CATANIA: Contro il fuoco e tanto altro… Sebastiano Fusco, ingegnere antincendio, formazione, prevenzione ed esperienza... cosi è..

Intervista di Paola Pacifici

Le interviste sono pubblicate integralmente come inviate dall’intervistato

Ingegnere Sebastiano Fusco.
(nello schermo) Serbatoio di Gas Petrolio Liquefatto (GPL). Alimenta una centrale di produzione di vapore.

Ingegnere, perché ha scelto la laurea in Ingegneria Meccanica?
Diciamo che è stata una scelta dettata dalla passione che ho sempre avuto per l’ingegneria delle macchine in generale. Mi ha sempre affascinato capire cosa c’è dietro il funzionamento degli oggetti che utilizziamo ogni giorno: un elettrodomestico, un’automobile, un impianto… insomma, scoprire il “dietro le quinte” della tecnologia.

Ma lei è soprattutto un “ingegnere antincendio”: cosa significa esattamente?
Tutto è nato quasi per caso. Il padre di un mio amico, che lavorava in Liquigas (azienda che fornisce GPL), mi chiese se mi occupassi di pratiche di prevenzione incendi. Avevo da poco conseguito l’abilitazione e decisi di buttarmi in questo settore. L’ingegnere antincendio è colui che studia e progetta sistemi e procedure per ridurre il più possibile il rischio di incendio, prevenirne la propagazione ed individuare mezzi e procedure per il contrasto e l’evacuazione sicura degli occupanti.

Tante esperienze lavorative: qual è stata la più formativa per lei?
Ne ho fatte tante, ma allo stesso tempo sento che sono ancora poche. Non c’è un’esperienza in particolare: ogni lavoro che ho svolto mi ha costruito e continua a costruirmi, un po’ alla volta, come dei mattoncini LEGO che compongono la mia crescita professionale.

Uno dei settori in cui è molto presente è quello della “prevenzione”.
Sì, la prevenzione — non solo antincendio — è un tema che, per fortuna, sta finalmente entrando nel nostro modo di pensare e di vivere. Come si dice, prevenire è meglio che curare. Purtroppo, c’è ancora molta strada da fare: spesso la prevenzione viene vista come un costo, e non come un investimento. Ci si rende conto della sua importanza solo quando ormai il danno o l’incidente è già avvenuto.

La prevenzione italiana ed europea: ci sono differenze?
Sinceramente non ho avuto esperienze dirette al di fuori dell’Italia, quindi non posso fare un confronto dettagliato. Tuttavia, posso dire che le norme italiane di progettazione in materia di prevenzione incendi — salvo alcuni casi — sono abbastanza al passo con i tempi e ben strutturate.

FIRE PREVENTION: cos’è esattamente?
In realtà era un progetto che avremmo voluto sviluppare meglio. Con un collega avevamo creato un sito internet con l’obiettivo di raccogliere e condividere le nostre esperienze professionali, e allo stesso tempo avere una “vetrina” online. Purtroppo, per mancanza di tempo non siamo riusciti a portarlo avanti, ma è sicuramente un progetto che prima o poi vorrei riprendere: oggi la presenza sul web e sui social è diventata fondamentale anche per i professionisti.

L’impiantistica antincendio civile e industriale: sono due mondi separati?
A mio avviso no, non esiste una vera e propria distinzione. Gli impianti antincendio nascono tutti con lo stesso scopo: contrastare l’incendio. Ciò che cambia sono le dimensioni, la complessità e i criteri di progettazione, ma il principio di base resta sempre lo stesso.

La sua tesi, con l’Università Cusano di Roma: su cosa si è concentrata?
È stata una bella esperienza. Ho avuto modo di studiare un prototipo di impianto solare termico in grado — grazie a un semplice principio fisico — di produrre aria fredda utilizzando l’energia solare. Anche il campo delle energie rinnovabili mi appassiona molto, ma poi la vita professionale mi ha portato a seguire altre strade.

Le cause più comuni di incendio nel privato e nel pubblico: quali sono e in che percentuali?
In generale, sia nel settore privato che in quello pubblico, le principali cause d’incendio sono i comportamenti dolosi, la disattenzione e la scarsa manutenzione degli impianti. Spesso si tratta di impianti non a norma o trascurati. Possiamo dire che, nella maggior parte dei casi, se qualcosa prende fuoco… la colpa è quasi sempre umana. Indicativamente, in Italia oltre il 50% degli incendi ha origine da cause umane dirette o indirette, mentre una percentuale intorno al 30–35% è legata a guasti tecnici o impiantistici. Il resto riguarda cause naturali o non determinabili.

Quanto è presente l’errore umano? Qual è il più comune ed evitabile?
Purtroppo l’errore umano è quasi sempre presente. Il più comune, secondo me, è la sottovalutazione del rischio. Nell’ambito industriale, ad esempio, esistono procedure operative precise: per abitudine o per “routine” capita che si salti un passaggio, pensando che “tanto non succede nulla”. Poi, quando accade l’incidente, si scopre che proprio quel passaggio avrebbe potuto evitarlo. Una frase che mi sento dire spesso è: “Ingegnere, ma noi è trent’anni che facciamo così e non è mai successo niente!”. Ed è proprio questo il problema.

Come si dovrebbe affrontare un incendio in casa? Un consiglio “casalingo”… e cosa non si deve mai fare?
La maggior parte degli incendi domestici nasce in cucina. L’errore più istintivo — e più pericoloso — è cercare di spegnere una pentola in fiamme con l’acqua: oli e grassi, a contatto con l’acqua, si infiammano ancora di più. L’ideale sarebbe avere in casa un piccolo estintore a polvere (utile anche per incendi di natura elettrica). In alternativa, si può soffocare la fiamma coprendo la pentola con una tovaglia pesante o una coperta. La cosa più importante, in ogni caso, è essere tempestivi: agire subito e spegnere l’incendio prima che si propaghi in modo incontrollato.