Intervista di Paola Pacifici
Colonnello perché e quando arrivi in Spagna?
In verità in Spagna ho prestato servizio per ben due volte, la prima nel lontano 1982 a Madrid presso la splendida sede dell’Ambasciata d’Italia e, la seconda volta, nel 2002 quando fui chiamato per organizzare il Quartier Generale della NATO a Valencia.
Come membro della NATO hai preso parte alla realizzazione del Quartier Generale di Alta Disponibilità della NATO a Valencia, cioè?
Nell’ambito della organizzazione della NATO fu deciso la realizzazione di una base di pronta disponibilità qui a Valencia. Un numero esiguo di Ufficiali scelti e provenienti dai vari Paesi tra cui io fu inviato inizialmente per la preparazione della Base. I compiti furono diversi ed onerosi poiché bisognava provvedere alla preparazione ed organizzazione dell’Ente affinché gli Ispettori della NATO procedessero alla sua validazione. Tutto fu eseguito alla perfezione fino al 2003 quando la NATO finalmente decise dare il suo placet. Ricordo di aver ricevuto Re Juan Carlos, il Principe Felipe ed il Ministro della Difesa Bono.
Come Capo Progetto Europeo per il Ministero del Lavoro e della Difesa, hai realizzato 120 centri di formazione scolastica. In che cosa consisteva questo progetto europeo?
Il servizio militare di leva fu sostituito completamente dal reclutamento dei volontari dell’Esercito. Però presto si creò il problema per i volontari che facevano ritorno a casa. Lontani dalla società durante tre anni affrontavano il mondo del lavoro sprovvisti di qualsiasi tipo di informazione. Il Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero della Difesa disegnarono quindi un progetto chiamato Euroformazione Difesa. Lo scopo era quello di munire i volontari di quegli strumenti necessari per un adeguato reinserimento nella società civile. Si organizzarono centri scolastici in altrettanto caserme dove si apprendeva inglese, informatica, orientamento all’impresa ed il conseguimento della patente europea d’informatica (ECDL) più tardi valida quale credito universitario. Riusci con non pochi sforzi a far firmare convenzioni con la Microsoft Italia per la cessione gratuita di 900 personal computer e con la Telecom Italia per la connessione internet per tutti i centri scolastici. Il CILTA dell’Università di Bologna creò appositamente un programma specifico chiamato “MISSILE” per l’apprendimento online della lingua inglese. Il programma ebbe un gran risalto sulla stampa e la televisione ed i rappresentanti della Difesa di vari Paesi vennero a visitarci per conoscere il progetto.
La NATO oggi, i rapporti fra la NATO e l’Europa?
E’ abbastanza complesso cercare di delineare in breve i rapporti che intercorrono tra l’Europa e la NATO. L’Unione europea e la Nato percorrono da anni un cammino di avvicinamento reciproco, a partire dal vertice di Washington del 1999, in cui l’UE rese manifesta l’esigenza di dotarsi di un’autonoma capacità logistica delle situazioni di crisi ed in cui l’Alleanza Atlantica rendeva disponibile le proprie capacità di pianificazione a noi alleati europei. La ridefinizione dei rapporti tra Nato ed Unione Europea, oggi ha assunto un aspetto cruciale. Dialogo, opportunità, collaborazione, sicurezza, tutti temi che sono sul tavolo e continuamente aggiornati. Abbiamo tra le altre cose una responsabilità concreta e non facile da sostenere quale la nostra presenza nel Mediterraneo.
Ma oltre al Colonnello c’è anche il letterato ed il poeta. Membro d’onore dell’Accademia d’Arte Alfonso Grassi, Presidente del Circolo Letterario Romano “Via del Babbuino” e del CircoloLetterario “ Gli Amici del Gambrinus” a Napoli, quale era la vostra attività?
Questa domanda mi coglie nel profondo del mio cuore. Due periodi tra i più importanti della mia vita: Napoli e Roma. Due città diverse tra esse con diverse velocità nel quotidiano. Napoli è un condensato di emozioni, colori, sentimenti che si avvertono ad ogni passo tra i suoi mille vicoli, tra gli odori del cucinato e della salsa bollita o della biancheria multicolore stesa fuori dai balconi. Ogni mattina mi trovavo al Caffè Gambrinus sorbendo un caldo e ristoratore caffè con uno dei miei più cari amici Vincenzo Cannavale, noto attore napoletano. Fu lì che nacque l’idea della straordinaria esperienza di un caffè letterario che durò circa cinque anni, una vera culla per me di sapere. Lo stesso accadde a Roma più tardi quando su di uno dei barconi del Tevere declamavo poesie e brani letterari. Momenti davvero gratificanti che mi portarono a conoscere un mondo completamente diverso da quello in cui vivevo abitualmente. Roma è nel suo insieme la rappresentazione del mondo. Arte, cultura, bellezza, storia, disagio sociale, traffico e tutto di più ancora.
Nel 1992 vieni premiato dal Presidente della Biennale di Venezia?
Sono stato premiato nel corso di vari concorsi letterari ma quello per me più significativo fu quando fui premiato appunto dall’allora Presidente della Biennale di Venezia per una opera da me composta sulla “Circolarità del tempo”. Un’opera complessa, densa per me di significati, che fu poi oggetto di studio e di critiche positive nell’Università de La Sapienza. Così scoprii che la lettura di una tua opera da parte di altri lettori da luogo ad interpretazioni diverse che non avevi considerato. Una piacevole ed interessante scoperta che offre spazio per molteplici riflessioni.
Che cosa è oggi la letteratura?
Oddio, mi sento sotto i riflettori. Oggi è mia opinione che manca sempre di più l’abitudine alla lettura, la famosa ruminatio come amavano dire nel medioevo, o la lenta masticazione della parola. Come asseriva un grande letterato. Tempo e spazio non sono più nostri, ma perché possiamo reimpossessarci di essi dobbiamo tornare alla sana lettura. Internet, tablet, Iphone ci stanno allontanando sempre di più da questo mondo in cui la parola è il mezzo, il sostantivo ed insieme l’aggettivo ed il verbo. La letteratura è forma vivente della parola.
Che rapporto e come è diverso con i giovani di oggi?
Eh, grande e profonda domanda. I giovani di oggi sono i figli della nostra cultura. Un terreno difficile anche per un affermato sociologo. Le nuove generazioni presentano difficoltà nello stabilire relazioni sociali con gli altri, frutto di una tendenza a mascherarsi nel presentarsi, ed i social media “aiutano” in tale aspetto a rendere l’autentico nonautentico. La preferenza alle relazioni virtuali, l’uso di maschere per evitare crisi o rifiuti, un sociale che a volte è difficile comprendere ma che allo stesso tempo denota incertezze, timori. Cerco nel mio piccolo di aiutarli, di stimolare in loro il desiderio soppresso di mostrarsi come sono, di affermarsi, di essere se stessi.
Hai recitato con Laura Betti, nel cimitero di Testaccio sulle tombe di Gramsci, Shelly, Carlo Emilio Gadd e Dario Bellezza. Con tutte le tue esperienze letterarie, qual è la più significativa per te?
“Il percorso della memoria” nel cimitero acattolico del Testaccio a Roma è stato uno dei momenti più toccanti da me vissuto. Portare la parola, il verso, alla presenza di artisti in tale luogo di silenzio e di meditazione ha rappresentato senza dubbio il suo peso nella mia maturità letteraria. Senza dubbio una esperienza densa di significati che ripeterei. Credo che tutti noi dovremmo ogni tanto passeggiare tra i viali di un cimitero soffermandoci ad osservare il silenzio immoto che in esso stagna. E’ un esercizio credo necessario per la nostra spiritualità.
Ma fra tutto questo e molto di più c’è anche la beneficenza?
Qui, nei pressi di Bètera, sorge tra i primi rilievi della Sierra de la Calderona la Cartuja di Portacoeli, una Certosa dove trovano ospitalità circa venti monaci di clausura dell’Ordine di San Bruno. Io mi occupo spesso di tutto ciò che riguarda i contatti con il mondo esterno, documenti, certificazioni e l’acquisto, spesso in Italia, di materiale diverso. Ogni due mesi porto loro vari alimenti e generi di conforto che raccolgo insieme ad amici ed amiche che mi aiutano in modo volontario. Lo stesso accade con un orfanatrofio di Valencia retto dalle Suore della Montagna dove sono ospitati circa 60 bambini di diverse età. E’ un coro di allegria che ringiovanisce il cuore quando arriviamo con l’auto zeppa di ogni genere.
Hai tenuto una conferenza “Il Risorgimento e L’Unità”. Qual’è oggi il Risorgimento?
Sarebbe troppo lungo parlare del Risorgimento, quando e come nacque. Il premier britannico dell’epoca, Lord Palmerston, affermò che il Risorgimento italiano fu l’epopea più romantica del secolo. Ed aveva ragione, anche se poi l’Unità d’Italia venne funestata da quella che alcuni definirono una vera guerra civile. L’esercito piemontese invase tutto il meridione d’Italia annientando le proteste della popolazione che ribellatasi si era organizzata in bande armate unendosi ai briganti. Eccidi, stragi, distruzione, deportazioni, furono perpretate all’insegna del nuovo governo. Ma è storia passata. Oggi il Risorgimento credo che viva nell’idea del nuovo, la speranza che l’Italia “risorga” dalle vecchie e dalle nuove ceneri. Dovremmo, a mio avviso, parlare più spesso ai nostri giovani del Risorgimento Italiano. Come diceva un grande del giornalismo Indro Montanelli, “la storia non è che la ricerca nel passato dei perché del presente”.
Parliamo anche della Associazione Pensionati Italiani residenti all’estero come coordinatore?
Sono uno dei referenti per la Spagna di questa importante e nuova Associazione nata con l’intento di sanare alcune iniquità perpretate a danno di una categoria di pensionati, quelli definiti INPS ex INPDAP. Grazie all’iniziativa di Giuseppe Bucceri, nostro emerito Presidente, ed un manipolo di volontari nel vero senso della parola, si è creata questa Associazione pienamente e legalmente riconosciuta dal Governo spagnolo. Attraverso uno studio legale affermato di Roma stiamo cercando di ottenere un risanamento delle condizioni imposte da un legislatore distratto e da un sistema pensionistico perverso. Ogni giorno si uniscono a noi più pensionati da tutto il mondo e con essi la nostra voce si fa sempre più forte.
Oggi sei un importante consulente per aziende Multinazionali Italiane nei settori della Alta Tecnologia. Quanto la tecnologia è fondamentale nelle aziende e per le aziende.
Nel 2007 fui contattato da una importantissima azienda multinazionale italiana e da allora lavoro principalmente nel loro Dipartimento (HiTech) di Alta Tecnologia. I settori nei quali siamo impegnati sono il Racing, la Difesa, Maritime e Aerospace. La tecnologia oggigiorno è fondamentale ed è segno e cammino inequivocabile verso il futuro, senza di essa si rimane fermi ad un presente che molto presto diventerà passato. Io vivo a Valencia, terra per antonomasia della chufa e della orchata. Durante una mia recente visita ad una delle più famose aziende del settore rimasi sbalordito quando mi mostrarono che tutte le modernissime macchine per la lavorazione della chufa e della orchata erano italiane. Ben sappiamo che in Italia la chufa è totalmente sconosciuta eppure dimostrazione che la nostra tecnologia avanza anche nei settori che il nostro Paese disconosce.
Per il tuo lavoro hai girato il mondo, cosa ti sei portato e ti porti sempre con te dell’Italia e della tua bella città natale, Napoli?
Si, mi mancano solo l’Australia, l’Asia e gli States. Però l’Italia è e rimane scolpita nel mio cuore. Un po’ mi considero esule, ma porto con me la sua millenaria storia che cerco di diffondere e la sua immensa arte, ma Napoli con le sue contraddizioni ha un posto particolare in me. Racconto sempre con emozione una domenica mattina visitando il mercatino di Forcella un’anziana scivolò e cadde malamente sul marciapiede. Un negoziante prontamente le offrì una sedia e dell’acqua, io ed un passante l’aiutammo a sedersi, una signora dal primo piano dell’edificio presso il quale eravamo ci chiamò dall’alto e calò il “paniere” di vimini con una bottiglia di vetro con caffè caldo e dei bicchierini di plastica. Poco minuti dopo il marciapiede era pieno di gente cercando di dare consigli ed aiuto all’anziana signora. Mesi dopo ero a Milano, in via Montenapoleone. La strada alla moda più conosciuta nel mondo. Analoga situazione, signora anziana, questa volta elegantissima, cade ed io ed un amico la soccorriamo. I passanti scivolavano al lato indifferenti in una Milano plumbea. La commessa di un negozio di abiti firmati era lì che guardava distratta continuando imperterrita a fumare la sua sigaretta. Questo per dire che Napoli nonostante i lati negativi che sicuramente mostra ad una prima istantanea ha un cuore che palpita come in nessuna altro luogo nel mondo. Puoi anche vivere solo ma se i vicini dopo tre giorni non ti vedono uscire ti bussano per sapere se hai bisogno di qualcosa. Non è straordinario?