feeling. La musica che propongo con questo disco è stata scelta da un esperto italospagnolo come Felix Buget. Chi meglio di lui conosce il mercato spagnolo e le esigenze del momento. Oltre la bella musica. che mi ha fatto proporre, ho scelto le canzoni che mi stanno come un vestito addosso e che più mi rappresentano. Mi sono veramente divertito a tirar fuori il meglio delle mie qualità.

C’è in Italia un Al Bano crescente?

Mi auguro di no. Ce ne è già uno e basta!(ride) Sicuramente anche gente più valida di Al Bano, non lo dico io ma lo sanno in parecchi. La nuova generazione è ben agguerrita ed è giusto che sia così.

Ma forse trova anche un pubblico ed un mercato diversi da quelli tuoi abituali?

Ovviamente tutto  cambia. I cambiamenti mi interessano, quando sono giusti. Quando c’è qualcosa che non mi convince e mi propongono un determinato tipo di musica, vado sul classico di fronte al quale nessuno potrà mai dire niente. Io “lo faccio da Dio”

Dall’inizio della tua carriera ad oggi cosa è cambiato nel mondo della canzone?

Allora i dischi si vendevano. Adesso li scaricano dal computer e questo è un danno enorme. Diverse multinazionali hanno chiuso, il disco non
più. Nessuno prende provvedimenti. Le canzoni ci sono, in radio, le televisioni esistono e trasmettono però il disco che è un prodotto di una casa discografica, chissà per quale ragione, lo hanno “crocefisso” e nessuno prende provvedimenti, è la cosa più grave. Ogni decennio, o meno, c’è sempre qualcosa che cambia, il sound, il modello di macchina, di mobile, il modello dei registratori. Tutto è proiettato verso il futuro. Quando
la barca va a fondo coinvolge tutti, casa discografica, artista. L’unica gioia è che quando canto dal vivo nessuno mi può clonare o nessuno mi può
scaricare.

Quindi i concerti per te cosa sono?

Sono quelli che sono sempre stati. L’incontro con il pubblico e soprattutto la possibilità di scambiare musicalmente delle idee e delle emozioni ed
aver questa unione con il “tuo” pubblico, anno dopo anno. Nei concerti sostanzialmente le canzoni sono le stesse ma cambiano perché cambiano
le situazioni, l’acustica, capire ed anticipare le esigenze emotive del pubblico, interpretrale ed essere sempre all’altezza della situazione.

Quale è il tipo di pubblico internazionale che ama di più la tua musica?

Giapponesi, cinesi, russi, rumeni, polacchi, tutti i paesi baltici, la Germania, Austria. Diciamo che il pubblico più casinaro è quello italiano. Vuole essere protagonista, più del cantante. Ti dicono “canta questo, canta questo” io lo so cosa devo catare ma devo stare al gioco altrimenti… non sono contenti.

I tuoi programmi ?

Il giro per le varie città della Spagna e per il mondo. Stiamo preparando una tournée Cutugno, Tozzi ed Al Bano per Germania, Austria e Svizzera, un nuovo disco. Tutto il 2013 è già pieno. Non c’è male, no!!!

Che rapporto c’è fra il contadino ed il cantante?

Nell’animo sono rimasto un uomo di terra dove le mie radici sono “inzuppate” e non cambieranno mai, così come quelle del cantante nell’ambito musicale. Da molti anni, e non mi riferisco solo a quelli di successo, ma anche quelli della preparazione, fin dall’età di sei anni, sentivo che avrei fatto questo mestiere. Non è stato un mistero per nessuno. Una passione violenta, è stata violenta è rimasta violenta ed è violenta. Violenta
non in senso negativo ma estremamente positivo di forza, che va oltre la forza.

So che non ti piace la parola “imprenditore”, come mi hai detto nella mia precedente intervista, ma allora ricordami cosa sei?

Ti ridico che non mi piace, vivo, come sai, di passione e le mie passioni le porto avanti con impegno, sacrificio ed un grande senso dell’amore per le cose che faccio. La gente capta queste vibrazioni.

Ed il tuo celebre vino?

Il vino sta bene. Ogni anno facciamo un nuovo vino. Io provo i vini e poi li vendiamo. Gli do la mia impronta.

I tuoi figli tutto bene? nessuno lavora con te?

Nessuno lavora con me. Ognuno ha scelto una sua strada, anch’io sono stato il capostipite di questa mia decisione, anche io con mio padre e mia
madre ho fatto la stessa cosa. Cristel e Yari scrivono delle belle canzoni, le ho cantate e di Yari ne sono state incise tre, sono bellissime, fantastiche in un album “Le radici del cielo” ce ne sono due ed in quello “Amanda è libera” ce n’è una. “Nel perdono”· fatta insieme al grande Alterisio Paoletti “Mio figlio” che è arrivata seconda a Sanremo.

Sei un uomo di fede?

Io credo, fermamente ed indiscutibilmente.

Quanto ti aiuta?

Io non so quanto mi aiuti so che sto bene in sua compagnia.

Come la vivi? Parlando con Dio, pregando, pensando?

Piantando nel prato dell’umiltà un fiore chiamato “fede” ed accudirlo quotidianamente.

Quindi anche il tuo rapporto con il prossimo è di grande umanità?

Ma non ci chiamiamo “esseri umani”? L’arte del contadino è interessante e ti spiega una piccola cosa: se vuoi far morire un prato lascialo che si riempa di erbacce. Se vuoi far fiorire bene una pianta togli le erbacce e quindi le cattive amicizie, le azioni sbagliate, la cattiveria che nasce con te tu decidi se tenerla o eliminarla. Siamo artefici. Il buon Dio ci ha dato un cervello, bisogna vedere come lo vogliamo utilizzare.

Credi nella fortuna? O pensi che la fortuna la facciamo noi?

Tu lavori perché questa arrivi, ma non sai mai se e quando giungerà. Importante lavorare  con amore per le cose che credi poi il risultato arriverà. È una bella donna che si presenta a casa tua (da un punto di vista maschile) e da quello femminile è viceversa.

Vorrei chiudere questa intervista con una tua frase?

Ne ho coniata una da molti anni. Scontrandomi quotidianamente con i problemi della vita, come penso sia per tutti. “Io voglio essere un problema per i problemi”.

Ciao ci vediamo al tuo concerto.