Con l’A.Ge. ORVIETO - Francesca Compagnucci "Un GENITORE E' UN FIGLIO!!! ...GENITORE PERFETTO ... FIGLIO PERFETTO!!!"

Intervista di Paola Pacifici

Intervista di Paola Pacifici

Presidente A.Ge. Orvieto, è……..?

L’A.Ge. è un acronimo e sta per Associazione Genitori. È una onlus presente sul territorio nazionale dal 1968, si ispira ai valori della Costituzione italiana, all’etica cristiana e alle Dichiarazioni internazionali dei Diritti dell’ Uomo e del Fanciullo. Nata dalla volontà di un gruppo di persone che, comprendendo pienamente il significato e le responsabilità del ruolo dei genitori, divenuto sempre più complesso dal boom economico in poi, si sono unite proponendo attività e iniziative per implementare le competenze, le progettualità e le capacità di incidenza nel tessuto sociale, superando il senso di solitudine che molte famiglie sperimentano . Ad oggi sono oltre 200 le sedi A.Ge. presenti in tutte le regioni del nostro paese. Nel 2008 è nata A.Ge. Orvieto; prima Presidente Randa Romero, con la quale “sboccia” il primo nucleo di un ambizioso progetto: il roseto didattico di Rocca Ripesena di cui parleremo più avanti… Per molti anni l’associazione a Orvieto è stata guidata da Monia Pieroni alla quale sono subentrata come Presidente a gennaio di quest’ anno, dopo diversi anni di “militanza” nel direttivo con vari ruoli. L’associazione Genitori collabora con le amministrazioni, con enti e altre associazioni attive nel sociale. L’A.Ge nazionale fa parte, tra le altre cose, del Forum Nazionale dei genitori e della scuola (FoNaGS) presso il MIUR, del Forum del terzo settore e della Consulta degli esperti del Dipartimento antidroga presso la Presidenza del Consiglio.

Perchè la fondi, e i suoi soci sono?

I soci A.Ge. sono “persone di buona volontà”, per la maggior parte genitori e educatori, ma anche persone sensibili alle problematiche giovanili, consapevoli della complessità del ruolo genitoriale, dell’importanza della condivisione di esperienze e del confronto, anche con esperti. Tra le varie iniziative l’associazione si è fatta carico di organizzare corsi con pedagogisti e psicologi. Durante il periodo del COVID-19 il Direttivo di allora organizzò una serie di incontri on line dal titolo “Le relazioni familiari al tempo del COVID”, proprio per non lasciare soli gli associati, per creare, anche in un momento di particolare isolamento, una rete, delle occasioni di confronto per dialogare costruttivamente e apertamente.

Chi sono i vostri sostenitori?

L’A.Ge. è una onlus, i suoi sostenitori sono gli associati, che pagano una simbolica quota di iscrizione, l’amministrazione comunale e vari Enti e Fondazioni che sovvenzionano alcuni nostri progetti. Essendo iscritta al terzo settore, l’A.Ge. può partecipare a bandi pubblici attraverso i quali ottiene i fondi per le attività più complesse e costose. Inoltre, l’associazione organizza in alcuni periodi dell’anno, varie attività; ad esempio, tempo fa a fine settembre/ ottobre abbiamo predisposto la scartocciatura delle pannocchie e laboratori creativi a tema (con le foglie delle pannocchie abbiamo realizzato delle bamboline) così da rendere evidente come dal chicco della pannocchia si potesse passare alla macinatura e alla realizzazione della polenta, cotta e venduta ai numerosi passanti di un fine settimana agli inizi d’autunno. Tutti i laboratori sono gratuiti e per tutti, molte persone spontaneamente e generosamente lasciano un’offerta. Poi nel periodo delle castagne la vendita delle castagne, cotte su una grande padella basculante. Oppure la festa di Carnevale per i bambini e le loro famiglie. In tutte le iniziative promuoviamo la nostra Associazione e le sue finalità. Queste attività ci servono per avere un po’ di fondi, ma soprattutto per dare visibilità all’A.Ge. Orvieto. Da anni l’Associazione promuove progetti per gli studenti e studentesse delle scuole, dalle primaria alla secondaria di primo e secondo grado, affrontando vari temi, dalla socio-affettività, il discorso delle dipendenze (“Progetto aperto: scuola, giovani e famiglia”), progetti sulle emozioni (“Tu chiamale se vuoi… emozioni”) e poi incontri per famiglie con esperti del calibro di Franco Nembrini, Daniele Novara, Lorella Boccalini o Alberto Pellai, per poter organizzare questi eventi abbiamo partecipato a delle co-progettazioni insieme al Comune e ad altre associazioni.

Quanto e come la tua associazione è importante  e aiuta  i genitori nel loro “difficile lavoro”?

L’obiettivo precipuo dell’A.Ge. è il supporto alla genitorialità. In una società sempre più complessa, anche il ruolo del genitore è cambiato, è divenuto uno specchio del suo tempo, dove le relazioni si consumano, divorate da una frenesia sempre più incalzante. Oggi si tende a “bruciare le tappe”, tutto è troppo “fast”… dal cibo, agli incontri, veloci e spesso svuotati del loro primigenio significato. Anche in famiglia il ritmo è incalzante, come i pasti, consumati di fretta davanti al televisore che non si ascolta più, ma che continua ad emettere suoni e immagini che spesso si ignorano, perché tutti i componenti della famiglia sono presi da un altro schermo, più piccolo e individuale, quello dello smartphone, trasformando così il momento del pasto da occasione di scambio e di confronto in una di individualistico isolamento. Sto generalizzando, ma in molti casi e “case” accade proprio questo… Cosa fare? Intanto creiamo occasione di incontro, dove affrontare insieme i problemi. Ad una realtà sempre più complessa si può, anzi, si deve rispondere con una varietà di risposte, su vari fronti: interventi per i bambini e i ragazzi nelle scuole e per le famiglie e incontri reali, non “virtuali”. Certamente non abbiamo la bacchetta magica, ma non ci lasciamo scoraggiare, le difficoltà sono stimoli a fare meglio. Mi piace citare una frase di Santa Teresa di Calcutta che diceva che le sue azioni altro non erano che una goccia nell’oceano, ma che se non ci fossero, l’oceano avrebbe una goccia in meno…

Sei anche un insegnante e quindi nei giusti ruoli, e anche madre per capire, intendere  i problemi e le situazioni difficili dei giovani di oggi?

Il ruolo di genitore, ma soprattutto quello di insegnante, di educatore mi ha offerto la possibilità di osservare e di sperimentare, anno dopo anno, l’incremento delle fragilità manifestate dai ragazzi e di conseguenza delle famiglie. Mi trovo ancora una volta a generalizzare, ma se i giovani oggi sono più confusi e disorientati è anche perché lo sono le loro famiglie. I bambini sono iperstimolati, “bombardati” da tante immagini, informazioni e spinti a vivere tante situazioni senza avere il tempo per introiettare, fare proprie attraverso la riflessione, le varie esperienze. Se penso alla mia infanzia o adolescenza, vedo periodi nei quali ero io a combattere contro la noia e ne uscivo sempre vincitrice perché facevo tante cose, imparavo tante cose, da sola o con gli amici. Provare un po’ di noia può anche essere sano, perché “aguzza” l’ingegno, stimola la creatività. Oggi ciò che è preoccupante in molti ragazzi è l’incapacità di fare fronte alla noia da soli e la mancanza di curiosità, che è il lievito della conoscenza; ma questo è anche normale, se i ragazzi sin da piccoli sono abituati ad avere sempre tutto organizzato dagli adulti.

Quanto è importante la cultura e l’esempio famigliare per ” costruire i figli”, io infatti dico che “sono i genitori che costruiscono i figli”?

L’esempio familiare è fondamentale, perché si impara sin da piccoli grazie ai genitori, soprattutto dalle loro azioni, prima che dalle loro parole; ovviamente ci deve essere coerenza tra le parole e i comportamenti. I genitori devono “ben seminare” quando i bambini sono piccoli, devono educare, anche e soprattutto attraverso dei sani “no”.
Alberto Pellai ci ha fatto notare che oggi i genitori perseguono un sogno di felicità per i propri figli, illudendosi che traghettarli verso il mondo degli adulti significhi semplicemente “eliminare gli ostacoli”. È chiaro che spianare la strada dalle criticità è una bella cosa, ma non può essere la finalità dell’educazione, le difficoltà sono un “allenamento per la vita” ed educare significa fare capire l’importanza delle regole, bagaglio che ogni ragazzo si porterà con sé. Poi viene il momento per i genitori di fare un passo indietro quando i ragazzi rivendicano giustamente le loro libertà. Momento molto difficile al quale spesso non siamo preparati, perché tendiamo a vedere i figli, giovani adolescenti, ancora come i nostri bambini…

Nei programmi della tua associazione c’è una “realtà- progetto”, il PAESE DELLE ROSE”?

Rocca Ripesena “Il Paese delle rose” è un importante e impegnativo progetto, una bellissima, un po’ utopistica avventura che A.Ge. ha intrapreso nel 2011/2012 in collaborazione con l’amministrazione comunale. La prima rosa messa a dimora è stata nel maggio 2011 la “Sombreuil ” dedicata alla Madonna della Stella. Più che di utopia è più corretto parlare di “eutopia”, perché parliamo di un luogo “buono”, un “locus amoenus” dove coltivare la bellezza e l’armonia. Concretamente si tratta di un progetto di recupero e di abbellimento attraverso le rose del borgo di Rocca Ripesena, poche case adagiate ai piedi di uno stretto plateau tufaceo a circa cinque chilometri da Orvieto. Da lì, grazie al noto rodologo e compositore di fama internazionale Walter Branchi (uno dei padri della musica elettronica e collaboratore di Ennio Morricone) è nato il primo nucleo del roseto didattico di Rocca Ripesena che oggi comprende oltre 600 piante, appartenenti a circa 350 varietà diverse. Tutte rose antiche e botaniche, alcune provenienti dalla Cina, dalla Turchia, dalla Danimarca. La nostra associazione, in collaborazione con Cittaslow Orvieto ha promosso nel tempo scambi culturali per ragazzi in Danimarca, in Islanda, in Norvegia. In tutte queste occasioni i momenti conviviali o laboratoriali tra giovani orvietani e ragazzi stranieri hanno avuto luogo nel roseto di Rocca Ripesena e gli scambi di rose sono stati sempre graditi. Nel mese di maggio a Rocca Ripesena da anni si svolge, articolata su più giorni, una bellissima festa dove si alternano conference, laboratori per bambini e ragazzi, passeggiate tra le rose, esperienze di ascolto musicale (quest’anno all’alba), yoga al tramonto, aperitivi “in rosa” e pizza nell’antico forno del paese. Quest’anno la festa si è arricchita della prima edizione del PLOGGING TRA LE ROSE e una sfilata di alta moda con i meravigliosi abiti da sera dello stilista italo palestinese Jamal Taslaq. Il Plogging è una disciplina che combina corsa e pulizia dell’ambiente dai rifiuti. Noi abbiamo rivisto questa pratica sportiva adattandola a passeggiata per famiglie con pulizia del percorso. 58 i chili di rifiuti raccolti e differenziati. Un bel risultato! Il progetto del “Paese delle rose” nasce come roseto didattico perché è una spazio aperto a tutti, specialmente ai giovani, e perché in questo suggestivo luogo vi hanno trovato conclusione molti nostri progetti proposti ai ragazzi delle scuole. Gli studenti di una classe del liceo Artistico hanno realizzato dei lavori in terracotta che a maggio di quest’anno sono stati posizionati all’inizio del sentiero che collega la frazione di Sferracavallo all’antico borgo. Qualche anno fa vi abbiamo accolto i bambini dell’infanzia che hanno festeggiato la fine della scuola con una fiaba animata dalle maestre lungo il roseto, con tanto di lupo cattivo e neve fatta con i petali delle rose. La festa si è conclusa poi con pizza cotta nel forno del paese e offerta a tutti. Con i petali delle rose abbiamo realizzato anche l’acqua di rose e la crema “Rose di Rocca”, utilizzando la tecnica dell'”enfleurage” (i petali raccolti all’alba vengono poi adagiati e lasciati per diverso tempo su teglie piene di vari tipi di burro, cacao, jojoba…) Questo è stato possibile grazie alle competenze e strutture di un nostro socio, Andrea Graziani, che è un esperto di profumi. La nostra associazione coltiva anche un sogno: una “Casa delle rose”, uno spazio multifunzionale dove svolgere le nostre tante iniziative. Per ora quello della casa delle rose è un bel sogno, ma ci stiamo lavorando e chissà che non si realizzi, trovando i giusti finanziamenti o imprenditori lungimiranti che credono e vogliono investire nel nostro progetto.

L’Associazione  A:GE.è dei genitori e per i genitori, come riportato dal vostro logo. Ma cosa serve ai genitori e per i genitori?

Certamente l’A.Ge. è una associazione “di genitori per i genitori”, ma non solo, è aperta a tutte le persone sensibili e di “buona volontà”. Cosa serve ai genitori oggi? Secondo me occorrono delle occasioni di incontro, di confronto e di condivisione di esperienze. I genitori hanno bisogno di non sentirsi soli, anzi, abbiamo bisogno di non sentirci soli. Non esistono genitori perfetti né famiglie perfette, se non nelle pubblicità. Essere genitori si impara con l’esperienza “sul campo”, “sporcandosi le mani” giorno dopo giorno e aggiustando gradualmente il tiro. Le crisi, gli scontri generazionali fanno parte della quotidianità e sono cose normali, non siamo alieni, anche se a volte i ragazzi nella fase dell’adolescenza ci sembrano tali. Sapere di poter contare sulle esperienze di altri genitori, condividere momenti anche ludici o conviviali, ascoltare le parole di esperti è sicuramente arricchente per tutti.

Come è cambiata la figura dei genitori oggi, chi sono? A volte si dimenticano che sono stati anche loro dei figli e renderli psicologicamente e realmente più sicuri, fargli sentire  che sono forti… dico che ” I genitori debono essere un punto di riferimento.. e non di giudizio”?

La figura del genitore è cambiata molto in questi ultimi decenni, seguendo le trasformazioni che hanno attraversato la nostra società. Personalmente ritengo che noi genitori, più che dimenticarci della nostra esperienza di figli, prendiamo come termine ultimo di paragone la nostra esperienza di figli, senza riflettere che quel tipo di esperienza è vecchia e superata, perché riferita ad una tipo di società che non esiste più. Concordo pienamente sul fatto che dobbiamo essere punti di riferimento per i nostri ragazzi senza dispensare giudizi, cosa non sempre facile da mettere in pratica. L’importante è imparare dai nostri errori.

E allora, Presidente, chi è il “genitore perfetto per avere dei figli perfetti”.. Forse è un po’ troppo… ma noi ci crediamo…

Non credo che esistano figli perfetti né genitori perfetti. I genitori devono aiutare i ragazzi a crescere con il loro bagaglio di regole, ciò consentirà ai giovani di orientarsi in un mondo sempre più complesso. Gli adulti non devono avere paura di sbagliare, perché gli errori si commettono e, secondo me, dobbiamo anche imparare a chiedere scusa. L’obiettivo principale dell’educazione non deve essere la perfezione, ma la crescita armonica dei figli, offrendo loro tutti gli strumenti, le competenze relazionali, socio-emotive e cognitive che gli consentiranno di andare incontro alla vita. Gli ostacoli non vanno tutti rimossi, perché solo affrontando le difficoltà ci si “allena” alla vita.