Roberto Alesse: Presidente Autorità Di Garanzia Sugli Scioperi Dei Servizi Pubblici Essenziali

Il Presidente mi ha rilasciato questa intervista nello storico palazzo in Piazza del Gesù a Roma, per parlarmi delle autorità e dell’importante legge italiana, unica in Europa che regola gli scioperi dei servizi pubblici essenziali.

intervista di Paola Pacifici

Come quando e perché nasce la Autorità di Garanzie sugli scioperi dei servizi pubblici essenziali? Nasce nel 1990. Nel corso di quegli anni il Parlamento Italiano approvò una serie di leggi molto importanti e innovative per il nostro ordinamento repubblicano, non solo la legge che disciplina l’esercizio del diritto allo sciopero, ma penso anche a quella riguardante il sistema delle autonomie locali , a quella sulla trasparenza degli atti amministrativi n.241 del 1990. Fu una stagione molto fertile per il legislatore italiano. In questo contesto va inquadrata anche la legge che fu scritta grazie ad una collaborazione intensa fra tutte le parti sociali del Parlamento. Uno dei principali protagonisti di questa impegnativa legge n. 14 l’esigenza di tutel6 del giugno 1990 fu il grande giusto laborista italiano Gino Giugni, noto per lo statuto dei lavoratori all’epoca presidente della Commisisone Lavoro del Parlamento assieme al altri personaggi. Il principale obiettivo era quello di disciplinare l’esercizio del diritto di sciopero nell’ambito dei servizi pubblici essenziali. Pur avendo un perimetro molto ampio, non ci occupiamo però degli scioperi che riguardano le aziende private. Questa legge non ha precedenti in Europa.Quando il legislatore concepì questa legge aveva in mente un bilanciamento fra due valori costituzionali: l’esericizio del diritto di sciopero sancito dall’articolo 40 della Costituzione e l’esigenza di tutelare i cittadini che hanno il diritto di usufruire i servizi pubblici essenziali, come l’istruzione, l’assistenza sanitaria, i trasporti e quindi la libertà di circolazione, la giustizia, la sicurezza . Non si possa scioperare, così, “sic et simpliciter”, ci sono delle regole che vanno rispettate per consentire alla collettivita di conoscere i servizi alternativi. Per esempio in Spagna ed in Germania non esiste una legge così, ne esisteva una ai tempi del fascismo ,anche se la Corte Costituzionale spagnola ha espresso varie norme in proposito. La nostra legge stabilisce in che modo e quali sono i passaggi procedimentali attraverso i quali si può arrivare una volta proclamato lo sciopero. La prima cosa che debbono fare i sindacati una volta proclamato lo sciopero è portarlo a conoscenza della azienda e comunicarlo alla nostra autorità. cinque giorni………… prima dell’evento. La proclamazione deve essere proceduta dalla nostra parte di un tentativo di riconciliazione fra le parti. Una delle norme centrali che la mia gestione sta valorizzando, e che senza polemizzare con il passato, non è stata adeguatamente esaltante è che la commissione viene a conoscenza di uno sciopero, se questo ha una particolare rilevanza nazionale, l’autorità può convocare tutti i protagonisti del conflitto e se necessario precettare chi ha proclamato lo sciopero e differire la data, calandosi nella motivazione dello sciopero e quindi fare una vera mediazione, questa è la grande novità che stiamo cercando di mettere in pratica..Quando le cause del conflitto sono economiche entra in campo anche il Governo, contro al quale sono rivolte. Attualmente la legge ci permette di calarci nel contesto del conflitto solo se siamo invitati a farlo.

Che differenza c’è fra gli scioperi di oggi e quelli di trent’anni fa? Secondo me, enorme. Si calavano in un contesto politico di contrapposizione ideologica e quindi erano quasi “una chiamata alle armi”, una mobilitazione delle coscienze civili perché attraverso lo sciopero si facevano profonde battaglie con grandi implicazioni di carattere politico. Penso ai grandi sindacalisti a Lama,Bertinotti, Storti, Benvenuto… C’era una partecipazione collettiva della società civile italiana. Lo sciopero era una cosa di importante.

I sindacati in Spagna non hanno un grande peso , mentre in Italia lo hanno e lo hanno sempre avuto . Pensa che sia anche per loro necessario rivedere le loro funzioni? La natura del conflitto è cambiata. Ci troviamo difronte da una crisi economica finanziaria talmente globale che ha mandato in tilt tutta la materia. A volte sono scioperi che si inseriscono in contesti altamente drammatici, dove non è facile riconvertire la forza lavoro ed il sindacato è chiamato a difendere le ragioni lavorative in settori che rischiano di fallire. Un momento in cui lo sciopero è altamente collegato alla situazione economica contingente. Rivedere le loro funzioni forse no ma riunirsi si, si parla di una grande forza che rappresenti il mondo lavorativo. Siamo ancora però molto lontani da questa fase. La forza contrattuale , a mio parere, dipende un po dal fatto se i sindacati decidono di andare allo scontro oppure no. Molto spesso abbiamo a che fare con un frammentazione delle realtà sindacali, quando interi settori pubblici essenziali vengono in qualche modo messi in crisi da componenti scarsamente rappresentative . Il nostro potere discrezionale è forte nell’autorizzare gli scioperi quando riteniamo che su scala nazionale una concentrazione eccessiva di scioperi, anche se in settori diversi, può provocare un danno all’utenza, Se allo sciopero del settore del trasporto aereo, e contemporaneamente uno sciopero anche regionale del trasporto si provoca una paralisi della libertà di circolazione. Quindi dobbiamo decidere se permettere o no.