Generale della Guardia di Finanza Butticè: un patriota italiano ed europeo Con una Newsletter su Telegram

Il Generale Butticé, al prestigioso Cercle Gaulois di Bruxelles, in occasione della cerimonia della fine dell’anno rotariano 2021-2022, durante il quale é stato Presidente del Rotary Club di Bruxelles Ovest.

Intervista di Paola Pacifici

Generale lei pubblica una Newsletter Italiana-Europea su Telegram?

Si, con sottotitolo: “articoli e pensieri in libertà di un patriota italiano ed europeo”.

Perché e quando nasce?

Nasce a gennaio del 2021, dopo che nel 2014 mi sono congedato dal servizio attivo nella Guardia di Finanza, e nel 2018 dalla Commissione Europea. Con l’intento di diffondere via social, anche attraverso Telegram, i miei principali articoli che pubblico su diverse testate, come Aise, Il Riformista, Formiche, Eurocomunicazione ed altre sul mio guardare l’Europa da italiano e l’Italia da europeo.

Chi sono i suoi lettori?

Mediamente l’85% sono lettori di lingua italiana. Il che non mi sorprende. Visto il titolo, ma anche la lingua da me maggiormente utilizzate per gli articoli. Il 6% anglofoni, ed un altro 6% di francofoni. Ma vi è anche un 2% di lettori di lingua spagnola. Ritengo che la maggior parte dei lettori siano interessati alle tematiche europee e italiane.

Quanta Italia c’è in Europa e quanta Europa c’è in Italia?

C’è sicuramente tanta Italia in Europa. Non dimentichiamo mai che l’Italia è uno dei primi sei paesi fondatori di quella che oggi si chiama Unione Europea. Assieme a Francia, Germania e Benelux. C’è la nostra storia, la nostra cultura, la nostra arte, il genio degli italiani che hanno fatto la storia. Passata, ma anche presente. La nostra gastronomia. In tre parole, il nostro made in Italy. Ma anche in Italia c’è moltissima Europa. Grazie all’Europa abbiamo cose che, come l’aria, non ci accorgiamo neppure di averle. Fino al momento in cui viene a mancare. Pensiamo alla libertà di circolazione dei nostri cittadini, delle nostre merci e dei nostri capitali. Praticamente come se fosse il nostro Paese. Pensiamo alla tutela dell’ambiente, che noi italiani per tanto tempo non sapevamo cosa fosse. Alla possibilità di fare studiare i nostri giovani dove preferiscono, su tutto il territorio europeo. E tante altre cose di cui i britannici si stanno accorgendo solo ora. E con grande rimpianto. Soprattutto da parte dei più giovani.

I giovani e L’Europa … sono europei i nostri giovani italiani?

I nostri giovani, almeno quelli che viaggiano, e che vedeo sempre più numerosi a Bruxelles e nel resto dell’Europa sono molto europei. Si integrano facilmente, imparano le lingue. E sanno affermarsi. Vorrei vedere molti più giovani italiani-europei tra quelli che restano in Italia. E vorrei anche vedere più giovan che si sono affermati in Europa ritornare in Italia. Ma questo dipende dal sistema Italia in Italia. Che dovrebbe essere capace di incoraggiarli a tornare. Cosa che al momento non si è ancora realizzata. Ed i giovani che partono dall’Italia, difficilmente ci ritornano. Se non per le vacanze. A trent’anni, e anche meno, un giovane italiano all’estero può avere incarichi di grande rilievo. Come titolare di cattedra universitaria, o primario ospedaliero. In Italia un trentenne è considerato ancora, e spesso pagato, come uno stagista. Sotto il dominio di dinosauri come me. E questo non va sicuramente bene.

Lei vive a Bruxelles, quindi lei è “ un italiano in Europa” e  conosce bene i due mondi culturali, sociali e politici. Quali le principali differenze?

Le principali differenze si notano nelle cose che sembrano più simili. Penso ad esempio ai sistemi giudiziari, o a quello sanitario. Facendo l’errore di comparare sistemi che non sono comparabili. Si pensi ad esempio che in paesi come Francia e Belgio, i cui sistemi giudiziari sono tra i più simili, l’azione penale non è obbligatoria. Ed il Pubblico Ministero (che nei paesi di diritto anglosassone non è neppure un magistrato) dipende gerarchicamente dal Ministro della Giustizia. Come per quello sanitario, sono da tempo abituato a non dire mai troppo superficialmente che uno è meglio dell’altro. Bisognerebbe sapere prendere il meglio dal sistema di ognuno. Pur facendo attenzione acché il meglio non diventi nemico del bene, questo tendere a diffondere le esperienze virtuose di ogni Paese negli altri, è la mia visione della costruzione Europea. Ma una costruzione dell’Europa delle diversità. Perché gli esempi virtuosi possono e devono essere esportati solo alla condizione che siano applicabili e che diano un valore aggiunto al territorio.

Come sarà la ·”prossima “·Europa? Cosa bisogna cambiare?

Difficile dire come sarà. Più facile dire quella che mi piacerebbe sia. E mi piacerebbe sia un’Europa dove ogni cittadino europeo, qualunque sia la sua nazionalità, lingua, cultura e orientamento politico, religioso, sessuale, possa sentirsi davvero a casa propria. Qualcosa che può capirlo solo chi esce spesso dall’Unione Europea. Dando per scontato cose e libertà che noi europei abbiamo. Ma che fuori dell’Ue non sono ovunque scontate. La vorrei più sociale e anche più solidale. Perché siamo davvero tutti nella stessa barca. Piccola, di fronte a giganti economici, demografici e militari come Cina, India, Russa, Brasile, e gli stessi alleati statunitensi. Ma estremamente forte se sa essere unita e compatta. Forte dei valori costituenti. E penso in primis alla tutela dei diritti fondamentali.

Lei è il delegato per il Belgio, UE e NATO per il coordinamento dei delegati ANCRI estero che ha celebrato pochi giorni fa  la nascita della bandiera italiana Tricolore?

Si, ed ho accettato questi ruoli, che mi onorano, perché condivido in toto i bellissimi valori di volontariato istituzionale e costituzionale di questa bellissima associazione. Costituita tutta da benemeriti della Repubblica. Cioè gli insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana. Il primo ordine della Repubblica. Corrispondente alla più internazionalmente celebre Legione d’Onore francese. Accettandolo mi sono impegnato a promuoverne i valori nel mondo, assieme ai commeghi delegati all’estero in oltre 15 paese. Ed in particolare in Belgio, presso la Ue, la Nato e le organizzazioni internazionali. Promuovendo, assieme ai simboli repubblicani, a cominciare dal nostro Tricolore, anche la bandiera europea. Che ha lo stesso livello di tutela e di rispetto, nell’ordinamento italiano, della bandiera nazionale. Non a caso è esposta su tutti gli edifici pubblici, e negli uffici dei rappresentanti dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica, assieme al Tricolore.

Nella sua Newsletter Italiana-Europea lei si definisce “un patriota italiano-europeo. Cioè chi è un “patriota”?

“Il patriottismo” –  diceva Charles De Gaulle, che era un autentico patriota – “è quando l’amore per la tua gente viene per primo. Nazionalismo è invece quando l’odio per quelli che non sono della tua gente viene per primo”. Io sono un patriota, perché l’amore per le mie due Patrie, l’Italia e l’Europa, vengono per primi. Ma non prevedono l’odio per il resto del mondo. Perché ciò sarebbe contro i valori fondanti della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea. Valori che coincidono e che costituiscono il nostro patrimonio civico-genetico dell’essere italiani ed europei.

Mandi un messaggio per chi vuole  “diventare un patriota”?

Non ci si può considerare patriota italiano senza essere anche un patriota europeo. Perché nel 2023 nessuno può tifare per l’Italia senza tifare anche per l’Europa. Se davvero non si vuole che l’Italia, al pari di qualunque altro paese europeo – compresa la “grande” Germania, che a ben vedere è anche piccola – sia condannata all’irrilevanza economica, politica, demografica o militare dinnanzi ai giganti mondiali già citati.