Anna Testa, specializzata in “Storia del Teatro”, cioè?
Sono laureata in lettere moderne con indirizzo storia del teatro, ho passato la mia infanzia e adolescenza a teatro tra balletti e prosa, mi portava mia madre e proprio la danza e il teatro sono stati i miei primi amori sfociati in collaborazioni fondanti per la mia vita. Sono stata l’assistente di Giorgio Albertazzi, ho scritto libri su Mariangela Melato, su Gabriele Lavia e ho anche calcato le scene. Noi non possiamo fare a meno del teatro ma anche la “polis” non può farne a meno perchè è il luogo del rispecchiamento, lì seduti in platea ci sentiamo al sicuro e non ci accorgiamo che dentro di noi avviene una catarsi. Il compito del teatro è proprio quello di renderci persone migliori, ci rispecchiamo nei personaggi ed ecco che le contraddizioni che albergano dentro di noi come in seno alla politica vengono a galla. Naturalmente sto parlando del grande teatro. Ippocrate diceva che per guarire da una malattia bisogna andare lontano da casa e vedere tutti i giorni due tragedie e una commedia. I bei pensieri curano l’anima.
Ha realizzato diversi importanti documentari. Quale quello più congeniale al suo carattere, al suo mondo?
Sono partita con i documentari sul teatro su Giorgio Albertazzi il mio maestro e poi su Aroldo Tieri e Giuliana Loiodice, ma fare documentari sul teatro è diventato impossibile per un problema di diritti d’autore che qui sarebbe troppo complicato raccontare, è un tema di cui si dovrebbe occupare la politica al fine di snellire il tutto e rendere fruibile quel materiale preziosissimo custodito dalle Teche Rai invece di mandarlo al macero come succede abitualmente.
Lei è anche giornalista e scrittrice. Che genere letterario le piace raccontare sia come giornalista e sia come scrittrice?
Amo le biografie, raccontare le storie di quei personaggi che hanno segnato un cammino, creato nuovi percorsi in una contaminazione tra il quotidiano e la grande storia. Come ha fatto quella persona ad arrivare lì? Cosa ha dovuto passare? Quali sono state le cadute? La storia che abbiamo studiato sui libri è il più delle volte una versione che non ha nulla a che fare con la verità mentre la storia raccontata attraverso gli occhi dei protagonisti è molto più potente, il piccolo per raccontare il grande.
Lei definisce Aroldo Tieri e Giuliana Loiodice “famosa ditta del teatro”?
Si, si chiamavano ditte la Proclemer/Albertazzi; la Tieri/loiodice; la Pagliai/Gassman ora non usa più ma un tempo le tournée duravano anche sei, sette mesi avevano una stabilità e le ditte teatrali duravano una vita così si poteva costruire il grande teatro. Oggi i cartelloni vengono inventati ogni anno e nel frattempo hanno chiuso più di cinquecento teatri e lo stesso numero di sale cinematografiche. Stanno ammazzando il nucleo culturale di questo Paese dobbiamo ribellarci!
Anna Testa un’appassionata di “aforismi”, quale in particolare e perchè?
“Tutto ciò che desiderano i tiranni delle anime è che i sudditi che essi addestrano abbiano la mente “equivoca”, è una frase di Voltaire ed è la base della dinamica del potere in tutti i tempi e in tutte le latitudini e longitudini nel sociale come nella vita di coppia, andrebbe stampata sulla parete davanti al letto: la prima cosa da leggere al mattino e l’ultima con la quale addormentarsi.
Un grande successo “Ci sedevamo sul tappo. Portorotondo il borgo inventato”. Perchè nasce questo documentario e perchè questo titolo?
Nasce dall’incontro con l’autrice del libro “Noi di Porto Rotondo” Paola Dalla Valle una mia carissima amica che mi raccontò per la prima volta la storia di Porto Rotondo, una grande avventura che non rispecchia del tutto i luoghi comuni di cui è ammantato, si ci sono stati e tutt’ora è frequentata dai belli ricchi e famosi ma Porto Rotondo continua a sopravvivere a sessant’anni dalla sua fondazione perché è stata costruita da grandi architetti quali Gianni Gamondi e grandi artisti come Mario Ceroli, Andrea Cascella, Giancarlo Sangregorio, Emmanuel Chapalain. Un porto, una chiesa, una piazza, un teatro questa era l’idea della polis greca ripresa e sviluppata dai due fondatori i fratelli Nicolò e Luigino Donà dalle Rose che avevano immaginato un museo a cielo aperto. Poi la bellezza del mare e del granito della Gallura ha fatto il resto.
Chi erano quelli che si sedevano sul “tappo” e chi sono oggi quelli che si siedono e frequentavano Porto Rotondo? Che significato aveva?
Non posso svelare troppo… chi vedrà il documentario prodotto da Tatiana Forese per Amarcord Production scoprirà il significato del tappo. In passato è stato frequentato da personaggi come Virna Lisi, Monica Vitti, Vittorio Gassman, Francesco Rosi, c’era tutto il cinema italiano. Ancora oggi è la meta di tanti…tutti volevano esserci e tutti ci sono arrivati.
Cos’è stato, cos’è e cosa sarà per tanti italiani Porto Rotondo e chi lo sostituisce?
Luoghi come Porto Rotondo non moriranno mai e non potranno mai essere rimpiazzati, all’inizio il nucleo centrale è stato costruito all’insegna del rispetto per l’ambiente, le costruzioni nascoste dalla natura, le altezze contenute poi, come spesso accade, sono sorte cubature non proprio in linea con i sentimenti dei fondatori.
Anna Testa ha un “suo Porto Rotondo”?
il mio posto delle fragole per citare un famoso film di Bergman è Rena Majore nella Gallura Sarda a 9 kilometri da Santa Teresa di Gallura, un posto splendido e selvaggio, qui la Disney ha girato il film La Sirenetta” proprio perchè ricorda i tropici. Ma non vorrei fare un torto a Città della Pieve in Umbria famosa per avere dato i natali al Perugino, il divin pittore sul quale anni fa ho ideato un documentario diretto da Pappi Corsicato, Città della Pieve è diventata una piccola “Atene” frequentata da artisti eD intellettuali, sono entrambi luoghi del cuore che consiglio assolutamente di visitare. Io vivo a Roma e vivere a Roma significa essere sempre a contatto con la bellezza, i tramonti su questa città ti rapiscono il cuore ogni giorno. Sono una persona fortunata.