Vice Presidente della Commissione Europea, responsabile per industria e imprenditoria, settori importantissimi, direi vitali, per un Paese. Vorrei che spiegassi, ai nostri lettori, queste tue competenze.
Essere Vice Presidenti della Commissione Europea significa prendere a cuore l’Europa in una situazione tanto difficile come quella attuale. Significa proporre soluzioni per uscire dalla crisi che ha colpito così duramente la base economica europea, e significa riuscire ad offrire un futuro prospero ai cittadini Europei, garantendo opportunità di lavoro e un futuro migliore e più sereno. Come Commissario all’industria mi sento di dire che è tempo per un rinascimento industriale. In passato si è addirittura giunti a credere che l’epoca industriale fosse finita. E che fosse arrivata l’epoca in cui l’economia dovesse essere basata esclusivamente sui servizi e la finanza. Ma la crisi ha mostrato che non è così. La crisi ha infatti dimostrato che i paesi Ue che hanno meglio retto sono quelli con una base industriale solida. Senza manifatturiero non si riesce più a innovare, a esportare, a creare lavoro. L’80% dell’innovazione e 2/3 dell’export vengono dall’industria e, per ogni posto nel manifatturiero se ne creano da uno a due nei servizi. Il mio obiettivo principale è rilanciare la crescita sostenibile e l’occupazione in Europa puntando sulla promo- zione e sul sostegno della nostra base industriale. Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze per fermare il declino dell’industria e cogliere le opportunità date dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione. Con l’adozione, lo scorso 10 ottobre, della “Nuova strategia sulla politica industriale” abbiamo voluto incarnare questa nuova ambizione definendo un obiettivo specifico: portare al 20% la partecipazione dell’industria al PIL europeo entro il 2020. Una decisione senza precedenti per la politica industriale dell’Europa. Camminiamo a grandi passi verso una politica industriale europea autentica e ambiziosa. Gli Stati membri mi stanno dando un sostegno importante. E’ importante affiancare all’austerità misure per crescita, in modo più concreto bisognerebbe complementare il fiscal compact con un industrial compact che punti molto di più sull’economia reale di quanto non si sia fatto fino a oggi.
Attualmente qual è la situazione dell’industria italiana ed europea?
La situazione dell’industria in Europa e in Italia è piuttosto difficile attualmente: dall’inizio della crisi a oggi, la produzione industriale nell’UE è scesa del 12% e in Italia la situazione è ancora più critica con un calo del 23,9%. Anche sul fronte dell’occupazione non si registrano buone notizie, purtroppo. Sia in Italia che in Europa, il numero degli occupati nel settore manifatturiero è calato del 10% dall’inizio della crisi, il che equivale a 3,8 milioni di posti di lavoro distrutti dall’inizio del 2008 alla fine del 2012. In questo quadro difficile, ci sono tuttavia dei segnali incoraggianti che vengono dalle esportazioni verso i paesi extra-UE, che sono in continua crescita e giocano un ruolo fondamentale nel sostenere l’industria europea in questa fase critica.
Quali sono le nazioni costituite da maggior industrie ed imprenditori?
I dati sul peso del settore industriale nell’economia mostrano che in Paesi come l’Irlanda, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania e la Germania, l’industria rappresenta una quota del PIL superiore al 20%, che è l’obiettivo fissato a livello europeo dalla strategia sulla politica industriale. Per l’Italia siamo invece al 15.5%. Dal punto di vista del numero di imprenditori esistono molti indicatori, ma vorrei soffermarmi in particolare sulla propensione all’imprenditorialità, dal momento che è proprio lo spirito imprenditoriale uno dei fattori chiave per un’economia più competitiva. In Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia e Lituania si registrano le più alte percentuali di individui che vorrebbero diventare imprenditori. Quanto invece al totale del settore manifatturiero europeo, le cinque maggiori economie (Germania, Italia, Francia, Regno unito e Spagna) contribuiscono per oltre il 70%.
Fra i due settori che tu rappresenti, quello più in crisi? Ma quando ricomincia la ripresa quale sarà quello che avanzerà prima?
Vedere l’industria come un qualcosa di slegato dall’imprenditoria rappresenta a mio avviso una visione artificiale. È assolutamente possibile mettere in atto politiche che stimolino l’industria e, allo stesso tempo, favoriscano l’imprenditorialità e ciò è esattamente quello che stiamo facendo a livello Ue. L’imprenditorialità è al centro delle nostre politiche: vogliamo stimolare lo spirito d’impresa, favorire le start up innovative, aiutare i giovani a mettere in pratica le loro idee imprenditoriali e creare le condizioni per una classe imprenditoriale che sappia cogliere le opportunità che l’innovazione offre. In questo scenario, anche l’industria ricopre un ruolo di primo piano come motore della ripresa e di una crescita economica duratura e sostenibile. La Commissione Europea, nella sua strategia di politica industriale, si è impegnata ad invertire la tendenza al declino del ruolo dell’industria nell’economia: vogliamo infatti che l’industria arrivi a rappresentare il 20% del PIL dell’Unione Europea entro il 2020 (rispetto al 15% circa attualmente). Per concludere, sia l’imprenditoria che l’industria, con le loro forze e il loro potenziale innovativo e di crescita, sono egualmente importanti per la nostra economia e per uscire dalla crisi puntiamo fortemente su entrambe con iniziative concrete.
Quale peso hanno le decisioni prese dalla C.E. in questi due settori verso il resto dei paesi del mondo?
L’Unione europea è il principale operatore globale nel mondo in ambito del commercio internazionale. Nel 2011, il supplemento delle esportazioni di beni manufatti dei 27 paesi europei rappresentavano circa il 16,4% del totale delle esportazioni mondiali (contro il 15,5% degli Stati Uniti e il 11,9% della Cina, esclusa Hong Kong). Sostenere l’industria e l’imprenditorialità è la chiave per rimanere in prima linea. L’industria resta uno dei principali motori per la ricerca, l’innovazione, la produttività, l’occupazione e le esportazioni. Il settore rappresenta l’80% delle innovazioni e il 75% delle esportazioni dell’UE. Inoltre, la produzione dell’UE ha un ruolo centrale nelle catene di valore globale di differenti industrie, come quelle europee. Pertanto, le decisioni della Commissione europea in materia di impresa e industria hanno un forte impatto sui partner commerciali. I due canali principali sono le relazioni commerciali e i dialoghi con i governi. A livello internazionale, voglio sottolineare che l’UE sostiene il lavoro del WTO sulla regolamentazione multilaterale, la liberalizzazione del commercio e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, l’Unione europea favorisce le relazioni bilaterali con i suoi principali partner commerciali. Numerosi accordi bilaterali di libero scambio sono già stati firmati con paesi chiave quali il Messico, il Sudafrica e la Corea. Gli altri saranno firmati a breve. Negoziati in corso sono con il Canada, l’India e i paesi del Mercosur. E non è tutto. Nel marzo 2013, l’UE e il Giappone hanno lanciato ufficialmente i negoziati per un accordo di libero scambio, mentre la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri il via libera per l’avviamento della trattativa per il “Transatlantic Trade and Investment Partnership Agreement” con gli Stati Uniti. Quest’ultimo accordo coinvolgerà non soltanto le tariffe tra i due paesi, ma anche e soprattutto questioni quali la regolamentazione, barriere non tariffarie e la burocrazia, compresi il taglio ai costi imposto dalla burocrazia e dalla legislazione, nonché liberalizzazione degli scambi di servizi e appalti pubblici. Con i servizi che ho predisposto ho anche dato un contributo importante in questo settore. Fin dal 2011 ho portato avanti numerose missioni per la crescita in America Latina, Stati Uniti, Egitto e Marocco, per citarne solo alcuni. Continuerò quest’anno con la Russia, la Cina, il Vietnam e Myanmar. Queste missioni apportano un contributo importante per la cooperazione industriale dell’UE in generale, e, più in particolare, per l’internazionalizzazione delle PMI, in quanto direttamente aiutano le piccole e medie imprese ad entrare in contatto con le autorità dei rispettivi mercati e con i potenziali partner commerciali. Durante queste missioni incontriamo autorità di alto livello e firmiamo accordi politici che costituiscono la base per una cooperazione rafforzata in diversi set- tori quali la cooperazione industriale, la politica delle PMI, il turismo, la cooperazione spaziale e le materie prime. Inoltre, la Commissione europea collabora con i governi dei principali partner commerciali di tutto il mondo per ridurre le barriere al commercio e agli investimenti, per con- sentire alle imprese europee di ottenere un migliore accesso ai mercati e di migliorare l’ambiente imprenditoriale nelle economie in via di sviluppo. Ad esempio, mediante il dialogo sulle politiche legislative l’UE cerca di influenzare i governi dei paesi terzi ad adottare standard industriali comuni per la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente, nonché procedure amministrative armonizzate, e a cercare nuove opportunità di partecipare a gare di appalto all’estero.
I maggiori problemi delle nostre aziende italiane e delle altre europee?
In un mondo sempre più globalizzato, le nostre aziende devono diventare sempre più competitive se vogliono cogliere appieno tutte le opportunità che si presentano sui mercati. Purtroppo, molte aziende italiane ed europee soffrono di un gap di competitività nei confronti delle aziende del resto del mondo e ciò evidentemente ostacola il loro potenziale, specialmente in un momento difficile come questo. Uno dei fattori alla base di questo problema è sicuramente il cosiddetto “fardello amministrativo”, ossia tutti quegli ostacoli di natura burocratica e giuridica, che spesso rendono le procedure amministrative troppo complicate, lunghe e incerte. Questi problemi minano la competitività delle nostre aziende di fronte alle loro concorrenti di altri paesi e pongono inoltre degli ostacoli nei confronti dei potenziali investitori stranieri. L’Europa può fare molto per migliorare questa situazione: basti pensare alla direttiva sui ritardi di pagamento che sta dando un impulso decisivo per la risoluzione di uno dei problemi più annosi per le aziende italiane, ossia quello dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. Inoltre, le nuove tecnologie e la globalizzazione richiedono sempre di più alle imprese e ai loro dipendenti di avere le giuste competenze per fronteggiare la domanda di un mercato in continua evoluzione. C’è da dire però che in troppi casi la competitività delle nostre imprese è ostacolata dalla difficoltà a trovare manodopera con le giuste competenze e qualifiche. Questo è un problema importante su cui si sta impegnando la Commissione europea con iniziative concrete come il portale EURES che propone offerte di impiego da tutta Europa per fare incontrare efficacemente la domanda e l’offerta di lavoro in tempo reale.
Quali sono i maggiori problemi per gli imprenditori?
Dall’inizio della crisi finanziaria, gli imprenditori sono stati particolarmente colpiti dalla stretta del credito. Secondo un’indagine (ECB and European Commission, SMEs’ Access to Finance, Survey 2011, 7 December 2011), l’accesso al finanziamento è il secondo problema più pressante per le PMI europee dopo la ricerca dei clienti. Un’inchiesta dell’Euro-barometro sull’imprenditorialità pubblicata all’inizio di quest’anno dalla Commissione conferma questi dati. E’ stato chiesto ai cittadini europei quali siano le maggiori difficoltà legate all’avviamento di un’attività imprenditoriale. L’80% circa dei lavoratori autonomi e degli imprenditori ha menzionato la mancanza di fonti di finanziamento, mentre il 70 % ha sottolineato la complessità delle procedure amministrative. Questi dati mostrano che – nonostante i progressi compiuti – abbiamo ancora molta strada da percorrere per rendere più favorevole l’ambiente in cui operano le imprese. Il Piano d’Azione per l’Imprenditorialità adottato dalla Commissione va in questa direzione. Esso si concentra su sei settori chiave in cui è necessario intervenire per rimuovere gli ostacoli esistenti alla creazione d’impresa e alla crescita. Questi sono, in sintesi:
– Un migliore accesso ai finanziamenti;
– Fornire agli imprenditori un sostegno nelle fasi cruciali del ciclo d’impresa, soprattutto nella fase iniziale;
– Incoraggiare nuove opportunità imprenditoriali nell’era digitale;
– Agevolare il trasferimento delle imprese;
– Trasformare il fallimento in un successo: dare una seconda possibi- lità agli imprenditori onesti;
– Ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi.
Secondo te, il sogno di Cavour “Una Europa Unita” si è realizzato, non come unione di paesi, ma politicamente, finanziariamente ed economicamente? O ci sono ancora tante cose da fare?
Il sogno di Cavour, di “Una Europa Unita” è realizzato solo parzialmente. C’è ancora molto da fare. Il mio sogno non si limita all’unificazione, ma va ben oltre. Io sogno gli Stati Uniti d’Europa. A livello politico una vera unione ci permetterebbe di parlare con una voce sola ancora più forte, e il nostro ruolo di potenza mondiale sarebbe riconosciuto più facilmente a livello internazionale. Per fare questo, dobbiamo pensare a come rendere la Banca centrale europea più forte. Oggi la Bce ha come unico obiettivo le azioni che fanno leva sull’inflazione, sulla quantità di moneta immessa nel sistema. Ma dobbiamo iniziare a pensare a un suo ruolo più pervasivo, dobbiamo immaginare una Banca centrale che possa agire anche sul fronte della crescita e che assomigli, quindi, sempre più alla Federal Re- serve. Per arrivare ad una vera e propria unione economica e monetaria, sono necessarie l’unione bancaria e l’unione fiscale. Progressi sostanziali devono ancora essere fatti per raggiungere un’unione politica.
Quanto influiscono le leggi della C.E nella vita industriale ed impresariale in un paese?
Le leggi dell’Unione Europea hanno avuto e continuano ad avere un impatto enorme sull’industria e sul tessuto imprenditoriale degli Stati membri. Basti pensare che molte delle norme introdotte dai singoli Paesi sono frutto di iniziative a livello europeo, oppure si pensi alle norme tecniche e agli standard di qualità per i prodotti promossi a livello europeo. Senza dubbio, l’Unione Europea ha contribuito e contribuisce a rendere più aperti i mercati, a stimolare la competitività e la concorrenza e a mettere a disposizione nuove possibilità di finanziamento, come ad esempio quelle della BEI o del Programma quadro per la ricerca e sviluppo.
IL VICE PRESIDENTE: ATTIVITA’ E RICONOSCIMENTI Dati personali Nato a Roma il 4 agosto 1953. Sposato con 2 figli. Ha vissuto a Parigi, Bologna e Roma. Istruzione e lingue Maturità classica conseguita presso il Liceo classico «Torquato Tasso», Roma. Laurea in Giurisprudenza, Università «La Sapienza». Lingue straniere: francese inglese e spagnolo. Esperienze lavorative Ufficiale dell’Aeronautica militare italiana. Superato il corso per Allievi Ufficiali alla scuola di Guerra Aerea di Firenze, ha frequentato il corso di specializzazione per controllore della difesa aerea presso il Centro tecnico addestrativo di Borgo Piave. Assegnato alla Base operativa del 33° Centro radar dell’Aeronautica militare, ha operato come controllore della difesa aerea e responsabile della Sala operativa, dove ha seguito il traffico aereo militare e civile italiano ed europeo. Giornalista professionista e giornalista parlamentare nonché redattore del periodico «Il Settimanale». Conduttore del Giornale radio 1 Rai. Responsabile della redazione romana del quotidiano «Il Giornale». Inviato speciale in Libano, Unione Sovietica e Somalia. Con Silvio Berlusconi, è stato uno dei firmatari dell’Atto di fondazione di Forza Italia. Posizioni politiche Vice Presidente della Commissione europea e commissario responsabile di Industria ed imprenditoria da febbraio 2010. Vicepresidente della Commissione europea e commissario ai Trasporti da maggio 2008 a febbraio 2010. Vicepresidente del Partito popolare europeo eletto al congresso di Estoril nel 2002, rieletto al congresso di Roma nel 2006 e poi ancora al congresso di Bonn nel 2009 e ancora a Bu- carest nel 2012. Membro dell’Ufficio di Presidenza del gruppo del Partito popolare europeo. Ha partecipato a tutti i vertici del PPE in preparazione dei Consigli europei. Membro della Convenzione sull’avvenire dell’Europa, che ha stilato il testo della Costituzione europea. Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1994, 1999 e 2004 con oltre 120.000 voti di preferenza. Nel corso di quindici anni di attività parlamentare, ha partecipato ai lavori di molte Commissioni (Affari esteri, Affari costituzionali, allora presieduta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Trasporti e turismo, Pesca, Sicurezza e difesa). Presidente della delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo da giugno 1999 a maggio 2008. Portavoce del Presidente del Consiglio italiano nel primo governo Berlusconi. Riconoscimenti 17 aprile 2013 – Nominato Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore francese, per il suo impegno a favore dell’Unione Europea. La Legione d’Onore gli e’ stata consegnata dal Ministro degli affari esteri Laurent Fabius. 4 febbraio 2013 – Gran Croce dell’Ordine al Merito Civile dalla Spagna. 17 aprile 2012 – Onorificenza per la sua azione per le PMI e l’integrazione UE, dall’Istituto Reale Spagnolo degli Studi europei. 28 Marzo 2012 – Premio istituito dalla Optical Society of America per l’impegno nella promozione delle Tecnologie Abilitanti Fondamentali. Il premio viene assegnato ogni anno a leader pubblici che si sono distinti per le loro attività nel settore. 19 marzo 2012 – Premio Europa 2011 da parte del Gruppo di Iniziativa Italiana di Bruxelles (GII) per il forte impegno in favore del mondo impren- ditoriale – in particolare delle PMI – e della diffusione dell’immagine del Sistema-Italia in Europa. 21 novembre 2011 – Premio giornalistico internazionale ”Argil: uomo europeo” Per la sezione ”Comunicare l’Europa”. Premio promosso dal giornalisti uffici stampa (GUS), dall’UGEF (Unione Giornalisti Europei per il Federalismo secondo Altiero Spinelli) e dall’ANGPI (Associazione Nazionale Giornalisti Pubblicisti Italiani), nonche’ dal Sindacato Cronisti Romani e con il patrocinio ed il contributo della Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, di Enti ed Istituzioni pubbliche.
IL VICE PRESIDENTE ANTONIO TAJANI A MADRID

Il Presidente del Governo, Mariano Rajoy, consegna la Gran Cruz de la Orden del Mérito Civil al vicepresidente della Commissione Europea e commissario dell’Industria e Imprenditoria, Antonio Tajani.
Tajani RiCEVE la “GRan CRuz dEl ORdEn dEl MéRiTO CiVil”
Querido Presidente del Gobierno, Mariano Rajoy / Queridos Ministros (García Margallo/Soria). Es para mí un gran honor aceptar la Gran Cruz del Orden del Mérito Civil. Es además particularmente grato que la concesión sea en el Palacio de la Moncloa por parte del Presidente del Gobierno. Me siento muy honrado y agradecido a España. La verdad es que en vuestro país me siento como en mi propia casa. Me gusta mucho vuestra lengua. Recuerdo que he participado el 4 de junio de 2010 en el Encuentro Europeo de medios de comunicación que organizó la presidencia española en la sede principal del Instituto Cervantes en Madrid. Es verdad que cuando fui invitado por el Secretario General de Naciones Unidas, Ban Ki Moon, a hablar en Nueva York el 24 de junio de 2010, elegí el español para dirigirme a las Naciones Unidas. Sé que para vuestro país el turismo es crucial. Por eso, no es casualidad que la primera Comunicación europea sobre el Turismo aprobada después de la entrada en vigor del Tratado de Lisboa, fue presentada en Santiago de Compostela el 30 de junio de 2010. Por cierto, eso me permitió recorrer a pie un tramo del Camino de Santiago en pleno año Jacobeo. Conozco bastante bien España. Durante mi mandato he visitado las Comunidades Autónomas de Galicia, Asturias, Castilla y León, Madrid, Cataluña, Castilla la Mancha, Comunidad Valenciana, Murcia y Andalucía. Estoy haciendo un gran esfuerzo político por estrechar los lazos empresariales, industriales y turísticos entre Europa y América Latina. He visitado, solo o acompañado de empresas europeas, Argentina, Uruguay, Chile, Brasil, Perú, Colombia y México, además de los Estados Unidos. Hoy es para mí además un motivo de alegría por un segundo motivo: acabamos de inaugurar en Torrejón de Ardoz el Centro “Loyola de Palacio” de apoyo al proyecto espacial europeo Galileo. Loyola era una buena amiga mía. Estoy orgulloso de que un centro europeo de satélites lleve su nombre. La Orden del Mérito Civil fue instituida en 1926 por el rey Alfonso XIII, el abuelo de Su Majestad Juan Carlos. Me doy cuenta por tanto de la solera y el prestigio que tiene esta condecoración. Añado también, Presidente, que es pública mi estima por la Casa Real española. He participado junto a Su Majestad el Rey en todas las ediciones del proyecto COTEC y junto a los Príncipes de Asturias varias veces en FITUR. Deseo concluir agradeciendo a mis amigos y a mi familia (en italiano) su presencia hoy conmigo.
“Es de bien nacido ser agradecido” dice un conocido refrán español. Hoy Presidente me siento muy agradecido a España. Sabéis que en Bruselas contáis con un buen amigo, leal y que hoy se siente orgulloso del honor que le concedéis.
Gracias.
INAUGURAZIONE DEL “CENTRO DE SERVICIOS GALILEO – LOYOLA DE PALACIO”
La Ministra del Fomento Ana Pastor e il Vicepresidente della Commissione Europea Antonio tajani hanno inaugurato a Madrid il Centro de Servicios Galileo “Loyola de Palacio” in omaggio alla Vicepresi- denta de la Comision Europea y Comisaria de Trasporte. Pastor ha ri- cordato che Galileo sarà il primo sistema di navigazione satellitare in versione civile e fornirà all’Europa una dipendenza tecnologica rispetto ai sistemi di navigazione attulae. “I sistemi globali di navigazione satellitare conosciuti GNSS sono strategici per l’economia e la difesa dei Paesi” ha sottolineato la Ministra. Il Centro “Loyola de Palacio” è inserito nell’installazione dell’Istituto Nacional de Técnica Aerospacial, sarà l’unico centro con un servizio aperto, un accesso libero e gratuito per tutti, con prestazioni superiori a quelle del GPS.
CON I DISEGNATORI SPAGNOLI E I MEMBRI DELLA MESA DE LA MODA NEL MUSEO DEL TRAJE
La Asociación Creadores de Moda de España ha organizzato un incontro con Antonio Tajani a Madrid. Il Vicepresidente della Commissione Europea e Commissario di Industria e Imprenditoria è in Spagna per presentare un programma ai principali rappresentati del settore, in vista della conferenza che si terrà a fine anno a Londra dove si esporrà il lavoro organizzato dalla Commissione Europea con i Disegnatori e i rappresentanti d’alta moda. Antonio Tajani si è incontrato con Agatha Ruiz de la Prada, Modesto Lomba, David Delfin, Juan Duyos e Helena Rohner in una visita al Museo del Traje. Inoltre, ad una cena, con il Ministro de Industria Comercio y Turismo José Manuél Soria. Dopo Madrid visiterà Milano e Parigi per incontrarsi con i rappresentanti del settore.
LA STORIA DELL'UNIONE EUROPEA
I PADRI FONDATORI DELL’UE
I seguenti leader visionari hanno ispirato la creazione dell’Unione europea in cui viviamo oggi. Senza il loro impegno e la loro motivazione non potremmo vivere nella zona di pace e stabilità che oggi diamo per scontata. Combattenti della resistenza o avvocati, i padri fondatori erano un gruppo eterogeneo di persone mosse dagli stessi ideali: la pace, l’unità e la prosperità in Europa. Oltre ai padri fondatori presentati di seguito, molti altri hanno ispirato il progetto europeo e hanno lavorato instancabilmente per realizzarlo. Questa sezione relativa ai padri fondatori è pertanto un lavoro in evoluzione. Konrad Adenauer, Joseph Bech, Johan Beyen, Winston Churchill, Alcide De Gasperi, Walter Hallstei, Sicco Mansholt, Jean Monnet, Robert Schuman, Paul-Henri Spaak, Altiero Spinelli
1945 – 1959 UN’EUROPA DI PACE – GLI ALBORI DELLA COOPERAZIONE
L’Unione europea viene posta in essere allo scopo di mettere fine alle guerre frequenti e sanguinose tra paesi vicini, culminate nella seconda guerra mondiale. Negli anni Cinquanta la Comunità europea del carbone e dell’acciaio comincia ad unire i paesi europei sul piano economico e politico al fine di garantire una pace duratura. I sei membri fondatori sono il Belgio, la Francia, la Germania, l’Italia, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. Gli anni Cinquanta sono caratterizzati dalla guerra fredda tra Est ed Ovest. Le proteste in Unghe- ria contro il regime comunista sono represse dai carri armati sovietici nel 1956; l’anno successivo (1957), invece, l’Unione Sovietica diventa leader nella conquista dello spazio lanciando in orbita il primo satellite artificiale, lo Sputnik 1. Sempre nel 1957, il trattato di Roma istituisce la Comunità economica europea (CEE), o ‘Mercato comune’.
1960 – 1969 I BRILLANTI ANNI SESSANtA – UN DECENNIO DI CRESCITA ECONOMICA
Negli anni Sessanta si assiste alla nascita di una vera e propria ‘cultura giovanile’, con gruppi musicali quali i Beatles che attirano orde di adolescenti ovunque si esibiscano, contribuendo ad alimentare una rivoluzione culturale che aumenta ulteriormente il divario generazionale. Sono begli anni per l’economia, grazie anche al fatto che i paesi dell’UE non applicano più dazi doganali nell’ambito dei reciproci scambi. Essi convengono inoltre il controllo comune della produzione alimentare, garantendo così a tutti il sufficiente approvvigionamento di tutta la popolazione – ben presto si registrerà anzi una produzione agricola eccedentaria. Il maggio 1968 è famoso in tutto il mondo per i moti studenteschi di Parigi – molti cambiamenti nella società e nel costume sono associati alla cosiddetta ‘generazione del ‘68’.
1970 – 1979 UNA COMUNITA’ IN CRESCITA – IL PRIMO ALLARGAMENTO
Con l’adesione della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito il 1° gennaio 1973, il numero degli Stati membri dell’Unione europea sale a nove. Il breve ma cruento conflitto arabo-israe- liano dell’ottobre 1973 scatena una crisi energetica e problemi economici in Europa. La caduta del regime di Salazar in Portogallo nel 1974 e la morte del generale Franco in Spagna nel 1975 decretano la fine delle ultime dittature di destra al potere in Europa. La politica regionale comunitaria comincia a destinare ingenti somme al finanziamento di nuovi posti di lavoro e di infrastrutture nelle aree più povere. Il Parlamento europeo accresce la propria influenza nelle attività dell’UE e, nel 1979, viene eletto per la prima volta a suffragio universale.
1980 – 1989 L’EUROPA CAMBIA VOLTO – LA CADUTA DEL MURO DI BERLINO
In seguito agli scioperi dei cantieri navali di Danzica, nell’estate del 1980, il sindacato polacco Solidarność ed il leader Lech Walesa diventano famosi in Europa e nel mondo. Nel 1981 la Grecia diventa il decimo Stato membro dell’UE, mentre il Portogallo e la Spagna aderiscono all’UE nel 1986. Sempre nel 1986 viene firmato l’Atto unico europeo, che pone le basi per un ampio programma di sei anni finalizzato a risolvere i problemi che ancora ostacolano la fluidità degli scambi tra gli Stati membri dell’UE e crea così il ‘Mercato unico’. Si produce un grande sconvolgimento politico quando, il 9 novembre 1989, viene abbattuto il muro di Berlino e, per la prima volta dopo 28 anni, si aprono le frontiere tra Germania Est e Germania Ovest, che saranno presto riunificate in un solo paese.
1990 – 1999 UN’EUROPA SENZA FRONTIERE
Il crollo del comunismo nell’Europa centrale ed orientale ha determinato un avvicinamento dei cittadini europei. Nel 1993 viene completato il mercato unico in virtù delle ‘quattro libertà’ di circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Gli anni Novanta sono inoltre il decennio di due importanti trattati: il trattato di Maastricht sull’Unione europea (1993) e il trattato di Amsterdam (1999). I cittadini europei si preoccupano di come proteggere l’ambiente e di come i paesi europei possano collaborare in materia di difesa e sicurezza. Nel 1995 aderiscono all’UE tre nuovi Stati membri: Austria, Finlandia e Svezia. Una piccola località del Lussemburgo dà il nome agli accordi di ‘Schengen’ che, gradualmente, consen- tono ai cittadini di viaggiare liberamente senza controllo dei passaporti alle frontiere. Milioni di giovani studiano all’estero con il sostegno finanziario dell’UE. Viene semplificata anche la comunicazione, in quanto sempre più cittadini utilizzano il telefono cellulare ed Internet.
2000 – 2009 ULTERIORE ESPANSIONE
L’euro è la nuova moneta per molti cittadini europei. L’11 settembre 2001 diventa sinonimo di “guerra al terrorismo” dopo che alcuni aerei di linea vengono dirottati e fatti schiantare contro edifici di New York e Washington. I paesi dell’UE iniziano a collaborare molto più strettamente per combattere la criminalità. Con l’adesione all’UE di ben 10 nuovi paesi nel 2004 e di altri due paesi nel 2007 si ritengono definitivamente sanate le divisioni politiche tra Europa orientale e occidentale. Nel settembre del 2008 una crisi finanziaria investe l’economia globale, portando a una più stretta collaborazione in campo economico tra i paesi dell’UE. Il trattato di Lisbona entra in vigore il 1° dicembre 2009, dopo essere stato ratificato da tutti i paesi dell’UE, apportando in seno all’UE istituzioni moderne e metodi di lavoro più efficienti.
2010 – GIORNI NOSTRI – UN DECENNIO DI OPPORTUNITA’ E SFIDE
Il nuovo decennio si apre con una profonda crisi economica, ma anche con la speranza che gli investimenti in nuove tecnologie verdi e rispettose del clima e una più stretta collaborazione europea possano portare a una crescita e a un benessere duraturi.
LA FESTA DELL’EUROPA
Il giorno europeo o festa dell’Europa si celebra il 9 maggio di ogni anno. Questa data ricorda il giorno del 1950 in cui vi fu la presentazione da parte di Robert Schuman del piano di coope- razione economica, ideato da Jean Monnet (cosiddetta Dichiarazione Schuman), che segna l’inizio del processo d’integrazione europea con l’obiettivo di una futura unione federale. La data coincide anche con il giorno che segna, de facto, la fine della Seconda guerra mondiale: il 9 maggio è infatti il giorno successivo alla firma della capitolazione nazista, quando furono catturati Hermann Göring e Vidkun Quisling. Il Consiglio d’Europa ha celebrato il 5 maggio come “Giorno dell’Europa” fino dal 1964, ricordando la propria fondazione avvenuta il 5 maggio 1949. La Comunità Economica Europea adottò invece come “Giorno dell’Europa” il 9 maggio in occasione del summit tenutosi a Milano nel 1985, in ricordo della proposta che Robert Schuman presentò il 9 maggio 1950 per la creazione di un nucleo economico europeo, a partire dalla messa in comune delle riserve di carbone e acciaio, come primo passo verso una fu- tura Europa federale indispensabile al mantenimento della pace.
MEMBRI ITALIANI DEL PARLAMENTO EUROPEO DELLA VII LEGISLATURA
L’Italia aveva inizialmente diritto a 72 membri nel Parlamento europeo, eletti a suffragio universale in seguito alle elezioni europee del 2009. In seguito alla ratifica del trattato di Lisbona, un seggio supplementare come deputato osservatore è stato attribuito all’Italia, non considerando il presidente del Parlamento come parte dei 750 deputati. Questo è l’elenco dei membri italiani che occupano i seggi del Parlamento europeo durante la Settima Legislatura (2009-2014), suddivisi per gruppo parlamentare di appartenenza e con indicazione della lista di elezione.
gruppo del Partito Popolare Europeo (Democratici Cristiani) (PPE): Vice- presidente: Vito Bonsignore (PdL). Membri dell’ufficio di presidenza: Roberta Ange- lilli (PdL), Antonello Antinoro (PID), Carlo Casini (UdC), Herbert Dorfmann (SVP), Carlo Fidanza (FdI-CN), Erminia Mazzoni (PdL), Licia Ronzulli (PdL), Lia Sartori (PdL), Marco Scurria (FdI-CN). Membri: Alfredo Antoniozzi (PdL), Raffaele Bal- dassarre (PdL), Paolo Bartolozzi (PdL), Sergio Berlato (PdL), Fabrizio Bertot (PdL), Antonio Cancian (PdL), Lara Comi (PdL), Ciriaco De Mita (UdC), Elisabetta Gardini (PdL), Giuseppe Gargani (UdC), Salvatore Iacolino (Grande Sud), Giovanni La Via (PdL), Clemente Mastella (UDEUR), Barbara Matera (PdL), Tiziano Motti (UdC), Al- fredo Pallone (PdL), Aldo Patriciello (PdL), Enzo Rivellini (PdL), Potito Salatto, Sergio Silvestris (PdL), Salvatore Tatarella (FLI), Gino Trematerra (UdC), Iva Zanicchi (PdL)
gruppo Alleanza progressista di Socialisti e di Democratici al Parlamento Europeo(S&D): Vicepresidente: Patrizia Toia (PD). Membri: Pino Arlacchi (PD), Francesca Balzani (PD), Francesca Barracciu (PD), Luigi Berlinguer (PD), Rita Borsel- lino, Salvatore Caronna (PD), Sergio Cofferati (PD), Silvia Costa (PD), Andrea Cozzo- lino (PD), Francesco De Angelis (PD), Paolo De Castro (PD), Leonardo Domenici (PD), Roberto Gualtieri (PD), Vincenzo Iovine (CD), Guido Milana (PD), Antonio Panzeri (PD), Mario Pirillo (PD), Giovanni Pittella (PD), Vittorio Prodi (PD), David Maria Sas- soli (PD), Debora Serracchiani (PD)
gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (EfD): Copresidente: Francesco Speroni (LN). Membri: Magdi Cristiano Allam (Io amo l’Italia), Mara Bizzotto (LN), Mario Borghezio (LN), Lorenzo Fontana (LN), Claudio Morganti, Fiorello Provera (LN), Oreste Rossi, Matteo Salvini (LN), Giancarlo Scottà (LN)
Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE): Vicepresidente: Niccolò Rinaldi (IdV). Membri: Sonia Alfano, Giommaria Uggias (IdV), Gianni Vattimo (IdV), Andrea Zanoni (IdV)
gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR): Membri: Cristiana Muscardini (Conservatori e Social Riformatori), Susy De Martini (La Destra)
Non Iscritti: Franco Bonanini
QUESTA LA STORIA DELLA BANDIERA EUROPEA
La scelta della bandiera è il risultato di una lunga ed elaborata discussione che ebbe luogo presso il Consiglio d’Europa nella prima metà degli anni cinquanta ed il numero di stelle non è correlato al numero di stati membri, infatti le 12 stelle sono state interpretate come un simbolo antico di armonia e solidarietà a indicare, appunto, l’armonia e la solidarietà che dovrebbero caratterizzare i rapporti tra i Paesi europei. La cronistoria della scelta della bandiera europea ha inizio con la fondazione stessa del Consiglio d’Europa, istituito nel 1949 e che già nel 1950 attivò un proprio comitato per valutare il processo di selezione di una bandiera europea. Vennero presentate molte proposte, tra cui anche quella del politico austriaco e fondatore nel 1922 dell’Unione Paneuropea, il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, contenente una croce rossa dentro un cerchio giallo su drappo blu, ma che non fu accolta per il riferimento cristiano non coerente con la partecipazione al Consiglio d’Europa di un paese membro di predominante fede musulmana, quale la Turchia. Il francese Robert Bichet propose una bandiera bianca con quindici stelle verdi, quanti erano i membri dell’organizzazione in quel mo- mento. Un’altra proposta fu quella del Movimento Federalista Europeo che propose la propria bandiera consistente in un’ampia E verde che copriva l’intero rettangolo del vessillo, lasciando in bianco la parte tra le aste orizzontali. Parecchie furono comunque le bozze con predominanza del blu e con simbologia circolare, comprese alcune proposte di Hanno F. Konopath, membro amburghese dell’organizzazione Europa Union, autore tra gli altri di due bozzetti depositati nel 1952 al Consiglio d’Europa e perfettamente analoghi alla bandiera poi scelta, salvo avere in un caso 11 e nell’altro 15 stelle d’oro su campo blu. Medesimo motivo stilistico era prevalente nei molti bozzetti (almeno 21 sono documentati) presentati da Arsène Heitz, bozzettista che lavorava presso l’ufficio postale del Consi- glio d’Europa, tra i quali meritano menzione varie versioni di bandiera con campo blu e cerchio di stelle (d’oro o bianco-rosse) in numero variabile (ma di solito 14) più una singola stella di medesimo colore posta al centro del cerchio di stelle. E vi fu anche la proposta di Carl Weidl-Raymon di una singola larga stella d’oro su drappo blu, gradita anche dal Paul M. G. Lévy, belga ed allora direttore dell’ufficio per l’informazione e la stampa del Consiglio d’Europa, che fu scartata perché troppo simile alla bandiera del Congo. Il 25 settembre 1953 il comitato consultivo adottò quale proposta di bandiera da proporre ai rappresentanti dei governi il vessillo con 15 stelle dorate disposte in cerchio su campo blu, con la seguente testuale risoluzione: (in francese) “L’Assemblée décide de prendre pour emblème le drapeau d’azur à quinze étoiles d’or disposées en cercle (d’azur à cercle composé d’étoiles d’or à cinq raies dont les pointes ne se touchent pas)”. Résolution 41(1) relative au choix d’un emblème de l’Assemblée consultative du Conseil de l’Europe (25 septembre 1953). Cette résolution a été adoptée par l’Assemblée au cours de sa 23e séance, le 25 septembre 1953 (voir Doc. 198, rapport de la commission du Règlement et des Prérogatives). La bandiera fu formalmente presentata alla stampa a Strasburgo il 26 settembre da François de Menthon, presidente del comitato consultivo del Consiglio d’Europa. La scelta del numero non soddisfaceva però la Germania in quanto uno dei 15 membri dell’organizzazione nel 1953 era il territorio della Saar (membro associato), non ancora reso dai francesi alla Germania ed il cui status era ancora sotto discussione. L’ipotesi di 14 stelle fu bocciata per analoghi motivi avanzati da parte francese ed il numero di tredici fu scartato anche per ragioni di superstizio- ne, visto che è inteso negativamente in vari paesi europei. I rappresentanti dei governi decisero pertanto di istituire un comitato congiunto con l’assemblea parlamentare e chiesero all’Assemblea di sospendere l’uso di un vessillo fino ad una formale adozione della bandiera. Il comitato congiunto creò il 19 maggio 1954 una minicommissione di tre propri membri (compreso Bichet) e tre esperti di araldica (compreso l’araldo irlandese Slevin) per studiare e dirimere la questione. La commissione propose una bandiera azzurra con otto anelli d’argento intrecciati in cerchio, che fu scartata per una certa similitudine con la plancia girevole del telefono in uso in quegli anni e con il vessillo olimpico.Nel gennaio 1955 il Se- gretariato Generale del Consiglio d’Europa organizzò allora per i rappresentanti dei governi una rassegna dei numerosi progetti presentati, al termine della quale il cam- po si ridusse a sole due proposte, ossia a quella del diplomatico, storico e pacifista spagnolo Salvador de Madariaga, cofondatore in Belgio del Collegio d’Europa, il quale propose una costellazione di stelle su un fondo blu e a quella del francese Arsène Heitz, che sottopose una ventina di disegni, tra cui anche la corona di quattordici stelle d’oro su drappo blu con una stella d’oro al centro, che venne posta a giudizio in quel contesto. Il 25 ottobre del 1955 l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, considerate opinioni e riserve espresse, avallò la scelta di apporre dodici, anziché quindi- ci, stelle sul drappo blu e raccomandò che i rappresentanti dei governi l’adottassero, cosa che gli Stati allora membri (Belgio, Danimarca, Francia, Germania fed., Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia, Turchia) fecero l’8 dicembre 1955.
PROTOCOLLO D’USO
La bandiera viene esposta sempre in occasione di interventi pubblici del Presidente in carica del Consiglio Europeo e solitamente si affianca alla bandiera nazionale quando le più alte cariche degli Stati membri dell’Unione Europea hanno incontri politici ufficiali con leader di Stati non membri dell’Unione Europea. Durante il semestre di presidenza dell’Unione i palazzi del governo che detiene la presidenza espongono solitamente anche la bandiera dell’Unione, sebbene nel 2009 durante il turno di presidenza ceca, Václav Klaus, presidente del- la Repubblica ceca e noto euroscettico (e oppositore delle politiche per la riduzione del riscaldamento globale), si è opposto alla presenza della bandiera europea sulla sua residenza, la quale il 7 gennaio 2009 è stato oggetto di un’ironica azione da par- te degli attivisti di Greenpeace i quali vi hanno videoproiettato la bandiera europea. Durante la presidenza francese dell’UE nel 2008 la torre Eiffel è stata illuminata con i colori della bandiera europea. Alcuni Stati membri hanno inoltre proprie regole in merito all’esposizione delle bandiere, ad esempio in Italia le bandiere italiana ed europea sono esposte all’ingresso dei pa- lazzi governativi e delle scuole. Secondo i protocolli nazionali più diffusi, quando affiancate, la bandiera europea è esposta a destra della bandiera nazionale dal punto di vista dell’osservatore. Quando la bandiera europea è esposta unitamente a tutte le ban- diere degli Stati membri (per esempio alle riunioni del Consiglio Europeo), le bandie- re nazionali sono poste in ordine alfabetico (in base al nome espresso nella lingua ufficiale dello Stato ospitante) e la bandiera europea è esposta in testa o all’estrema destra delle bandiere. L’uso della bandiera europea è lecito anche da parte di privati, purché per obiettivi o attività non incompa- tibili con i principi e gli scopi dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa. Le bandiere europee vengono esposte nell’Unio- ne Europea anche per le celebrazioni del 9 maggio, festa dell’Unione. Sono stati illuminati coi colori della bandiera europea la torre Eiffel di Parigi durante la presidenza francese dell’Unione e la ruota panoramica di Londra il 9 maggio 2007; il 9 maggio 2008 la bandiera europea è stata issata anche sul Reichstag di Berlino.
L'INNO UFFICIALE DELL'UNIONE EUROPEA
L’inno ufficiale dell’Unione europea è il movimento finale della Nona sinfonia composta nel 1823 da Ludwig van Beethoven, anche chiamato “Inno alla Gioia”. Si tratta in re- altà dell’inno non solo dell’Unione europea ma anche dell’Europa in generale. L’inno fu adottato nel 1972 dal Consiglio d’Europa (lo stesso organismo che concepì la bandiera europea), in quanto “senza parole, con il linguaggio universale della musica, questo inno esprime gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dall’Europa”. Questa motivazione sottintendeva che in origine l’inno sarebbe stato privo di testo, in quanto parecchie nazioni europee dopo la seconda guerra mondiale non gradivano un inno con il testo scritto in tedesco. Ancora oggi questo pregiudizio – e quindi il fatto di cantare l’inno – non è del tutto superato. Si sta tuttavia diffondendo l’uso di una versione cantata in lin-gua latina, neutra rispetto ai Paesi membri, che tuttavia mantiene un carattere ufficioso:
“EST EUROPA NUNC UNITA / ET UNITA MANEAT; / UNA IN DIVERSITATE / PACEM MUNDI AUGEAT.
SEMPER REGANT IN EUROPA / FIDES ET IUSTITIA / ET LIBERTAS POPULO- RUM / IN MAIORE PATRIA.
CIVES, FLOREAT EUROPA, / OPUS MAGNUM VOCAT VOS / STELLÆ SIGNA SUNT IN CÆLO / AUREÆ, QUÆ IUNGANT NOS.
Per il movimento finale della sinfonia, Beethoven musicò l'”Inno alla gioia” composto nel 1785 da Friedrich von Schiller. Il poema esprime la visione idealistica di Schiller sullo sviluppo di un legame di fratellanza fra gli uomini, visione condivisa da Beethoven. Il compositore pensava idealmente a tutti gli uomini, perciò questa musica sarebbe stata più idonea ad essere l’inno mondiale, e non solo l’inno europeo. Nel 1985 venne adottato dai capi di Stato e di governo dell’UE come inno ufficiale dell’Unione europea. Non vuole sostituire gli inni nazionali degli Stati membri ma celebrare i valori che essi con- dividono e la loro “unità nella diversità”, come recita il motto europeo. Ormai è divenuta consuetudine nelle cerimonie ufficiali eseguire prima l’inno della nazione interessata, e subito di seguito l’inno europeo. Ne furono approntate, ad opera di Herbert von Karajan, tre versioni: per piano solo, per fiati, cioè per banda e per orchestra sinfonica. Que- sta vicenda nasconde una storia ambigua. In origine, nell’anno 1971, venne bandito un concorso per l’inno europeo. Il numero di compositori partecipanti non è mai stato reso noto, ma si parlò di più di 2.000 (molti di questi hanno in seguito rilasciato testimonian- ze generalmente solo orali sulla loro partecipazione). Ad un certo punto nella vicenda si inserì Karajan, proponendo la musica di Beethoven, il che sottintendeva che con il suo complesso dell’Orchestra filarmonica di Berlino si sarebbe potuto realizzare incisioni discografiche. Il Consiglio d’Europa, venuto a conoscenza della proposta, considerando anche l’oggettiva difficoltà di giudicare più di 2.000 partiture e visti i nomi celebri di Beethoven, Karajan e dell’Orchestra berlinese, annullò il concorso ed aderì alla proposta.
Diritto di iniziativa dei Cittadini Europei
Si è costituito un comitato che ha presentato la proposta alla Commissione europea per la raccolta del milione di firme necessarie per proporre un atto legislativo di iniziativa popolare che adotti un testo ufficiale per l’inno dell’Unione Europea. Il testo è in lingua esperanto per essere neutro nei confronti delle 23 lingue ufficiali dell’unione. È stato scritto da Umberto Broccatelli. Dopo che la Commissione europea confermerà, entro giugno 2012, che la proposta è accettabile inizierà la raccolta delle firme.