ANTONIO TAJANI, VICE PRESIDENTE COMMISSIONE EUROPEA E COMMISSARIO EUROPEO PER L’INDUSTRIA E L’IMPRENDITORIA

Intervista di Paola Pacifici

In occasione del 9 maggio, Festa dell’Europa, abbiamo intervistato Antonio Tajani, dal 2009 Commissario Europeo per l’Industria e l’Imprenditoria nella Commissione Barroso II. Ha dichiarato che questa sua carica significa “prendere a cuore l’Europa. La situazione dell’industria in Europa e in Italia è piuttosto difficile attualmente: dall’inizio della crisi a oggi, la produzione industriale nell’UE è scesa del 12% e in Italia la situazione è ancora più critica con un calo del 23,9%. Nei Paesi come l’Irlanda, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania e la Germania, l’industria rappresenta una quota del PIL superiore al 20%. L’imprenditorialità è al centro delle nostre politiche: vogliamo stimolare lo spirito d’impresa, favorire le start up innovative”

tajaniVice Presidente della Commissione europea, responsabile per industria e imprenditoria, settori importantissimi, direi vitali, per un Paese. Vorrei che spiegassi, ai nostri lettori, queste tue competenze.
Essere Vice Presidenti della Commissione Europea significa prendere a cuore l’Europa in una situazione tanto difficile come quella attuale. Significa proporre soluzioni per uscire dalla crisi che ha colpito così duramente la base economica europea, e significa riuscire ad offrire un futuro prospero ai cittadini Europei, garantendo opportunità di lavoro e un futuro migliore e più sereno.  Come Commissario all’industria mi sento di dire che è tempo per un rinascimento industriale. In passato si è addirittura giunti a credere che l’epoca industriale fosse finita. E che fosse arrivata l’epoca in cui l’economia dovesse essere basata esclusivamente sui servizi e la finanza. Ma la crisi ha mostrato che non è così. La crisi ha infatti dimostrato che i paesi Ue che hanno meglio retto sono quelli con una base industriale solida. Senza manifatturiero non si riesce più a innovare, a esportare, a creare lavoro. L’80% dell’innovazione e 2/3 dell’export vengono dall’industria e, per ogni posto nel manifatturiero se ne creano da uno a due nei servizi. Il mio obiettivo principale è rilanciare la crescita sostenibile e l’occupazione in Europa puntando sulla promozione e sul sostegno della nostra base industriale. Dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze per fermare il declino dell’industria e cogliere le opportunità date dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione. Con l’adozione, lo scorso 10 ottobre, della “Nuova strategia sulla politica industriale” abbiamo voluto incarnare questa nuova ambizione definendo un obiettivo specifico: portare al 20% la partecipazione dell’industria al PIL europeo entro il 2020. Una decisione senza precedenti per la politica industriale dell’Europa. Camminiamo a grandi passi verso una politica industriale europea autentica e ambiziosa. Gli Stati membri mi stanno dando un sostegno importante. E’ importante affiancare all’austerità misure per crescita, in modo più concreto bisognerebbe complementare il fiscal compact con un industrial compact che punti molto di più sull’economia reale di quanto non si sia fatto fino a oggi.

Attualmente qual è la situazione dell’industria italiana ed europea?
La situazione dell’industria in Europa e in Italia è piuttosto difficile attualmente: dall’inizio della crisi a oggi, la produzione industriale nell’UE è scesa del 12% e in Italia la situazione è ancora più critica con un calo del 23,9%. Anche sul fronte dell’occupazione non si registrano buone notizie, purtroppo. Sia in Italia che in Europa, il numero degli occupati nel settore manifatturiero è calato del 10% dall’inizio della crisi, il che equivale a 3,8 milioni di posti di lavoro distrutti dall’inizio del 2008 alla fine del 2012. In questo quadro difficile, ci sono tuttavia dei segnali incoraggianti che vengono dalle esportazioni verso i paesi extra-UE, che sono in continua crescita e giocano un ruolo fondamentale nel sostenere l’industria europea in questa fase critica.

Quali sono le nazioni  costituite da  maggior industrie ed imprenditori?
I dati sul peso del settore industriale nell’economia mostrano che in Paesi come l’Irlanda, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania e la Germania, l’industria rappresenta una quota del PIL superiore al 20%, che è l’obiettivo fissato a livello europeo dalla strategia sulla politica industriale. Per l’Italia siamo invece al 15.5%. Dal punto di vista del numero di imprenditori esistono molti indicatori, ma vorrei soffermarmi in particolare sulla propensione all’imprenditorialità, dal momento che è proprio lo spirito imprenditoriale uno dei fattori chiave per un’economia più competitiva. In Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia e Lituania si registrano le più alte percentuali di individui che vorrebbero diventare imprenditori. Quanto invece al totale del settore manifatturiero europeo, le cinque maggiori economie (Germania, Italia, Francia, Regno unito e Spagna) contribuiscono per oltre il 70%

Fra i due settori che tu rappresenti, quello più in crisi? Ma quando ricomincia la ripresa quale sarà quello che avanzerà prima?
Vedere l’industria come un qualcosa di slegato dall’imprenditoria rappresenta a mio avviso una visione artificiale. È assolutamente possibile mettere in atto politiche che stimolino l’industria e, allo stesso tempo, favoriscano l’imprenditorialità e ciò è esattamente quello che stiamo facendo a livello Ue. L’imprenditorialità è al centro delle nostre politiche: vogliamo stimolare lo spirito d’impresa, favorire le start up innovative, aiutare i giovani a mettere in pratica le loro idee imprenditoriali e creare le condizioni per una classe imprenditoriale che sappia cogliere le opportunità che l’innovazione offre. In questo scenario, anche l’industria ricopre un ruolo di primo piano come motore della ripresa e di una crescita economica duratura e sostenibile. La Commissione Europea, nella sua strategia di politica industriale, si è impegnata ad invertire la tendenza al declino del ruolo dell’industria nell’economia: vogliamo infatti che l’industria arrivi a rappresentare il 20% del PIL dell’Unione Europea entro il 2020 (rispetto al 15% circa attualmente). Per concludere, sia l’imprenditoria che l’industria, con le loro forze e il loro potenziale innovativo e di crescita, sono egualmente importanti per la nostra economia e per uscire dalla crisi puntiamo fortemente su entrambe con iniziative concrete.

Quale peso hanno le decisioni  prese dalla C.E. in questi due settori verso il resto dei paesi del mondo?
L’Unione europea è il principale operatore globale nel mondo in ambito del commercio internazionale. Nel 2011, il supplemento delle esportazioni di beni manufatti dei 27 paesi europei rappresentavano circa il 16,4% del totale delle esportazioni mondiali (contro il 15,5% degli Stati Uniti e il 11,9% della Cina, esclusa Hong Kong). Sostenere l’industria e l’imprenditorialità è la chiave per rimanere in prima linea. L’industria resta uno dei principali motori per la ricerca, l’innovazione, la produttività, l’occupazione e le esportazioni. Il settore rappresenta l’80% delle innovazioni e il 75% delle esportazioni dell’UE. Inoltre, la produzione dell’UE ha un ruolo centrale nelle catene di valore globale di differenti industrie, come quelle europee. Pertanto, le decisioni della Commissione europea in materia di impresa e industria hanno un forte impatto sui partner commerciali. I due canali principali sono le relazioni commerciali e i dialoghi con i governi. A livello internazionale, voglio sottolineare che l’UE sostiene il lavoro del WTO sulla regolamentazione multilaterale, la liberalizzazione del commercio e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, l’Unione europea favorisce le relazioni bilaterali con i suoi principali partner commerciali. Numerosi accordi bilaterali di libero scambio sono già stati firmati con paesi chiave quali il Messico, il Sudafrica e la Corea. Gli altri saranno firmati a breve. Negoziati in corso sono con il Canada, l’India e i paesi del Mercosur. E non è tutto. Nel marzo 2013, l’UE e il Giappone hanno lanciato ufficialmente i negoziati per un accordo di libero scambio, mentre la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri il via libera per l’avviamento della trattativa per il “Transatlantic Trade and Investment Partnership Agreement” con gli Stati Uniti. Quest’ultimo accordo coinvolgerà non soltanto le tariffe tra i due paesi, ma anche e soprattutto questioni quali la regolamentazione, barriere non tariffarie e la burocrazia, compresi il taglio ai costi imposto dalla burocrazia e dalla legislazione, nonché liberalizzazione degli scambi di servizi e appalti pubblici. Con i servizi che ho predisposto ho anche dato un contributo importante in questo settore. Fin dal 2011 ho portato avanti numerose missioni per la crescita in America Latina, Stati Uniti, Egitto e Marocco, per citarne solo alcuni. Continuerò quest’anno con la Russia, la Cina, il Vietnam e Myanmar. Queste missioni apportano un contributo importante per la cooperazione industriale dell’UE in generale, e, più in particolare, per l’internazionalizzazione delle PMI, in quanto direttamente aiutano le piccole e medie imprese ad entrare in contatto con le autorità dei rispettivi mercati e con i potenziali partner commerciali. Durante queste missioni incontriamo autorità di alto livello e firmiamo accordi politici che costituiscono la base per una cooperazione rafforzata in diversi settori quali la cooperazione industriale, la politica delle PMI, il turismo, la cooperazione spaziale e le materie prime. Inoltre, la Commissione europea collabora con i governi dei principali partner commerciali di tutto il mondo per ridurre le barriere al commercio e agli investimenti, per consentire alle imprese europee di ottenere un migliore accesso ai mercati e di migliorare l’ambiente imprenditoriale nelle economie in via di sviluppo. Ad esempio, mediante il dialogo sulle politiche legislative l’UE cerca di influenzare i governi dei paesi terzi ad adottare standard industriali comuni per la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente, nonché procedure amministrative armonizzate, e a cercare nuove opportunità di partecipare a gare di appalto all’estero.

I maggiori problemi delle nostre aziende italiane e delle altre europee?
In un mondo sempre più globalizzato, le nostre aziende devono diventare sempre più competitive se vogliono cogliere appieno tutte le opportunità che si presentano sui mercati. Purtroppo, molte aziende italiane ed europee soffrono di un gap di competitività nei confronti delle aziende del resto del mondo e ciò evidentemente ostacola il loro potenziale, specialmente in un momento difficile come questo. Uno dei fattori alla base di questo problema è sicuramente il cosiddetto “fardello amministrativo”, ossia tutti quegli ostacoli di natura burocratica e giuridica, che spesso rendono le procedure amministrative troppo complicate, lunghe e incerte. Questi problemi minano la competitività delle nostre aziende di fronte alle loro concorrenti di altri paesi e pongono inoltre degli ostacoli nei confronti dei potenziali investitori stranieri. L’Europa può fare molto per migliorare questa situazione: basti pensare alla direttiva sui ritardi di pagamento che sta dando un impulso decisivo per la risoluzione di uno dei problemi più annosi per le aziende italiane, ossia quello dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. Inoltre, le nuove tecnologie e la globalizzazione richiedono sempre di più alle imprese e ai loro dipendenti di avere le giuste competenze per fronteggiare la domanda di un mercato in continua evoluzione. C’è da dire però che in troppi casi la competitività delle nostre imprese è ostacolata dalla difficoltà a trovare manodopera con le giuste competenze e qualifiche. Questo è un problema importante su cui si sta impegnando la Commissione europea con iniziative concrete come il portale EURES che propone offerte di impiego da tutta Europa per fare incontrare efficacemente la domanda e l’offerta di lavoro in tempo reale.

Quali sono i maggiori problemi per gli imprenditori?
Dall’inizio della crisi finanziaria, gli imprenditori sono stati particolarmente colpiti dalla stretta del credito. Secondo un’indagine (ECB and European Commission, SMEs’ Access to Finance, Survey 2011, 7 December 2011), l’accesso al finanziamento è il secondo problema più pressante per le PMI europee dopo la ricerca dei clienti. Un’inchiesta dell’Eurobarometro sull’imprenditorialità pubblicata all’inizio di quest’anno dalla Commissione conferma questi dati. E’ stato chiesto ai cittadini europei quali siano le maggiori difficoltà legate all’avviamento di un’attività imprenditoriale.  L’80% circa dei lavoratori autonomi e degli imprenditori ha menzionato la mancanza di fonti di finanziamento, mentre il 70 % ha sottolineato la complessità delle procedure amministrative. Questi dati mostrano che – nonostante i progressi compiuti – abbiamo ancora molta strada da percorrere per rendere più favorevole l’ambiente in cui operano le imprese. Il Piano d’Azione per l’Imprenditorialità adottato dalla Commissione va in questa direzione. Esso si concentra su sei settori chiave in cui è necessario intervenire per rimuovere gli ostacoli esistenti alla creazione d’impresa e alla crescita. Questi sono, in sintesi:
–    Un migliore accesso ai finanziamenti;
–    Fornire agli imprenditori un sostegno nelle fasi cruciali del ciclo d’impresa, soprattutto nella fase iniziale;
–    Incoraggiare nuove opportunità imprenditoriali nell’era digitale;
–    Agevolare il trasferimento delle imprese;
–    Trasformare il fallimento in un successo: dare una seconda possibilità agli imprenditori onesti;
–    Ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi.

Secondo te, il sogno di Cavour “Una Europa Unita” si è realizzato, non come unione di paesi, ma politicamente, finanziariamente ed economicamente? O ci sono ancora tante cose da fare?
Il sogno di Cavour, di “Una Europa Unita” è realizzato solo parzialmente. C’è ancora molto da fare. Il mio sogno non si limita all’unificazione, ma va ben oltre. Io sogno gli Stati Uniti d’Europa. A livello politico una vera unione ci permetterebbe di parlare con una voce sola ancora più forte, e il nostro ruolo di potenza mondiale sarebbe riconosciuto più facilmente a livello internazionale. Per fare questo, dobbiamo pensare a come rendere la Banca centrale europea più forte. Oggi la Bce ha come unico obiettivo le azioni che fanno leva sull’inflazione, sulla quantità di moneta immessa nel sistema. Ma dobbiamo iniziare a pensare a un suo ruolo più pervasivo, dobbiamo immaginare una Banca centrale che possa agire anche sul fronte della crescita e che assomigli, quindi, sempre più alla Federal Reserve. Per arrivare ad una vera e propria unione economica e monetaria, sono necessarie l’unione bancaria e l’unione fiscale. Progressi sostanziali devono ancora essere fatti per raggiungere un’unione politica.

Quanto influiscono le leggi della C.E nella vita industriale ed impresariale in un paese?
Le leggi dell’Unione Europea hanno avuto e continuano ad avere un impatto enorme sull’industria e sul tessuto imprenditoriale degli Stati membri. Basti pensare che molte delle norme introdotte dai singoli Paesi sono frutto di iniziative a livello europeo, oppure si pensi alle norme tecniche e agli standard di qualità per i prodotti promossi a livello europeo. Senza dubbio, l’Unione Europea ha contribuito e contribuisce a rendere più aperti i mercati, a stimolare la competitività e la concorrenza e a mettere a disposizione nuove possibilità di finanziamento, come ad esempio quelle della BEI o del Programma quadro per la ricerca e sviluppo.

 

IL VICE PRESIDENTE: ATTIVITA’ E RICONOSCIMENTI

Dati personali
Nato a Roma il 4 agosto 1953. Sposato con 2 figli. Ha vissuto a Parigi, Bologna e Roma.

Istruzione e lingue
Maturità classica conseguita presso il Liceo classico «Torquato Tasso», Roma. Laurea in Giurisprudenza, Università «La Sapienza». Lingue straniere: francese inglese e spagnolo.

Esperienze lavorative
Ufficiale dell’Aeronautica militare italiana. Superato il corso per Allievi Ufficiali alla scuola di Guerra Aerea di Firenze, ha frequentato il corso di specializzazione per controllore della difesa aerea presso il Centro tecnico addestrativo di Borgo Piave. Assegnato alla Base operativa del 33° Centro radar dell’Aeronautica militare, ha operato come controllore della difesa aerea e responsabile della Sala operativa, dove ha seguito il traffico aereo militare e civile italiano ed europeo. Giornalista professionista e giornalista parlamentare nonché redattore del periodico «Il Settimanale». Conduttore del Giornale radio 1 Rai. Responsabile della redazione romana del quotidiano «Il Giornale». Inviato speciale in Libano, Unione Sovietica e Somalia. Con Silvio Berlusconi, è stato uno dei firmatari dell’Atto di fondazione di Forza Italia.

Posizioni politiche
Vice Presidente della Commissione europea e commissario responsabile di Industria ed imprenditoria da febbraio 2010. Vicepresidente della Commissione europea e commissario ai Trasporti da maggio 2008 a febbraio 2010. Vicepresidente del Partito popolare europeo eletto al congresso di Estoril nel 2002, rieletto al congresso di Roma nel 2006 e poi ancora al congresso di Bonn nel 2009 e ancora a Bucarest nel 2012. Membro dell’Ufficio di Presidenza del gruppo del Partito popolare europeo. Ha partecipato a tutti i vertici del PPE in preparazione dei Consigli europei. Membro della Convenzione sull’avvenire dell’Europa, che ha stilato il testo della Costituzione europea. Eletto deputato al Parlamento europeo nel 1994, 1999 e 2004 con oltre 120.000 voti di preferenza. Nel corso di quindici anni di attività parlamentare, ha partecipato ai lavori di molte Commissioni (Affari esteri, Affari costituzionali, allora presieduta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Trasporti e turismo, Pesca, Sicurezza e difesa). Presidente della delegazione di Forza Italia al Parlamento europeo da giugno 1999 a maggio 2008. Portavoce del Presidente del Consiglio italiano nel primo governo Berlusconi.

Riconoscimenti
17 aprile 2013 – Nominato Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore francese, per il suo impegno a favore dell’Unione Europea. La Legione d’Onore gli e’ stata consegnata dal Ministro degli affari esteri Laurent Fabius. 4 febbraio 2013 – Gran Croce dell’Ordine al Merito Civile dalla Spagna. 17 aprile 2012 – Onorificenza per la sua azione per le PMI e l’integrazione UE, dall’Istituto Reale Spagnolo degli Studi europei. 28 Marzo 2012 – Premio istituito dalla Optical Society of America per l’impegno nella promozione delle Tecnologie Abilitanti Fondamentali. Il premio viene assegnato ogni anno a leader pubblici che si sono distinti per le loro attività nel settore. 19 marzo 2012 – Premio Europa 2011 da parte del Gruppo di Iniziativa Italiana di Bruxelles (GII) per il forte impegno in favore del mondo imprenditoriale – in particolare delle PMI – e della diffusione dell’immagine del Sistema-Italia in Europa. 21 novembre 2011 – Premio giornalistico internazionale ”Argil: uomo europeo” Per la sezione ”Comunicare l’Europa”. Premio promosso dal giornalisti uffici stampa (GUS), dall’UGEF (Unione Giornalisti Europei per il Federalismo secondo Altiero Spinelli) e dall’ANGPI (Associazione Nazionale Giornalisti Pubblicisti Italiani), nonche’ dal Sindacato Cronisti Romani e con il patrocinio ed il contributo della Presidenza del Consiglio Regionale del Lazio, di Enti ed Istituzioni pubbliche