Intervista di Paola Pacifici
Giordano, diplomato all’Istituto Sperimentale di Gubbio con indirizzo turistico. Perché scegli questo indirizzo?
L’indirizzo turistico mi ha subito colpito perché permetteva lo studio di varie lingue straniere, esattamente lo spagnolo, l’inglese ed il tedesco. Ho pensato all’importanza che potesse avere, una conoscenza anche solo a livello didattico per un eventuale lavoro futuro.
Tu vivi in una città indubbiamente turistica per la sua storia.. Quanto è importante per una città il turismo e che tipo di turismo vive Gubbio?
Il turismo ritengo sia l’anima di ogni città, per il suo sviluppo e la sua economia. Gubbio ha un turismo soprattutto di passaggio. I turisti vengono per ammirare ogni aspetto di Gubbio, non solo i monumenti ma anche vicoli, scorci…. perché ogni angolo di Gubbio è veramente storia e cultura
Sei anche molto conosciuto come un importante fotografo. Quando cominci, perchè e che cosa fotografi?
La passione per la fotografia me l’ha trasmessa un mio caro amico. Decido di cimentarmi in questa “passione” nel luglio del 2014 in occasione della Cronoscalata (gara di velocità di auto in salita) Trento-Bondone. Ricordo che il risultato fu eccellente. Mi piace fotografare principalmente auto da corsa; ogni anno partecipo come fotografo accreditato ad alcune cronoscalate, ma non solo, perché ho piacere anche di immortalare alcuni momenti della vita degli insetti.
Quando fotografo amo cogliere gli istanti che mi emozionano di più durante tutta la gara.
Una “bella “foto cosa trasmette e quanto c’è della personalità del fotografo?
Ritengo che ci sia tutta la personalità di chi scatta la foto e, sicuramente trasmette la bellezza di ciò che si è voluto immortalare in tutte le sue sfaccettature. Ci sono foto che vengono realizzate talmente tanto ad opera d’arte e, con la passione che contraddistingue un bravo fotografo, tanto da percepire, osservandola, la sensazione di toccare con mano e sentirsi parte di quello scatto.
Un “bravo fotografo è“…?
E’ un osservatore meticoloso, attento, preciso che sa cogliere un particolare, un attimo di vita, un’emozione…
Ogni cosa che fotografo ha un qualcosa del mio essere e del mio stato d’animo.
Quando non c’era la televisione, la stampa, il fotografo con le sue foto era la testimonianza di quello che era successo o succedeva, una guerra, una vittoria, una conquista….Oggi come è cambiata la fotografia con i cellulari?
Oggi, con l’avvento delle nuove tecnologie, non è cambiata solo la fotografia, ma tutto il mondo. Per esempio, con gli smartphone di ultima generazione, puoi fotografare in tanti modi, con molti effetti speciali e realizzare buone foto, per tale motivo ultimamente il lavoro del fotografo viene preso poco in considerazione.
Si dice che una fotografia “ha un anima”… è cosi?
Si, infatti in quello che fotografo c’è il mio stato d’animo, le mie emozioni e la voglia di imprimere nella mia mente un ricordo che viva per sempre in me ogni volta che lo vado a riguardare.
Le tue belle foto vengono pubblicate da riviste italiane e straniere…sei chiamato “il fotografo sensibile” perché?
Secondo me, un fotografo quando scatta deve dare un anima ad ogni foto, cioè la sua forza non è solo fare una stupenda foto dal punto di vista tecnico, ma soprattutto deve catturare con l’obiettivo quello che a lui colpisce… che possa trasmettere le sue sensazioni nel momento che viene impresso lo scatto, lasciando così all’occhio di chi la osserva la più ampia immaginazione.
A parte le foto delle corse automobilistiche a cosa e a chi vorresti fare un sevizio fotografico?
Mi piacerebbe tantissimo fotografare il campionato di Formula 1, è uno dei miei sogni e, magari anche negli stadi di calcio, in particolare la mia squadra del cuore che è la Juventus.
Giordano, dacci un consiglio e anche un segreto…per fare una bella foto e anche per apparire “perfetti”.
Non esiste una regola per fare una bella foto e nemmeno per identificarla come tale, perché agli occhi di un fotografo una foto è bella non solo per la sua messa a fuoco e i suoi colori ma soprattutto se osservandola trasmette qualcosa, se colpisce, e dà l’idea di toccare l’oggetto della posa come un qualcosa di vivente e in particolare sentire lo stato d’animo di chi ha fotografato.