In occasione del 5ª Festival del Cinema Italiano, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, abbiamo incontrato Carlo Verdone, che presentava il suo ultimo lavoro “Posti in Piedi in Paradiso”. Un attore, autore e regista di successo, che ha tracciato con originalitá ed efficacia una vasta parentesi sociale e culturale della vita italiana.
Intervista di Giulio Rosi
La prima domanda: Carlo e Madrid.
Questa mattina facendo colazione, ho avuto una dimostrazione di grande affetto da parte dei camerieri, mi dicevano che mi ricordavano nel film Manuale d’Amore, mi chiedevano “Ma lei è l’attore che ha girato con Elsa Pataki?”. Ho fatto anche un autografo alla cameriera che mi serviva. La Spagna la sento molto vicina all’Italia per l’umore della gente, per la sensibilità, per il modo di vita. É abbastanza simile sotto molti aspetti. Non è simile invece una città come Madrid, dove convivono una architettura moderna, anche a volte azzardata, con lo stile antico, con il classico. È merito di una grande sensibilità di architetti, di artisti di gran gusto e di grande cultura. Si sente che Madrid è una città importante. Anche se i problemi siano uguali a quelli dell’Italia, si avverte, magari è solo un’impressione, che stiano meglio. Comunque sappiamo dalle statistiche che il problema attuale è una grande crisi per entrambi i paesi oltre che a livello europeo. La Spagna è un buon mercato per noi come noi lo siamo per la Spagna, quindi i rapporti dovrebbero essere sempre più stretti, più prolifici.
La tua presenza come artista qui è legata a questo tipo di scambio?
Si. Sono stato invitato dall’Istituto Italiano di Cultura per il 5º Festival del Cinema Italiano. Sono cose belle e dobbiamo ringraziare queste istituzioni che con pochi finanziamenti fanno autentici miracoli. Ho girato mezzo mondo e so quante attività svolgono con pochi mezzi riuscendo però ad esaltare quella che è la cultura italiana, che è curata spesso meglio dalle nostre istituzioni estere. Un merito ed un ringraziamento da parte nostra.
L’ultimo film “Posto in piedi in Paradiso” presentato qua ci propone un Carlo Verdone diverso e con tematiche diverse. Come mai?
Lo so. Ad un certo punto si deve anche adeguare a quello che può fare in quel momento. Cambia l’età, cambia la maschera, cambia tutto, quindi “ non posso stare dietro ad una di vent’anni” posso invece avere una figlia di 18-19 anni, quindi ho prospettive diverse da quelle di prima, ma non cercherei di non fare le stesse cose. Questo tema della precarietà economica, della difficoltà dei mariti separati, che è un tema molto sentito in Italia, e ci aggiungiamo una crisi lavorativa molto forte, tutto questo a fatto nascere l’idea di un film “a tre” tre uomini che con questi tre problemi, diversi ma simili, decidono di andare a vivere in uno stesso appartamento e di condividendone le spese, chiaramente , con tutte le miserie e con i momenti di divertimento raccontati con buon senso e con buon gusto.Il tema sembrerebbe da film drammatico e non da commedia. Ma il commediografo non abbandona mai l’ironia.
Quindi rispecchia l’uomo di oggi come i tuoi film precedenti rispecchiavano quello di allora?
Rispecchia un “uomo sconfitto”. Mentre allora andavano “dietro alle donne e rimorchiavano” e siamo precipitati agli uomini di oggi che non “solo non capiscono niente delle donne” sbandati soprattutto un pò in crisi all’ interno della famiglia e della società.
Perchè “gli uomini non capiscono niente delle donne”?
Soprattutto negli anni ‘80 quando ci ponevamo questa domanda. Allora era una donna che con la emancipazione, con i ruoli che in qualche modo non erano più gli stessi aveva preso lo scettro di un comando e quindi “l’uomo” non capiva più niente, era di fronte ad un oggetto misterioso, lunatico, ma anche molto interessante, in evoluzione e quindi tutti i paradigmi precedenti andavano a saltare. Ci trovavamo davanti ad una situazione diversa.
Il personaggio di Mario Brega, che ha interpretato , accanto a te, il ruolo di padre e di futuro suocero, esprimeva sulla scena un carattere violento e volgare ma anche in fondo “ di cuore”.Come era in realtà?
C’era un personaggio “ greve”. Come lo avete visto così era Mario Brega. Non era un attore, lui era quello. La sua bravura era quella di riuscire ad essere se stesso anche nei film. Quindi era esattamente come lo hai descritto tu. Era greve ed anche un pò violento.
I tuoi film sono stati sempre una testimonianza di fenomeni sociali del momento, anche Jessica e Ivano che erano i protagonisti di “Viaggi di nozze” lo sono stati?
Sí. Era un piccolo trattato sociologico che rappresentava la solitudine ed il cinismo che dominano i tre episodi del film. Quello di Ivano e Jessica era un episodio ben riuscito, avevo avuto una ottima partner. Era una coppia che cercava emozioni da consumare al più presto, andare oltre , per questo la frase “’o famo strano”, avevano così consumato tutto e senza cultura. Perchè vivono in vuoto pneumatico. Finisce quindi con lei stanca, che vorrebbe rifarlo strano, ma lui non lo può pìù fare perchè ha esaurito la fantasia, quindi l’unica cosa che gli rimane è quella di giocare con il pallone e tirare “rigori” dentro al camino.
La differenza del cinema di oggi da quello di 30 anni fa, la gente cosa vuole ?
La differenza è che è cambiato il pubblico, è cambiata anche la realtà. Internet ha modificato tutto, i rapporti con le persone, il modo di fruire di un prodotto. Oggi purtroppo scaricano i film da internet. Il trionfo delle solitudine. La sala cinematografica era una forma di aggregazione, un condividere delle emozioni. Oggi c’è la tendenza a non condividere con nessuno, o in casa in maniera distratta. Non è la stessa cosa. La sala è un tempio della immagine. Il computer che è sempre più piccolo e sempre più tecnlogico, è un modo per vedere consumare in maniera velocissima e poi avanti un altro. Non ti dá la possibilità di riflettere e soprattutto di condividere la tue emozioni con gli altri: Questo è un vero peccato.!
Il cinema italiano oggi in che situazione si trova?
Manca la creatività. La maggior parte dei film, sopratutto di commedia, sono dei remake da film americani, da storie inglesi riadattate. In conferenza stampa ho detto che “ si sta andando sull’usato sicuro” intendevo questo. È difficile oggi scrivere, ne porto i segni di questa difficoltà. Sto cercando un idea, e non sono convinto. Non ti puoi permettere di sbagliare perchè è un momento delicato. Il pubblico è diminuito, e se devi portare la gente al cinema deve uscire contenta e la devi stupire.
Chi è il pubblico di oggi? Una volta erano più le persone “ grandi” oggi sono più i giovani?
Le persone anziane avevano dei cinema, delle monosale di quartieri centrali dove potevano andare a vedere anche i film di autore. Questo genere si reggeva anche grazie a questo pubblico. In Italia dal 2001 ad oggi sono state chiuse 890 sale. Nell’ultimo anno sono stati eliminati 80 grandi schermi., Non sono sale multiple ma sale centrali, quelle storiche, che diventano dei Discount. Agli esercenti vorrei dire non vi potete lamentare che il cinema va male. Lo avete distrutto voi.
È una dichiarazione di resa?
No. No. Io non mi arrendo perchè un giorno si e uno no, sono uno che combatte contro queste chiusure indiscriminate. Ho anche scritto un articolo molto duro sul giornale dello spettacolo per il quale mi hanno applaudito anche gli esercenti. Hanno capito anche loro che non è più opportuno chiudere le sale è come chiudere le biblioteche. Allora il pubblico si disabitua. Quindi sempre più tutto a casa.
Ma forse chiudono per ragioni economiche, perchè non ce la fanno ad andare avanti?
Le sale storiche tipo il “Roma” che era un cinema, programmato da me, o il Corso o il Nuovo Olimpia, tutti cinema storici. Ma chiuderli che significa che una persona anziana deve prendere tre autobus per andare a vedere un film al Multiplex, oltre il raccordo anulare. Non ci andrà mai. Quello è un pubblico perso. Sostengo che Comune e Regione debbono farsi padrini della sussistenza di queste sale. Ma siccome non hanno soldi, ti dicono, preferiamo darli al Colosseo, anche se poi non gli danno niente e quello continua a cadere pezzi. Lasciami dire che è un momento veramente drammatico.
Quanto importante è la famiglia?
Moltissimo. Le persone più importanti sono mio padre, mia madre i famigliari ed i parenti. Questi sentimenti sono riflessi nel mio libro “La casa sopra i portici” , uno spaccato commovente della mia famiglia.
Quale frase dici o hai detto più spesso ai tuoi figli?
Di essere magnanimi e di avere più buonsenso.
Questo numero del mio giornale esce all’inizio dell’anno. In Spagna ci sono 300 mila italiani e lo stanno passando male, visto che la crisi psgnaola eè anche la nostra, Vorrei che tu mandassi un messaggio ai nostri connazionali per il prossimo anno e perchè no farli anche sorridere
Gli voglio dire che noi dobbiamo appropiarci di quella legge fisica che dice che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contaria. Siamo sopravissuti alla prima guerra mondiale, che è stat devastante, alla seconda e ce la faremo anche stavolta. Stavolta è una crisi un pò ibrida, un pò complicata ,però io credo che ce la faremo. Non sarà probabilmente per il prosimo e forse neanche per l’altro. Credo che fra due anni le cose cominceranno a sistemarsi, il mosaico riprenderà gradualmente la sua forma, riusciremo a comprendere meglio fino a che punto dobbiamo spingerci e fino a che punto no. Questa crisi è una opportunità per capire gli errrori che i nostri politici non dovranno più fare nel futuro. Certamente dispiace vedere tanti giovani che soffrono per la mancanza di prospettive. L’augurio è quello di tenere duro. Essere tenaci e crederci. Tanti cari auguri.