MARIKA VECCHIATINI: L’ITALIANA DEI PROFUMI Gli spagnoli apprezzano di piú le note ambrate con un pizzico di dolcezza

Marika, ti definisci “divulgatore dell’olfatto”, cioè?

L’olfatto è il meno “acculturato” dei nostri sensi, ovvero è quello che, nella storia umana degli ultimi millenni, è stato relegato ad un ruolo secondario. Io aiuto le persone a tornare coscienti di quello che passa attraverso le loro narici, a prestare attenzione per cogliere la Bellezza del mondo anche attraverso questo senso bistrattato e spesso ignorato. Imparare ad annusare coscientemente la realtà che ci circonda, è come riaprir una finestra rimasta chiusa per troppo tempo.

Hai frequentato corsi al “Grasse Institute of Perfumery”, presso Mouillettes & Co di Maria Grazia Fornasier e i corsi online dell’Isipca. Cosa insegnano e cosa hai imparato?

In questi istituti viene insegnato principalmente ad etichettare correttamente gli odori ed a esplorarne le infinite potenzialità: come si modificano nel tempo, ad esempio, o come si uniscono tra loro per comporre qualcosa la cui bellezza supera la semplice somma delle loro parti.

Presso il Museo Civico di Palazzo Madama di Torino si è tenuta una mostra sui profumi della storia. Quali sono?

La mostra si intitolava “Per-Fumum, i profumi della Storia”. Ma avrebbe anche potuto chiamarsi “La Storia del Profumo”, perchè in mostra c’erano oggetti antichissimi, risalenti
agli antichi egizi, insiema ad oggetti di epoca romana, di epoca medievale e rinascimentale, fino ad arrivare ai giorni nostri. Io ho curato la parte moderna, un excursus storico che da metà Ottocento arrivava fino a noi attraverso centotrenta flaconi iconici. In mostra c’erano molte bottiglie create dal vetraio Lalique per Coty, flaconi Baccarat creati per ospitare profumi di Guerlain e Dior, ma anche la famosa bottiglia a forma di “Olivia” di Moschino Chic &Cheap, la stella azzurra di Angel (Mugler), il pomo rosso di Hypnotic
Poison (Dior), che ricorda una mela avvelenata, la ricca bottiglia sfacettata di Paris (Yves Saint Laurent) e molti altri.

Marika tieni corsi per le aziende, in che cosa consistono?

Spesso le aziende mi contattano chiedendomi le cose più diverse: a volte si tratta semplicemente di formare il personale di vendita delle profumerie, oppure di creare dei percorsi ad hoc per stimolare l’olfatto o per coinvolgere i loro clienti. Ma a volte c’è da divertirsi davvero: ad esempio, per un’azienda cioccolatiera ho studiato un percorso-degustazione affinchè i loro clienti scoprissero tutte le sfumature del loro pregiato cioccolato; una azienda svizzera di cosmetici per capelli invece voleva esplorare la qualità olfattiva dei trattamenti che produce, ricchi di attivi estratti dalle piente. Un’azienda farmaceutica specializzata in prodotti spray per liberare il naso dal muco mi ha chiesto di
“aprire la mente” dei suoi dipendenti sulle potenzialità dell’olfatto, affinchè rilfettessero sul valore dei loro prodotti per le persone che soffrono di rinite e hanno il naso chiuso. Una volta ho organizzato un team building per sessanta manager esperti di finanza, provenienti da tutto il mondo, che aveva come tema la profumeria. I manager non si erano mai visti prima e avevano bisogno di conoscersi e imparare a collaborare su progetti internazionali. Ho pensato di dividerli in gruppi e di assegnare loro il compito di creare un profumo: hanno dovuto comporre la fragranza, darle un nome, immaginare il flacone e la scatola e infine, il tipo di promozione pubblicitaria più adatto.

I profumi ed i bambini?

I bambini hanno meno sovrastrutture ed aspettative rispetto agli adulti, e hanno la capacità di reagire alla Bellezza in maniera più diretta e profonda. Ma bisogna stimolarli il più possibile, altrimenti crescono dimenticandosi dell’olfatto, ed è un vero peccato. Io curo dei laboratori di riscoperta olfattiva per bambini al Museo Luzzati di Genova, dove i bambini imparano, ma soprattutto si divertono da morire! E i loro genitori, anche di più.

Recentemente hai tenuto con successo dei corsi all’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, chi ha partecipato?

Paola Pugno, la Direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, desiderava esplorare l’idea di “italianità” da un punto di vista insolito, ma comunque legato alla sensibilità artistica
specifica del nostro Paese. Voleva scoprire -e far scoprire- le basi culturali della profumeria italiana. Quindi ha invitato quindici persone, intellettualmente curiose e aperte agli stimoli, che si sono cimentate nella creazione di un profumo personalizzato di ispirazione italiana. Alla fine, le composizioni si sono rivelate tutte interessanti, il gusto
italiano si percepiva perfettamente. E ciascuna a modo suo raccontava anche qualcosa di chi l’aveva composta.

Come sono cambiati negli anni i gusti nella scelta dei profumi?

La profumeria, esattamente come l’Arte, la Moda e tutto ciò che è frutto della creatività delle persone, è influenzata dal gusto e dagli stili del suo periodo. Se negli anni settanta ed ottanta andavano di moda profumi corposi, ricchi, sontuosi come Aromatics Elixir (Clinique), Rive Gauche (Yves Saint Laurent), Opium (Dior), dagli anni novanta in poi i profumi più apprezzati sono stati freschi, agrumati, con l’aggiunta di note salate che ricordano l’acqua del mare. Oggi va di moda una dolcezza candita, caramellata, fruttata, che arricchisce soprattutto i profumi “pour elle”.

I profumi che piacciono di più alle donne, agli uomini ed ai giovani?

Non esiste una classificazione di questo tipo, perchè ognuno di noi reagisce al profumo in maniera diversa. In ballo ci sono la cultura personale -una summa di gusti personali,
ricordi dell’infanzia ed esperienze di vita- e quella sociale, legata al Paese e al periodo storico in cui la persona vive.

L’Italia e gli altri paesi del mondo, come si differenziano i loro gusti?

In Italia l’idea del profumo è legata agli agrumi, ai fiori, alla vita all’aria aperta, al mare… i profumi di gusto italiano sono aperti, vivaci, di un’eleganza rilassata e senza ostentazione. In Francia amano le fragranze ricche, sfacettate e ben costruite, in Spagna apprezzano le note ambrate con un pizzico di dolcezza, in Germania e nel Regno Unito sono particolarmente apprezzati profumi lineari, con note fiorite e agresti che ricordano la natura.

Il profumo parla di “quella persona”, quanto influisce sulla nostra vita quotidiana?

Moltissimo! Se indossiamo il profumo giusto per noi, ci sentiamo subito più sereni, più disponibili, persino più felici. Se non ci credete fate una prova: indossate per un giorno un profumo che non vi piace e vedrete come cambierà la vostra percezione del mondo e della vostra giornata…

All’inizio del tuo curriculum dici che sei nata “in una data compresa tra il lancio di Chanel N.19 e quello di Diorella”. Qual è il tuo profumo e quale regaleresti ad un uomo…. Anzi al tuo uomo?

I profumi mi piacciono troppo per rimanere fedele ad uno solo! Ne cambio almeno due-tre durante la giornata. Indosso quello di cui ho voglia in quel momento, qualsiasi cosa si accordi col mio umore, senza distinzione tra profumi moderni o “storici”, maschili o femminili, estivi od invernali. Al mio uomo regalerei -anzi ho regalato- molti profumi “femminili”, come L’Eau des Merveilles di Hermes, il N.19 di Chanel, L’Infusion d’Iris di Prada… sulla pelle maschile le note olfattive escono in maniera differente, spesso più ricca ed affascinante che su quella femminile. Provare per credere!

L'Atelier all_Istituto di Cultura di Madrid

L’Atelier all’Istituto di Cultura di Madrid

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Un laboratorio per adulti