BARBARA SARNARI: ORA A SAO JOSÉ DOS CAMPOS Si è sempre dedicata ai problemi degli altri

Intervista di Paola Pacifici

intervista di Paola Pacifici

Barbara Sarnari

Barbara Sarnari

Barbara, tanta esperienza sia per il tuo lavoro e sia per aver visto e vissuto in diversi paesi del mondo? Si ho avuto la fortuna di poter vivere in varie parti del mondo grazie al lavoro di mio marito; 10 anni a Barcellona dove è nata mia figlia e poi 7 anni a Tashkent e adesso in Brasile.

Nella AMPA (Asociación de Padres y Madres de Alumnos) della Scuola Italiana di Barcellona come si sviluppava il lavoro? Erano varie le attività dell’AMPA, dall’organizzare le attività extrascolastiche, aiutare nella gestione della mensa, fare da tramite fra le richieste dei genitori e la scuola. Passavamo gran parte delle mattinate a scuola per poter organizzare tutto al meglio.

Passiamo alla Casa degli Italiani di Barcellona? E’ stata di grande aiuto al mio arrivo a Barcellona, mi ha dato la possibilità di conoscere gente, ho trovato amiche fantastiche che continuano a far parte della mia vita nonostante i vari spostamenti. Quando mi hanno offerto di far parte del Consiglio d’Amministrazione sono stata molto felice, è stato un onore far parte di questa associazione che ha fatto molto e fa ancora molto per la comunità italiana e non solo.

Barbara in Uzbekistan? L’arrivo in Uzbekistan a Tashkent è stato al principio un vero shock sembrava di essere tornati indietro di 50 anni. Quello che però ho realmente apprezzato è stata la possibilità di conoscere gente proveniente da tutto il mondo, la comunità di espatriati è relativamente piccola ma realmente internazionale. L’Uzbekistan è un paese molto bello pieno di cultura, la gente è cordiale e aperta con una grande voglia di conoscere.

Due incarichi importanti, come membro del PTO (Parent Teacher Organization) e del Tashkent Women International Group, che difficoltà e che soddisfazioni hai incontrato ed avuto? In realtà l’unica difficoltà di far parte di queste associazioni è stato il dover ovviamente interagire in inglese. Quando sono arrivata il mio inglese era davvero pessimo…… La soddisfazione più grande sicuramente l’abbiamo avuta con il TWIG siamo riusciti a raccogliere sufficiente denaro per poter aiutare un orfanotrofio e un asilo per anziani dove siamo riusciti a terminare la ristrutturazione di un’ala dell’edificio dotandolo soprattutto di riscaldamento (le temperature a Tashkent d’inverno arrivano a toccare i -15°C).

Ed ora a Sao José dos Campos, in Brasile che attività? Il Brasile è un capitolo a parte, il trasferimento è coinciso con l’inizio dell’università di mia figlia ed ho sofferto di sindrome da “nido vacio” , tuttavia superato il momento devo dire che la città offre veramente poco e così per il momento mi sono limitata a frequentare classi di pittura.

Quali di  tutte le tue  professioni, compresa questa ultima, quella che ti ha segnato di più? Non saprei da ogni attività ho imparato molto non posso dire che una sia stata più importante dell’altra.

Barbara, una donna come te, tanto attiva, tanto presente nei problemi degli altri, che cosa le sarebbe piaciuto fare, oltre quello che hai fatto? Il mio sogno era diventare architetto ma non è stato possibile……mi limito a decorare le case in cui vivo che fortunatamente sono state abbastanza.

Una figlia, Virginia, che studia e  vive a New York, quindi veramente siete “una famiglia del mondo”? Ci sentiamo fondamentalmente italiani con la fortuna però di avere avuto “il mondo” come casa. Impari a vedere le cose da una prospettiva diversa grazie al confronto con realtà differenti e persone di altri paesi e inevitabilmente modifichi e ampli la tua visione. Vorrei solo sfatare la convinzione comune che la vita degli espatriati sia un’eterna vacanza ……non è così. E’ difficile adattarsi, riorganizzare la propria vita con la difficoltà della lingua, non è facile soprattutto per i nostri figli non avere radici, ogni destinazione presuppone un distacco, lasciare ogni volta persone care che sono diventate la tua famiglia.

Tante culture, tradizioni diverse…. Ma tu cosa hai portato e porti sempre con te delle tue belle Marche e dell’Italia? Sicuramente la cucina….poter far vedere che non mangiamo solo spaghetti e pizza come tutti credono è un vero piacere.

International Food Festival - Tashkent

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Viaggio a Samarkanda - TWIG

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