Intervista di Paola Pacifici
Maria Cristina, “Sigismondo e Isotta” una storia d’amore , un “amore cosi grande” ( come dice una famosa canzone)?
Spesso ho usato la canzone di Claudio Villa come sottofondo alle foto della copertina del mio romanzo perché l’inciso è crescente e potente come l’amore di Sigismondo e Isotta. Un amore nato nella Rimini quattrocentesca fra il signore della città e una ragazzina della piccola nobiltà cittadina, orfana di madre. Sigismondo Pandolfo Malatesta, condottiero ambizioso e senza scrupoli, avvezzo a matrimoni politici che non prevedevano coinvolgimento sentimentale, conosce e comprende cos’è l’amore grazie all’incontro con Isotta degli Atti. Incapace di qualsiasi calcolo e affascinata dalle gesta del principe condottiero, Isotta s’innamora perdutamente di lui, divenendo sua amante, condizione che subisce e patisce per molti anni. Non bastarono le innumerevoli dichiarazioni d’amore che Sigismondo le riservò attraverso l’imperituro linguaggio dell’arte a rassicurarla. Molti furono gli ostacoli da superare prima del raggiungimento della felicità.
Che cos’è e com’è l’amore vero?
È appartenersi senza possedersi. È avere l’altro in sé. È comprendere l’altrui sentire. È rispetto.
Perché hai scelto “loro due” per scrivere il tuo libro?
In realtà credo siano stati loro due a scegliere me! Non avevo intenzione di scrivere un romanzo, tanto meno un romanzo storico. Il mio lavoro di autore televisivo era molto intenso e appagante. Il mio “incontro” con Sigismondo e Isotta è stato casuale. Mi era stato chiesto di scrivere un libricino su un personaggio malatestiano vissuto nel ‘300. Ho iniziato a studiare fino a quando non ho “incontrato” Sigismondo e Isotta fra le pagine dei libri. Mi sono appassionata alla loro storia e ho sentito forte dentro di me il desiderio di ricostruirla per divulgarla al maggior numero di persone possibile. La storia di Sigismondo e Isotta è speranza per chi come me crede nell’esistenza del vero amore.
Hai fondato l’Associazione culturale “ Sigismondo e Isotta experience” ?
Sì, dopo aver scritto il romanzo, l’interesse nei confronti dei Malatesta e dei luoghi in cui hanno vissuto, è cresciuta. Le persone sono rimaste affascinate da questa storia e molti hanno iniziato a invitarmi a convegni o a chiedermi consigli sui luoghi da visitare. Ho coinvolto un gruppo di donne, professioniste del turismo e appassionate di storia, e abbiamo fondato l’associazione ripromettendoci di divulgare la storia malatestiana a quanti desiderino approfondirla.
Tu sei una famosa autrice di programmi televisivi con i più importanti personaggi televisivi. Cosa vuol dire essere una “autrice”?
Il lavoro dell’autore consiste nell’ideare e scrivere contenuti per la tv. In particolar modo io mi sono dedicata a programmi d’intrattenimento in onda principalmente su Rai1. Il mio primo contratto lo firmai per un’edizione di Domenica in condotta da Pippo Baudo. Da allora ho lavorato con bravi conduttori e conduttrici, trovando massima soddisfazione nello scrivere interviste. Provo grande curiosità a scoprire lati meno conosciuti di persone comuni e noti artisti.
La tua tesi di laurea è stata su “La fabbrica delle idee nell’universo tv” , cioè?
Mi sono laureata in scienze della comunicazione con una tesi sulla storia della scrittura televisiva. Il passaggio dalla voce della radio all’immagine della tv rivoluzionò l’intrattenimento. Inizialmente le trasmissioni erano scritte da autori teatrali e radiofonici molto attenti alla forma, al linguaggio, all’idea. Il 3 gennaio 1954 la Rai mandò in onda il suo primo programma televisivo, s’intitolava “Arrivi e partenze”, era condotto da Mike Bongiorno e la regia era di Antonello Falqui. La televisione di ieri era molto provata e scritta, forse meno spontanea rispetto a quello che vediamo oggi ma di certo più colta e più curata.
Come è diverso ed in che cosa il pubblico televisivo di oggi?
Il pubblico di oggi è molto più smaliziato ed esigente rispetto al passato. È abituato a vedere immagini spettacolari sul cellulare a grande velocità. Dunque, è più difficile da stupire e “catturare”. Si pensa che chi sta davanti alla tv oggi sia meno incline all’approfondimento e all’ascolto. In realtà il pubblico è attento a cogliere l’originalità, la logica narrativa, la professionalità e la passione.
Quanto influiscono i social nel tuo lavoro, in modo positivo o negativo?
Come in tutto, è l’abuso o l’uso improprio a fare dei social, una trappola. In realtà i social possono essere un’opportunità. Avendo ricevuto in dotazione un ego di normali dimensioni, uso i social per promuovere il mio lavoro, per tenere allenata la curiosità, per rimanere in contatto con le persone che mi seguono. Persone, non followers. Il capitale umano, per me, è molto più importante dei numeri.
I programmi televisivi italiani sono “europei” (come gusti)?
I programmi televisivi italiani, pur se acquistati all’estero, vengono adattati al gusto e alle peculiarità del nostro Paese. Faccio un esempio: “Ballando con le stelle” è la versione italiana del programma britannico “Strictly Come Dancing”. Ma se l’originale è una mera gara di ballo della durata di un’ora, il “nostro” Ballando con le stelle è uno show che rivela il carattere, l’anima e la storia dei concorrenti chiamati a esibirsi in una gara di ballo. Nulla più di una storia ben raccontata, è apprezzata dal pubblico italiano. Fortunatamente le emozioni riescono ancora a sedurci e a farci sognare.
Torniamo alla scrittrice .. il prossimo libro sarà ancora di “amore”,,,, quanto è importante l’amore per tutti noi?
Sì, sto scrivendo un’altra bellissima storia d’amore. Potente e vera come quella di Sigismondo e Isotta ma incentrata su dinamiche psicologiche più complesse. Non c’è nulla di più importante dell’amore. È il super potere che Dio ci ha dato per permetterci di creare e procreare. Dall’amore veniamo, amore lasciamo e a Lui torniamo.
Hai ricevuto il famoso premio “Callas prize” =?
Ricevere un premio sul palco dell’Accademia Italiana della Columbia University a New York è stato un sogno. Intorno a me sedevano esponenti del mondo dell’arte di altissimo livello. Mi hanno colpito l’attenzione, l’interesse e la fascinazione nei confronti miei e della storia di Sigismondo e Isotta. A seguito di quella serata, in pochi giorni mi sono state aperte porte che in Italia avrei dovuto sfondare. Quei giorni a New York mi hanno lasciato contatti molto interessanti e momenti che rimarranno per sempre impressi nel mio cuore.