Gabriella Carlucci ed il Festival Italo-Spagnolo A Mallorca è il direttore del Festival del cinema Italo-Spagnolo

intervista di Paola Pacifici

Gabriella, direttore  del Festival del Cinema Italo-Spagnolo a Palma de Mallorca, come e perché nasce? Nasce dalla volontà di Vincent Russo, presidente della Fondazione Miff, di Mallorca ,di cui faccio parte anche io, che produce insieme all’Associazione Culturale Abilis di Roma e al Ministero dei Beni Culturali Italiano, di realizzare un evento cinematografico di rilievo internazionale data la fama di Mallorca,un’isola bella da tutti i punti di vista e infatti meta di un turismo  elitario e non .Naturalmente essendo Vincent di origine italiana e italiana anche io non potevamo che dare uno spazio di rilievo alla nostra cinematografia.

L’edizione di quest’anno, quali i protagonisti? Da quest’anno abbiamo deciso di puntare sui giovani. Infatti il nostro Festival, che ha come obbiettivo vendere il nostro cinema agli spagnoli e viceversa, presenta solo opere prime e seconde, sia italiane che spagnole. Il nostro ospite d’onore è stato Edoardo Leo, giovane regista, attore e sceneggiatore tra i più promettenti della “Nouvelle Vague” italiana. Al festival abbiamo presentato la sua seconda opera cinematografica “Noi e la Giulia” una commedia scritta, diretta ed interpretata da Edoardo, una commedia molto divertente che ha la  capacità di tenere in scacco le previsioni dello spettatore e di impedirgli di anticipare troppo lo sviluppo della trama. Oltre ad Edoardo Leo ospite di Fiesta, il festival del cinema italo/spagnolo è stato Mirko Pincelli, con il suo film The Habit of Beauty. Il giovanissimo Mirko, vero talento della fotografia, sorprendentemente riesce a  raccontare le vite molto diverse dei suoi personaggi e a fondere lo stile elegante con il dramma urbano, grigio in una perfetta rappresentazione delle più estreme emozioni umane. E poi una commedia che ha ottenuto molto successo in Italia, opera prima di un regista di cui sentiremo parlare ancora, Fabrizio Maria Cortese, “Ho amici in Paradiso”. La storia si svolge  nel Centro Don Guanella (che si occupa della riabilitazione di persone con disabilità mentali e psicosensoriali) e racconta alla perfezione il mondo della comunità. La critica ha ben accolto il film, complice la scelta azzeccata di adottare un registro comico per trattare un tema così spinoso e delicato come la disabilità ed è molto piaciuto anche al pubblico spagnolo. Sia The Habit of Beauty che Ho amici in Paradiso sono stati comprati da un distributore spagnolo e saranno nelle sale spagnole il prossimo inverno

Come è cambiato il mondo cinematografico in tutti i suoi aspetti? L’industria cinematografica è cambiata enormemente grazie all’evoluzione tecnologica. Le cineprese digitali hanno sopravanzato quelle in pellicola. La rivoluzione digitale permette il montaggio al computer (eliminando per esempio quasi completamente l’uso della moviola); la registrazione, avviene solo su memorie digitali; oggi si usano solo  proiettori digitali (in 4K e 8K) nelle sale cinematografiche e addirittura si parla di visione del film a mezzo di segnale satellitare, per cui è necessario uno schermo digitale e naturalmente avere il contratto di distribuzione del film. L’avvento degli effetti speciali generati al computer (il precursore fu “Tron” nel 1982, ma il fenomeno esplose col successo mondiale di “Jurassic Park” nel 1993)permette di realizzare effetti incredibili a basso costo. La nascita di Youtube nel 2005 che ha permesso al cinema di integrarsi a internet e dal 2010, la nascita di Netflix l’azienda leader negli USA di distribuzione di Dvd, insieme hanno fatto registrare il crollo del vecchio business e la rapida crescita dello streaming video, che ha segnato il declino dei supporti fisici .L’innovazione tecnologica ha permesso un risparmio enorme nei costi di produzione per cui oggi, anche un regista esordiente con un basso budget può realizzare un ottimo film.

Secondo te, direttore  Quali sono le differenze di produzione, di recitazione e di trame fra gli italiani e gli spagnoli? Le differenze stanno soprattutto nei generi: in Spagna, più che in Italia, c’è molta varietà di genere, una lunga tradizione di film fantastici, ad esempio del terrore, che nacquero durante il franchismo per ovviare la censura. Molti horror erano infatti attacchi metaforici al governo di Franco. In Italia vanno molto di moda, ma direi da sempre le commedie anche se, quando i nostri registi si cimentano con storie più serie ,dimostrano di avere un grande talento. Ho amato moltissimo “La Grande Bellezza” di Sorrentino che ha raccontato così bene il male che affligge l’italia, dove il confronto col passato, con modelli troppo alti, induce all’impotenza.

I nostri giovani registi hanno nelle “vene il sangue “ dei nostri grandi registi conosciuti in tutto il mondo come Risi, De Sica, Visconti, Fellini, Antonioni (l’elenco sarebbe ed è lunghissimo…….)? Sicuramente anche i nostri giovani registi soffrono del male tanto bene raccontato da Sorrentino, confrontarsi con i mostri sacri del cinema mondiale, come sono quelli che hai citato tu e molti altri ancora non è semplice. Però i Sorrentino, i Garrone i Virzì dimostrano di conoscere molto bene il loro mestiere e di metterci poesia e capacità tecniche non indifferenti. La bravura della nostra Nouvelle Vague si vede in opere come “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovese, un film distribuito in tutto il mondo e che ha ottenuto un enorme successo ovunque .La storia è geniale, parte da questa frase di Garcia Marquez “Ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta” e dall’idea di mettere a disposizione di tutti i partecipante ad una cena il contenuto del telefono cellulare. Il film si svolge tutto in una sera e tutto una stanza, ma è scritto benissimo e non si sente la mancanza di altri ambienti. Questa è la bravura del regista che è anche sceneggiatore ,insieme ad altri,del film

E le giovani Registe? Annarita Zambrano, Paola Randi, Diana Dell’Erba… la prima ha scritto e diretto la sua opera prima “Dopo la Guerra” un bel film che ha sullo sfondo il terrorismo e di come condiziona la vita di un ex terrorista che non pagato per quello che ha fatto. Paola Randi nel suo primo film “Into Paradiso” racconta una storia di amicizia e solidarietà umana sullo sfondo della malavita organizzata. Diana Dall’Erba che ha scritto e diretto un docufilm dal titolo “Registe” dove racconta perché solo 7 donne su 100 fanno nel mondo le registe. E questo è quello che penso delle giovani registe italiane bravissime ma troppo poche.

Che cosa vuole oggi il pubblico spagnolo? Per via della crisi, a livello produttivo sono fiorite le produzioni indipendenti che hanno attinto anche dal crowfunding, cosa che non ha inficiato sulla qualità del prodotto cinematografico. A questi modelli alternativi sono ricorsi non solo autori emergenti, ma anche registi consolidati come Isaki Lacuesta. Il film di maggiore successo di sempre al box office è stato “Ocho apellidos vascos” di qualche anno fa. Un successo inatteso che dimostra quanto il pubblico volesse una commedia romantica capace di narrare l’incontro/scontro tra “mondi” diversi: il nord dei paesi baschi e il sud andaluso. Era  ora di rompere con certi tabù (ETA in primis).

Che cosa vuole il pubblico italiano? Il pubblico italiano vuole ridere, a giudicare dal successo ottenuto da Checco Zalone con tutti i suoi film. Ma anche riflettere, se penso al successo di “La pazza gioia” di Virzì che riesce a parlare della malattia mentale con assoluta leggerezza o “Fuocoammare” di Rosi che mette sullo schermo la riflessione meno scontata sul tema più discusso, abusato e difficile da maneggiare in assoluto, l’immigrazione, l’accoglienza, l’integrazione.

Raccontare la Spagna, in che modo. Raccontare la Spagna è raccontare la sua attualità, le sue idiosincrasie, le sue molteplici anime al di la degli stereotipi. Non esistono solo ballerine di flamenco o toreros… e anzi, regioni autonome come ad esempio la Galizia, la Cantabria, Aragona sono ricche di tradizione ma pressoché sconosciute. Un film molto bello che racconta la Spagna di oggi è “El Olivo” la storia di una ragazza che cerca di riportare a casAndalucia, l’olivo secolare del nonno che I suoi genitori hanno venduto per pochi soldi ad una multinazionale tedesca. In questa pellicola c’è la Spagna di oggi, moderna ma anche così legata alla terra alle tradizioni.

Raccontare l’Italia, in che modo? L’Italia è perfettamente raccontata dai suoi registi, esordienti e non. Oltre alla già citata Grande Bellezza o a Perfetti Sconosciuti anche il popolare Checco Zalone racconta a suo modo l’Italia. In “Quo Vado” c’è l’essenza del carattere italico, quello stesso carattere che Alberto Sordi ha incarnato in Film come “I Vitelloni” di Fellini o “Un americano a Roma” di Steno. E oltre alle commedie l’Italia di oggi è raccontata anche nei suoi aspetti peggiori, penso a “La mafia uccide solo d’estate” il film di Pif che racconta, purtroppo, dell’indissolubile legame tra la Mafia e la Sicilia e come sappiamo, la mafia purtroppo non agisce solo in Sicilia.