Il grande Totò e il Principe de Curtis conquistano Barcellona L’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, nell’ambito dell’evento “Settimana di Porte Aperte”, ha dedicato un ciclo di film di Totò. Abbiamo intervistato Liliana, la figlia di Antonio de Curtis in arte Totò, sulla figura del padre più che dell’attore.

intervista di Paola Pacifici

Foto concessaci dalla famiglia - di Giuseppe PalmasSignora Liliana, l’Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, dedica un evento a suo padre, al nostro grande Totò, per gli italiani e spagnoli, quanta soddisfazione è per Lei? Non è una ‘soddisfazione’ in quanto non ho fatto nulla per meritare tanta attenzione…la mia è pura gratitudine perché so quanto amore e devozione siano necessarie per organizzare un tale evento. Vede, essendo la figlia di un ‘personaggio’ sono sempre stata oggetto di lusinghe, complimenti e promesse ma tra il dire e il fare c’è un oceano di falsità e opportunismo quindi mi si riempie il cuore di gioia quando ricevo un’epifania così preziosa e inaspettata. Sono mortificata per aver dovuto declinare l’invito a Barcellona ma, seppure di spirito io mi senta una ventottenne, il mio corpo circola su questo bel pianeta da ben 82 anni ed ora mi lascia spesso in panchina.

Questa eredità artistica di suo padre, quanto ha inciso nella sua vita? È molto difficile rispondere a questa domanda, dovrei avere una vita alternativa per poter fare un paragone. Ovviamente essere figlia sia del Principe De Curtis che del famoso attore Totò e avere io stessa una manciata di titoli nobiliari ha reso la mia vita speciale ma non sempre nell’accezione positiva del termine. Molte cose semplici e vere non le ho mai potute vivere; per esempio, invece di andare a scuola avevo i tutori che venivano a casa e per una bambina questo isolamento è difficile da capire. Poi, avrei tanto voluto intraprendere (o almeno provarci) la via del teatro e del cinema ma papà fu categorico nel suo no. Però in cambio a tutti gli aspetti difficili ho una ricchezza enorme, inestimabile: l’amore incondizionato di milioni di persone sparse per tutto il mondo. Mi permetta di dire anche che oltre a un padre decisamente speciale ho avuto una mamma di cui quasi non si parla ma che fu egualmente unica.

t5Nel cinema e nella vita di oggi, Totò cosa avrebbe rappresentato, interpretato? Qui devo stare attenta a rispondere altrimenti papà stanotte mi viene a tirare i piedi. Credo che avrebbe rappresentato gli identici valori che tutt’oggi gli vengono attribuiti ma sono convinta che avrebbe sfuggito il cinema e si sarebbe dedicato al teatro che comunque è stato, oltre all’inizio della sua carriera, l’interesse più grande dal punto di vista artistico e lavorativo. Ovviamente avrebbe sfuggito la televisione come fosse la peste bubbonica: non oso immaginare i suoi commenti di fronte ai tanti reality show!

Che cosa Lei amava e ama di più in Totò, e cosa amava e ama in suo padre? Di papà amavo e amo la sua capacità di farmi sorridere anche nei momenti più bui, quella capacità di saper placare con un minimo gesto ogni mia rabbia o sofferenza. Di Totò amavo e amo la Professionalità con la P maiuscola che mi ha insegnato a dare il meglio in qualsiasi cosa decidessi di fare. Anche se non me l’ha chiesto, le dico che del Principe Antonio de Curtis amavo e amo che sia stato un uomo e non un caporale, in più un uomo onesto, generoso e stracolmo di autentica dignità.

t4Le sue giornate come si svolgevano quando non girava un film? Papà non era, come molti erroneamente asseriscono, un misantropo, ma amava molto leggere, studiare, filosofare, scrivere ed ascoltare musica: tutte attività solitarie, quindi nei periodi in cui non era sul set vi si dedicava con più tranquillità. Non dimentichiamo però che, allora e come ora, un attore doveva per forza di cose coltivare una vita sociale all’interno della ‘società bene’ che sponsorizzava i film e contribuiva non poco al successo o alla caduta di attori e registi; papà non amava questo carosello degli incontri e degli inviti ma sapeva quanto fosse cruciale. Probabilmente per questo era un notturno, di notte si sentiva più a suo agio perché, come lui stesso diceva, poteva pensare in santa pace.

A suo padre cosa gli faceva accettare di girare un film al posto di un altro? La storia, il regista, gli attori che vi partecipavano o cosa? Un insieme di tutte queste cose o molto più probabilmente un susseguirsi di eventi dettato dal destino che lo hanno portato a diventare un caratterista, un attore che al quale si proponeva sempre lo stesso tipo di personaggio. Non a caso il suo film preferito è Uccellacci e uccellini, girato nel 1966 da Pasolini. È un peccato che l’incontro artistico tra i due sia avvenuto poco prima della morte di papà, se fosse stato prima sono certa che la sua carriera sarebbe stata molto diversa. Il modo di lavorare di Pasolini era opposto a quello a cui papà era abituato: Pasolini esigeva che si seguisse il copione alla lettera, senza alcuna improvvisazione. Totò era abituato ad avere carta bianca sul set ma quell’esperienza lo rigenerò. Tornando alla sua domanda, penso che fosse fondamentale per lui essere affiancato almeno da alcuni dei suoi co-interpreti preferiti: il conoscersi profondamente e il capirsi al volo facilitavano l’improvvisazione ed il senso di forte spontaneità.

t2Antonio de Curtis che cosa oggi non avrebbe tollerato e cosa invece gli sarebbe piaciuto molto? Antonio de Curtis non avrebbe tollerato l’esasperazione di alcuni aspetti sociali presenti anche ai suoi tempi: violenza, corruzione, volgarità e stupidità, avidità, leggerezza. Per leggerezza intendeva quel vivere senza andare al cuore delle cose, quel sprecare la vita in sciocchezze. Era uno studioso, quindi sono certa che avrebbe passato infinite notti sul WEB. Allo stesso tempo avrebbe aborrito i social network e l’uso improprio di uno strumento stracolmo di potenzialità nel bene e nel male. Gli sarebbe piaciuto veder cadere il muro di Berlino ma non costruire quello di Gaza, gli sarebbe piaciuto vedere l’uomo camminare sulla Luna ma non i bambini attraversare rincintrulliti la strada mentre giocano con il cellulare…insomma, il suo atteggiamento verso il mondo e l’umanità sarebbe stato, seppure al passo coi tempi, lo stesso di allora: bando alla cattiveria e alla stupidità, braccia aperte alla generosità e al buon uso della materia grigia. Una cosa che non avrebbe di certo tollerato è il vedere fin dove si è spinta l’emancipazione della donna; sarebbe rimasto rigido e irremovibile sul fatto che una donna è una donna e non le si addicono certi comportamenti prettamente maschili.

t3Se non fosse stato Totò, suo padre che cosa avrebbe fatto nella vita? A detta sua, avrebbe fatto il prete o il falegname. Era desiderio della sua mamma che diventasse sacerdote ma l’idea del celibato non era affatto compatibile col suo amore per le donne. In un’intervista verso la fine della carriera, dichiarò malinconicamente di non essere affatto orgoglioso di ciò che aveva fatto. Precisò perfino che su cento e passa film non ne avrebbe salvati che cinque. Non si sentiva un grande attore, non affatto. In più, gli attori creano cose effimere…non come i falegnami che invece sono artigiani in grado di far vivere nei secoli un tavolino. Secondo me, sarebbe stato un amatissimo professore, uno di quelli impagabili che ti fanno amare l’arte del sapere.

Gli piaceva leggere e che cosa? Certo, adorava leggere e la sua fame di conoscenza lo faceva spaziare dai classici al Codice Penale (di cui portava sempre una piccola copia in tasca), dalle poesie di Trilussa alle biografie di grandi personaggi. Leggeva anche il giornale ma spesso si amareggiava trovandoci ‘notizie da caporali’. E poi i testi di filosofia e scienza che lo affascinava immensamente. Forse è proprio grazie a tutte queste letture che riusciva a cogliere ogni minimo aspetto dell’animo umano per poi infonderlo ai tanti personaggi da lui interpretati. Tornando per un attimo ai tempi attuali, papà non avrebbe mai acquistato una diavoleria come l’e-book reader…amava troppo i libri, il loro odore, il rapporto che si instaura sfogliandoli.

t1Quanto del suo umorismo cinematografico lo portava anche nel quotidiano? Mio padre era Antonio de Curtis, l’umorismo apparteneva a Totò che lui considerava un suo lavorante. Nella famosa e spassosissima intervista di Lello Bersani si possono capire e apprezzare bene le differenze tra il Principe Antonio de Curtis e Totò: uno seduto in salotto, elegantissimo e compassato; l’altro in cucina insieme al pappagallo Gennarino, buffo e strafottente. Mio padre era il Principe De Curtis, Totò lo vedevo solo al cinema. Però gli bastava uno di quei suoi sguardi furbetti per farmi tornare il sorriso nei tempi difficili.

Che cosa Totò amava di Antonio de Curtis e Antonio cosa amava di più di Totò? Totò, odiava scherzosamente Antonio de Curtis proprio per il rapporto da subalterno che aveva con lui. Antonio de Curtis era invece estremamente grato a Totò perché in fondo era proprio lui che ‘portava il pane sulla tavola’.

Il padre cosa ripeteva più spesso a Lei figlia? Non devi fare l’attrice!!! E di stare attenta, attenta a tutto e a tutti. Purtroppo questo suo esagerato istinto protettivo mi ha tarpata le ali e spinta a commettere tanti sbagli in nome di un’anelata libertà. Non metto in dubbio che i divieti venissero da un profondo amore ma spesso avrei voluto una vita più ‘normale’. Ovviamente, come spesso accade, quando sono diventata mamma ho fatto proprio lo stesso sbaglio soffocando i miei figli, specialmente l’ultima arrivata.

La vita di suo padre è stata più come un film o più una semplice realtà? Senta qui: nel 1898 un bambino nasce al Rione Sanità e viene iscritto all’anagrafe come figlio di Anna Clemente e di N.N. Il padre è Giuseppe de Curtis, figlio dell’omonimo Marchese, che per molti anni non lo riconosce per mantenere segreta la relazione con la madre. Infanzia estremamente difficile, rendimento scolastico talmente scarso che dalla quarta elementare venne retrocesso in terza. Ha un carattere malinconico e solitario ma allo stesso tempo esuberante, una rara capacità d’imitazione che lo avvicina al teatro. Dopo tanta gavetta, arriva un enorme successo anche cinematografico. Nel 1928 viene ufficialmente riconosciuto dal padre, nel 1933 viene adottato dal marchese Francesco Maria Magliardi Focas ottenendo i seguenti titoli nobiliari: Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo. È stato sempre circondato da bellissime donne, amato e adulato da un enorme pubblico. Ha pure avuto una figlia fantastica come me!
E questa è solo una parte della sua rocambolesca esistenza…non è forse il copione perfetto per un film?