Ettore Sequi – L’Ambasciatore Italiano a Pechino Capo Missione in Cina - Nel 2020 il 50° anniversario relazioni Italo-Cinesi

intervista di Paola Pacifici

Ambasciatore Ettore SequiAmbasciatore, Capo Missione in Cina, qual  è il livello dei rapporti bilaterali, soprattutto alla luce delle numerose visite istituzionali degli ultimi anni? I rapporti tra Italia e Cina, storicamente di grande amicizia, vivono in ultimi anni una promettente stagione di partenariato politico, economico-commerciale e culturale. Le celebrazioni nel 2020 del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche italo-cinesi ci offrono in prospettiva ulteriori opportunità di rafforzamento della collaborazione e del dialogo, sia a livello istituzionale, sia nella crescente interazione tra imprese, scuole, università e, più in generale, tra i nostri popoli. La frequenza degli scambi di visite tra i massimi vertici istituzionali testimonia l’importanza strategica che il dialogo tra Cina e Italia riveste per entrambi i Paesi. Nel 2017 abbiamo accolto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dai Ministri Alfano e Delrio, in una proficua visita di Stato che ha toccato quattro città e mobilitato importanti rappresentanti della cultura e dell’impresa di entrambi i Paesi. A maggio è stata la volta del Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che ha partecipato al “Belt and Road Forum for the International Cooperation”. Poche settimane dopo, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha dato rinnovato impulso ai rapporti nel settore ambientale. E ancora, di recente il Ministro della Giustizia Andrea Orlando e la Ministra per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca Valeria Fedeli hanno effettuato due proficue missioni a Pechino rispettivamente a settembre e a novembre. Accanto alle visite, proprio per realizzare i numerosi impulsi che ne scaturiscono, sono stati costituiti efficaci strumenti che garantiscono continuità al rapporto bilaterale in tutti i settori. Dall’ambito politico, con il Comitato Governativo Italia-Cina, che presto si riunirà per l’ottava volta, a quello economico, commerciale e finanziario, con il dialogo diretto tra aziende italiane e cinesi riunite nel Business Forum Italia-Cina. Vi è poi l’importantissimo Forum Culturale, che riunisce amministrazioni, enti e imprese di Cina e Italia, due superpotenze culturali, con l’obiettivo comune di realizzare le straordinarie possibilità di collaborazione nei settori artistico, museale, delle industrie creative e del turismo.

L'Ambasciatore con il Presidente Mattarella ed il Ministro Alfano

L’Ambasciatore con il Presidente Mattarella ed il Ministro Alfano

Nel 2020 sarà il 50 anniversario per le relazioni diplomatiche, anno in cui si concluderà anche il XIII° programma quinquennale ci sono iniziative che mettono in relazione questi due importanti appuntamenti? Nel 2015 abbiamo festeggiato il 45° anniversario delle relazioni diplomatiche e quella è stata l’occasione per riflettere sui traguardi successivi. L’allora Ministro degli Esteri Gentiloni ha colto l’eccezionalità di questi obiettivi, riversandoli in una visione strategica dei rapporti italo-cinesi che abbiamo chiamato “Road-to-50” e che ci accompagnerà fino al 2020, quando celebreremo il 50° anniversario delle relazioni italo-cinesi. Quello sarà anche l’anno conclusivo del XIII° Programma quinquennale della Cina. Abbiamo investito e già seminato molto nel rapporto tra Italia e Cina nell’ultimo biennio. Ora si avvicina il momento di rilanciare la rinascita “nuova via della seta”. Sulle stesse direttrici che per secoli hanno legato Europa ed Estremo Oriente, crediamo che possano prosperare anche le “nuove vie della seta della conoscenza”, di cui Italia e Cina rappresentano non solo gli approdi geografici, ma anche gli ispiratori ideali.

Parliamo del Piano d’Azione, adottato dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal primo Ministro LI Keqiang? Il Piano d’Azione rappresenta il documento fondamentale di questa visione per il prossimo triennio. Lo scorso maggio il Presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni e il Primo Ministro cinese Li Keqiang ne hanno adottato la revisione per gli anni 2017-2020. L’obiettivo è di innalzare ulteriormente il profilo del partenariato strategico, estendendone il campo di applicazione dai settori economico, commerciale e finanziario alle collaborazioni culturali, scientifico-tecnologiche, ambientali e turistiche. Il nuovo Piano d’Azione promuove inoltre la complementarità tra i due sistemi economici e produttivi, le rispettive strategie di innovazione industriale (“Industria 4.0” e “Made in China 2025”) e i processi di armonizzazione e integrazione finanziaria, con particolare attenzione al tema degli investimenti e dello sviluppo logistico-infrastrutturale nel quadriennio 2017-2020.

L'Ambasciatore Ettore Sequi con il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

L’Ambasciatore Ettore Sequi con il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni

La cooperazione in ambito scientifico e tecnologico, quali sono le principali iniziative? La collaborazione nel settore dell’innovazione è una delle più fruttuose tra Italia e Cina, come testimoniato dai numerosi progetti di ricerca congiunti di grande impatto, dalla fisica del neutrino alla medicina. Abbiamo avviato una collaborazione strategica anche nel settore aerospaziale che, con la firma dell’accordo alla presenza dei due Presidenti lo scorso febbraio, si è estesa anche alla stazione spaziale cinese. Uno dei principali appuntamenti è la Settimana della Scienza, Tecnologia ed Innovazione Italia-Cina, in corso proprio in questi giorni in Cina. L’Italia è l’unico Paese con il quale la Cina ha un dialogo strutturato di questo tipo in materia scientifica e tecnologica, giunto ormai all’ottava edizione. Ogni anno la Settimana dell’Innovazione riunisce centri di ricerca, università, imprese italiane e cinesi che, come ha sottolineato la stessa Ministra Fedeli in occasione dell’inaugurazione, “lavorano assieme in questi settori d’avanguardia, creando i presupposti affinché le nostre economie possano continuare a crescere e prosperare”. Tale piattaforma ha infatti permesso negli ultimi anni di realizzare oltre 600 progetti comuni e ben 80 progetti strategici che hanno generato uno scambio di oltre 500 milioni di euro.

Quanti italiani  lavorano e vivono in Cina ed a Pechino? Gli italiani registrati all’AIRE in Cina sono quasi 10.000 e le concentrazioni più importanti si registrano a Hong Kong e Shanghai. Si stima però che la comunità reale, compresi i temporanei, superi i 15.000. Si tratta di una comunità mediamente giovane e intraprendente, con un’età compresa tra i 20 e i 45 anni. L’emigrazione italiana in Cina è un infatti un fenomeno piuttosto recente se comparata con quella storica verso l’Europa o l’America. La comunità italiana in Cina è inoltre è caratterizzata da un frequente ricambio, con una permanenza media nel Paese inferiore ai dieci anni.

Le aziende italiane che tipologia hanno ed in che città si trovano maggiormente? Le imprese italiane in Cina sono molto rappresentative e ben radicate:  la maggior parte di esse è basata a Shanghai, segue poi Pechino con più di 120 società. Molto consistente anche la presenza imprenditoriale italiana a Suzhou: le oltre 70 imprese italiane presenti fanno di Suzhou uno dei più grandi distretti industriali italiani fuori dai confini europei.  Tra i principali settori di attività vi sono il commercio, la meccanica e automotive, l’elettronica, l’agroalimentare e il tessile.

L'Ambasciatore con i bambini del Coro dello Zecchino d'Oro

L’Ambasciatore con i bambini del Coro dello Zecchino d’Oro

Mondo diverso, cultura diversa, lingua diversa ma cosa lega Pechino all’Italia? Italia e Cina hanno culture, storie e lingue molto diverse, tuttavia ben si comprendono e si rispettano. La ragione è che sono due superpotenze culturali che riconoscono e apprezzano il grande valore culturale dell’altra. Ne è testimonianza l’iniziativa avviata all’inizio dell’anno, su impulso diretto dei due Presidenti, di promuovere un Progetto gemellaggi tra siti italiani e cinesi iscritti nelle liste del Patrimonio mondiale dell’UNESCO. I nostri due Paesi, infatti, registrano insieme il più altro numero di siti: 53 l’Italia e 52 la Cina.

Quanto la “Marca Italia” è presente in Cina ed in che cosa eccelle? Il “Made in Italy” è ben riconosciuto e affermato in Cina, dove l’Italia è sempre più percepita come sinonimo di lifestyle. In stretto coordinamento con l’Agenzia ICE, siamo impegnati a promuovere il valore del bene di consumo italiano, raccontandone la storia e il legame con il territorio e assicurando allo stesso tempo che si tratta di un prodotto sicuro, innovativo, dall’elevato valore produttivo e dal ridotto impatto ambientale.

Ambasciatore, nel suo ruolo istituzionale viaggia molto, ma cosa porta sempre con sé dell’Italia a livello personale? La società cinese è veloce e determinata. Mi colpiscono soprattutto i modi e i tempi con cui in Cina si realizzano i progetti, da quelli più semplici a quelli più complessi. Quando penso alla mia esperienza in Cina, il concetto che mi viene in mente è proprio quello di trasformazione. In Cina è oggi in corso una trasformazione profonda: qualcuno dice che è un’epoca di cambiamento, io credo sia il cambiamento di epoca. E la flessibilità e creatività tipicamente italiane sono assolutamente complementari, anzi, direi rispondono perfettamente alle esigenze legate ai cambiamenti in atto in Cina.