MARIA CRISTINA FINUCCI, ARCHITETTO DI “HELP DE OCEAN” Ha progettato e realizzato opere in diversi paesi e ha lasciato la sua firma su mobili di designer

Maria Cristina Finucci: artista, architetto e designer. Nata a Lucca, laureata all’Università degli Studi di Firenze, ha vissuto e lavorato a New York, Mosca, Parigi, Bruxelles e Madrid. Attualmente  risiede a Roma. Ha progettato e realizzato opere in diversi paesi e ha lasciato la sua firma su mobili di designer che esposti al Salone del Mobile di Milano. La sua ricerca artistica è passata attraverso la pittura, la scultura, l’architettura, il design, la video arte fino ad una forma d’arte transmediale presente nella serie “Wasteland” che comprende tutte le ”azioni” del Garbage Patch State nel mondo – lo Stato da lei fondato nel 2013 e identificabile con le isole di plastica presenti nell’Oceano.

Perché si sceglie di fare l’architetto?

Non credo che tutti scelgano di fare l’architetto per lo stesso motivo; nel mio caso sin da giovanissima ho sentito l’urgenza di comunicare  attraverso le forme , le immagini, lo spazio.

La tesi di laurea su Charles Rennie Mackintosh, perché?

Mackintosh è un architetto che ha precorso i tempi, per i suoi progetti ha dovuto disegnare tutto, perfino i vestiti di chi abitava i suoi edifici perché era troppo avanti rispetto alla sua epoca, è stato un precursore. Purtroppo è conosciuto principalmente per le sue sedie che dopo la sua morte,  sono state industrializzate e messe in commercio.  Ma Mackintosh non era un industrial designer, ogni sua sedia, come del resto ogni cosa che disegnava, era concepita per essere posta in uno specifico luogo per una specifica ragione estetica, per creare un equilibrio in una data situazione. La riproduzione in serie dei suoi mobili ha tradito il suo pensiero e ne ha fatto degli oggetti che quasi sempre ho visto inserite in situazioni kitsh. Mi è piaciuto studiare a fondo suo lavoro e scoprire il genio e la sua anima da poeta. Per fare questo ho dovuto passare molto tempo a Glasgow, una città che amo molto.

Hai fondato nel 2013 il Garbage Patch State?

Dopo un anno di lavoro l’11 Aprile del 2013, a Parigi, nella sede dell’UNESCO ho finalmete dato vita al Garbage Patch State. Si tratta dello Stato che comprende le cinque “isole” costituite dai rifiuti plastici che infestano gli oceani e la cui superficie totale è di 16 milioni di km2, che ne fanno il secondo Stato più esteso mondo dopo la Russia. Ho voluto sensibilizzare attraverso il linguaggio dell’arte su uno dei problemi più grandi che affliggono l’umanità e di cui allora si parlava pochissimo. Da allora ho eseguito più di dieci installazioni monumentali in tutto il mondo. L’ultima è stata sul foro Romano per due mesi, dove con cinque milioni di tappi di plastica riciclati ho composto le quattro lettere che formano la parola HELP che si iluminava di notte. Da lì migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo non solo hanno potuto ricevere il mio mesaggio, ma lo hanno anche condiviso attraverso i social nerwork.

Come architetto hai lavorato a New York, Parigi, Mosca e Madrid. Quale le  differenze fra di loro per intendere ed amare l’architettura, e quale città è la più avanzata?

Ho abitato queste città in un arco di tempo di decenni per cui è difficile comparare le esperienze. Trent’anni fa insieme alla famiglia, ho vissuto cinque anni a New York credo che allora quella fosse la città più avanzata del mondo, adesso non credo che lo sia più, tutto si è spostato in Asia. Nel caso di Mosca invece è il contrario perché quando ci ho vissuto ai tempi del comunismo era una città molto arretrata, mentre adesso ha subito un importante processo di innovazione.  Parigi e le altre città europee a mio parere non hanno subito grandi alterazioni dal punto di vista architettonico. Ognuna di queste città ha un suo specifico fascino ed è stato molto bello aver avuto la possibilità di vivere qualche anno in ciascuna di esse.

Che cos’è il progetto Trueman?

“Trueman” è una video-opera per la quale ho manipolato alcune sequenze del film “The Truman Show” per il quale ho elaborato un protocollo di comprensione alternativo dove le immagini sono private di una delle tre dimensioni spaziali e dove risulta alterato anche il supporto sonoro. Il contatto con questi squarci di realtà superiori porta a ragionare sull’inadeguatezza della mente umana e della logica nel confronto con i grandi misteri dell’universo. Le parole del teorico dell’iperspazio a cui mi sono ispirata, Charles H.Hinton (1853-1907), nel suo Many Dimensions (1885), indicano il senso attraverso cui lo spazio debba essere conosciuto: con il cuore e non col cervello.

Tanti importanti riconoscimenti come il “Westland la mela d’Oro” e la XXVI Edizione del Premio Marisa Bellisario “Donne ad Alta Quota”, ed il Premio “Civiltà dell’Acqua” 2013, il prermio R.O.S.A 2018, il premio Anima per il sociale 2018 ed il premio nazionale dell’innovazione dell’ANGI. Cinque premi differenti ma che rispecchiano una parte della tua vita lavorativa, ma in quali altri settori sei anche impegnata?

Mio marito, Pietro Sebastiani è un diplomatico, al momento  è Ambasciatore Italiano presso la Santa Sede, per cui sono anche impegnata come Ambasciatrice.

Sei un artista, architetto e disegner italiana. Quali di queste tre figure è quella che preferisci, o hanno un filo conduttore comune?

Tutte e tre queste attività mi danno la maniera di esprimermi

Quanto c’è di autobiografico nelle opere?

Tutto credo, attraverso le mie opere riesco a comunicare una parte di me.

La città del mondo che ti piace di più dal punto di vista architettonico?

Roma

Roma, come la definiresti con un termine da artista, architetto e designer?

Forse non è né un termine né da architetto né da designer, ma Roma la definirei una mamma.

La tua ultima opera in “HELP de Ocean” a Roma nel Parco Archeologico del Colosseo. Grande successo, che messaggio hai voluto dare?

HELP è un grido d’allarme che non si limita alla pur importante questione ambientale, ma pone al centro l’individuo e l’intera vita sul pianeta, in cui l’ambiente è legato indissolubilmente alle risorse naturali, alla salute, all’alimentazione, alla povertà, alle disuguaglianze, ai diritti umani, alla pace. È una conferma della ineludibile ed urgente necessità di un lavoro comune per raggiungere gli obiettivi dell’agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite – che il Garbage Patch State ha sottoscritto ufficialmente il 22 Aprile scorso – come pure quelli dell’enciclica papale Laudato si’.

Che consiglio daresti ad una giovane ed un giovane architetto?

Compi studi umanistici !  Studia la storia dell’architettura , è questo che fa la differenza. E poi viaggia, apri la mente, ma non lasciarti abbagliare dai gesti plateali delle archistar, pensa con la tua testa, sii molto umile e lavora sodo.