Mauro Rosi all’UNESCO di Parigi Dal 1990 Chef d'Unite

intervista di Paola Pacifici

Mauro Rosi, chi è e cosa fa uno CHEF D’UNITE? Nel mio caso, siccome si tratta di una unità del Centro del Patrimonio Mondiale,  il capo unità è uno che si occupa, con un piccolo gruppo di motivatissimi colleghi, di inquadrare e seguire la gestione dei siti culturali eccezionali che si trovano sulla Lista del Patrimonio Mondiale.

Laureato in filosofia, giornalista, hai lasciato Roma giovanissimo per un master all’Unesco di Parigi e d’allora è  cambiata la tua vita? Certo. Ma credo che la mia vita sarebbe cambiata comunque, anche se non fossi venuto a Parigi. La vita evolve di continuo sempre e comunque, perché, come diceva il filosofo Eraclito, “tutto scorre”.  Ma certo la mia venuta a Parigi fu una rivoluzione, anche perché molto rapidamente mi sposai…

Professionista di programmi per la cultura e per la sua   integrazione nella vita sociale. Come si attua? Facciamo un esempio concreto: quando un sindaco deve amministrare un territorio, non deve pensare solo alle case, alle infrastrutture, all’acqua, alla nettezza urbana (tutte cose per altro essenziali, evidentemente), ma anche alla valorizzazione delle risorse culturali che esistono sul territorio: monumenti, mura storiche, musei, pratiche culturali dette immateriali come la musica o le feste tradizionali, eccetera. E cosi’ nel governare, integrerà la cultura nell’insieme delle sue priorità. Perché la cultura è importante, e aiuta a vivere. Gran parte del mio lavoro consiste nel perorare questa causa, quella che dice che bisogna dare un posto importante alla cultura nella gestione del territorio.

Dal 2014 Capo del Centre du Patrimoine Mondial? Si, sono all’UNESCO dal 1991, dove mi sono occupato di vari programmi culturali. E dal 2014 sono coordinatore di una piccola unità che si occupa in particolare del patrimonio mondiale in America latina e nei Caraibi. Siamo in contatto e lavoriamo quotidianamente con una vasta rete di contatti in tutti i paesi di questo meraviglioso continente.

Che cos’è il Plan d’Action LAC? E’ il piano che i paesi dell’America latina e dei Caraibi (“LAC” Latin America and the Caribbean) hanno stabilito per identificare insieme obbiettivi e priorità nel campo del patrimonio. Per esempio una delle loro priorità è la formazione.

Con che Paesi sono  maggiori le attività e le iniziative? In America Latina e Caraibi ci sono dei giganti, come il Brasile, il Messico, l’Argentina, e dei piccoli paesi insulari, come Saint Lucia o Saint Kitts and Nevis, a Haiti, che è un paese con un livello di reddito procapite molto basso. Ma tutti sono attivi, ognuno come può, per salvaguardare il loro patrimonio.

Cosa divide, maggiormente, a livello culturale i vari paesi del mondo? Nel mio lavoro io cerco sempre di sottolineare che tutti i paesi del mondo sono piuttosto uniti, e non divisi, dalla cultura. L’essere umano produce valori e simboli come respira: e viaggiando si rende conto che, come dice saggiamente il proverbio, “ogni mondo è paese”, al di là di differenze che al principio possono sorprendere.

Quanto la cultura influisce ed è importante nella vita dei giovani? Per i giovani, ma anche per i meno giovani, cultura è identità, è ritrovarsi insieme, è superare le difficoltà quotidiane grazie alla passione, all’entusiasmo, al piacere che la cultura (leggere, ascoltare o fare musica, godersi un film, partecipare a una festa cittadina…) può generare.

Che cosa è la “cultura”? Ci sono state e ci sono varie definizioni del termine. Da una parte la cultura può denotare, in modo più antropologico, il comportamento umano nel suo insieme, con le sue specificità di tempo e di luogo; dall’altro le pratiche culturali specializzate (fare musica, dipingere, fare teatro). Io direi che la cultura va difesa in tutte le sue accezioni…

Cosa unisce gli italiani a Parigi e Parigi agli italiani? Tutta una storia millenaria di interazioni. E più recentemente, io direi, il grande cinema italiano e francese degli anni 50, 60 e 70, che è stato spesso una co-produzione italo-francese. Eppoi il gusto per la buona cucina!

Dopo il lavoro, quanta Italia c’è nella tua vita? L’Italia vive in me. Certo, altri strati, altre influenze, altri modi di fare si sono aggiunti a quelli assimilati nei miei primi trent’anni di vita, passati a Roma, la mia città del cuore. Ma queste influenze si aggiungono a quella prima base senza distruggerla. Nel cuore c’è posto per tutti!