GIOVANNI ARICÒ: LA CAMERA DI COMMERCIO ITALIANA A MADRID

Intervista di Paola Pacifici

La Camera di Commercio Italiana Spagna a Madrid ha organizzato, in collaborazione con l’Ambasciata, “la settimana italiana a Madrid”. In un momento difficile come questo, il concorso di tutte le aziende e degli attori istituzionali hanno dato una grande prova del dinamismo dell’Italia. Il sud ha sempre attivato promozioni sia turistiche che economiche. Le sue aziende, più piccole di quelle del nord, con più necessità di promuoversi. In questo momento di crisi anche la Camera non può isolarsi dai contesti in cui opera. Abbiamo quattro pilastri operativi: l’informazione, la formazione, i servizi alle imprese ed i contatti d’affari. La crisi della Italia e della Spagna è differente. Quella italiana è probabilmente politico-istituzionale, quella della Spagna è finanziaria,
di liquidità ed economica. La Spagna rispetto all’Italia come imprenditore è sempre stata molto più pigra.

Parliamo di
“PASSIONE ITALIA”?

È stata una grande espressione del carattere italiano. In un momento difficile come questo, il concorso di tutte le aziende e degli attori istituzionali hanno dato una grande prova del dinamismo dell’Italia diversamente da altri paesi che accettano passivamente la crisi e che la vivono anche in modo psicologicamente più drammatico. L’Italia da sempre prova di una grande capacità di reazione che si è manifestata con un ampia partecipazione di aziende italiane ma anche nell’entusiasmo con cui hanno partecipato. Al di là dell’aspetto economico è stato un evento come pochi, uno specchio della società italiana di Madrid, con 6 mila presenze solo per le giornate del 2-3 giugno svolte in Consolato e complessivamente, per le altre attività
come il Workshop, la “Fiera della Gastronomia Italiana” in Plaza Santa Cruz, le degustazioni nel ristorante “La Trastienda”. Abbiamo registrato 10 mila presenze. Sia di
italiani e sia spagnoli. Nasce quando 5 anni fa, ero appena arrivato a Madrid, era tangibile l’esigenza di una manifestazione istituzionale che rappresentasse non solo la comunità anche per la parte economica, ma anche le istituzioni. Con l’allora ambasciatore Pasquale Terracciano si pensò ad una manifestazione nei locali della Scuola Italiana, facendo partecipare le componenti del settore italiano, sociale, economico, politico ed istituzionale, mettendo insieme interessi non sempre facili e diversi fra loro. Fu la più grande intuizione della storia di questa manifestazione. Il primo evento nel 2008 promosso e appoggiato dalla città di Regione Calabria. Siamo arrivati a questa del 2012, che nonostante le difficoltà, è stata la più completa, entusiasmante sia come partecipazione del pubblico e sia come aziende. Negli anni passati si realizzava con budget differenti, quest’anno proprio per le difficoltà economiche la manifestazione ha richiesto un maggiore e più pesante impegno e coinvolgimento di tutto lo staff della Camera. Nel passato il 50% dei servizi si affidavano a terzi, con un notevole esborso economico, ora l’80% è stato svolto dal nostro personale con cambiamenti di vita, orari
impossibili, forte dedizione personale e tanta “passione”. Impossibile realizzare questa manifestazione senza lo sforzo dei componenti della CCIS. A novembre del 2011 abbiamo preparato un progetto inviandolo alle 105 camere di commercio in Italia per coinvolgerle. A febbraio non avevamo risposte, per le incertezze istituzionali. A marzo abbiamo chiuso le partecipazioni e quindi a ridosso della manifestazione, avendo così solo 15 giorni per l’organizzazione finale. Hanno aderito la Camera di Commercio di Ragusa, il Centro Estero della Sardegna, la Camera di Commercio di Cosenza, la città di Reggio Calabria con il consorzio del Fata Morgana, un progetto che coinvolge i comuni limitrofi, bellissimi come Scilla, Bagnara, Villa San Giovanni ed altri che da anni appoggiamo come promozione turistica. Ha aderito la Regione Sardegna. La grande capacità è stata quella di coordinare le varie strutture istituzionali nei differenti segmenti per dare ad ognuno un ruolo, la partecipazione del Centro Estero della
Sardegna ha fatto da intermediario perché, mentre la Regione Sardegna attraverso l’assessorato al turismo ha contribuito alla campagna di promozione, il Centro Estero in
collegamento con le Camere ha selezionato le aziende. La provincia di Cagliari copartecipe del progetto, ha collaborato con il Centro Estero, su nostro sollecito, per estenderlo alle aziende della provincia. Per alcuni comuni della Sardegna abbiamo curato la promozione turistica con un taglio commerciale con un nostro portale www.italiaonlive. com, che promuove i territori fuori dai circuiti dei grandi tour operator, come nel caso dei Laghi e dei Nuraghi, collaborando con i piccoli tour operator
locali creando dei pacchetti turistici che si acquistano sul portale direttamente da loro. Pur occupandoci di tutti i settori merceologici, da alcuni anni ci siamo specializzati nel settore turistico ed in quello agro-alimentare, hanno un grande impatto sulla comunità spagnola. L’interesse degli spagnoli per il prodotto italiano è fortissimo. In questi giorni, dopo la manifestazione sono tante le telefonate che mi sono arrivate per sapere dove compare i prodotti assaggiati durante la manifestazione. Un caro amico della Endesa voleva comprare il “pane carassau” divenuto per lui abitudine alimentare.

Quasi tutte le aziende presenti a “Passione Italia” sono del sud. È perché hanno bisogno di maggiore promozione per essere conosciute di più?

Storicamente il sud ha sempre attivato di più le promozioni sia turistiche sia economiche. Le imprese del sud hanno una dimensione diversa, più piccola da quelle del nord,
con più necessità di promuoversi ed essere affiancate dalle istituzioni. Le istituzioni del sud hanno una vera attenzione alla promozione ed all’appoggio istituzionale alle aziende. Da tanti anni nel nord le istituzioni utilizzano come strumento di promozione una forma semi indipendente, dando delle risorse finanziarie direttamente alle aziende su loro indicazioni per le attività a cui vogliono partecipare. Questo crea un po’ di dispersione perché ogni  va per conto suo. Al sud le istituzioni hanno una attività centralistica, raccolgano le informazioni sui progetti, consultano le aziende per vedere se sono di loro interesse e sostengono parte dei costi appoggiandole nella partecipazione.

La Camera di Commercio Italiana a Madrid in questomomento di crisi?

Un grande risultato raggiunto è quello di aver creato uno spirito di gruppo con risorse professionali che hanno la capacità di adattarsi con flessibilità al mercato. Come tutte le aziende, non può isolarsi dai contesti in cui opera. Se il mercato è in crisi, la grande differenza è quella di adeguarsi al momento. Questo la Camera ed il suo personale riesce ed è riuscito a farlo. Abbiamo quattro pilastri operativi: l’informazione, la formazione, i servizi alle imprese ed i contatti d’affari. Da quando sono qui abbiamo modificato, secondo le esigenze del mercato, la maggiore o minore incidenza di ognuno di questi settori. Stiamo concentrando l’attenzione sulla formazione, sviluppando
moltissimo il carattere.

La Camera di Commercio Italiana a Madrid in questo momento di crisi?

Un grande risultato raggiunto è quello di aver creato uno spirito di gruppo con risorse professionali che hanno la capacità di adattarsi con flessibilità al mercato. Come tutte le aziende, non può isolarsi dai contesti in cui opera. Se il mercato è in crisi, la grande differenza è quella di adeguarsi al momento. Questo la Camera ed il suo personale riesce ed è riuscito a farlo. Abbiamo quattro pilastri operativi: l’informazione, la formazione, i servizi alle imprese ed i contatti d’affari. Da quando sono qui abbiamo modificato, secondo le esigenze del mercato, la maggiore o minore incidenza di ognuno di questi settori. Stiamo concentrando l’attenzione sulla formazione, sviluppando
moltissimo il carattere formativo, collaborando in progetti europei nella formazione, come l’alternanza scuola-lavoro, il Leonardo per giovani imprenditori. Siamo partner certificati del Ministero dell’Educazione e da quello dello Sviluppo Economico per la realizzazione di progetti europei nei quali è richiesto un concorso di istituzioni e la camera è uno di questi soggetti qualificati che danno un valore aggiunto alle istituzioni che li propongono. È per noi motivo di grande orgoglio. La crisi della Italia e della Spagna è differente. Quella italiana è probabilmente politico-istituzionale, quella della Spagna è finanziaria, di liquidità ed economica. In questo momento riscontriamo che
nelle storiche relazioni fra due imprese italiana e spagnola, di cui una era fornitore dell’altra e viceversa, si creano rapporti di tensione perché entrambi i paesi sono in crisi. In molti casi le imprese italiane hanno interesse a collaborare, ad aiutare, a subentrare nel capitale delle imprese spagnole con le quali avevano rapporti. Stiamo ricevendo richieste in tal senso per acquisire partecipazioni e noi, la Camera, verifichiamo che ci siano le condizioni adatte, li facciamo incontrare e di forma indipendente attuano i loro accordi. Il nostro ha un “ruolo bilaterale”, è l’unica istituzione che in realtà coopera tanto per lo sviluppo del commercio italiano in Spagna quanto per la attrazione di investimenti spagnoli in Italia , sia con lo sviluppo di reti commerciali per le aziende spagnole sia con queste che investano in Italia con delocalizzazioni, molto difficili da attuare oggi, sia con partecipazioni in azionariato in aziende italiane. L’interesse oggi esiste. I settori con maggiore dinamismo dalla parte spagnola sono quelli in cui ha brillato in questi anni come nella progettazione delle energie rinnovabili, è stata leader ma oggi ha la concorrenza produttiva della anche con l’Italia dove non si è puntato
molto su questa soluzione per le incertezze politiche e decisionali. La Spagna nel settore eno-gastronomico è attualmente in fermento ed è preparata. Oltre all’analisi dei
settori, osserviamo che la Spagna rispetto all’Italia come imprenditore è sempre stata molto più pigra. La pigrizia non nasce da una mancanza di volontà o di dinamismo, la Spagna in questi ultimi quindici anni è cresciuta del 2, 5 % – 3.5% di superávit, ha continuato ad espandere il suo mercato interno, ma l’imprenditore locale non ha sentito l’esigenza di aprirsi ai mercati esteri. Davanti alla nostra richiesta di una loro partecipazione alle fiere, la risposta era che il 95% della produzione andava per il mercato interno. Noi gli facevamo notare che nel caso di un crollo della domanda interna avrebbe portato ad una esigenza immediata di differenzazione del mercato e che quindi sia
la sua azienda che la Spagna doveva essere preparata. Purtroppo questo si è verificato. In questo gioca l’aspetto caratteriale, l’imprenditore italiano, sia pur piccolo, produce sempre un 30-40% per i mercati esteri. È un prestigio che il suo prodotto si vende all’estero e giova anche alla vendita interna. L’85-90% delle transazioni internazionali avviene con lettere di credito e in contanti, significa che mentre il mercato interno si autoconsuma a livello finanziario e di liquidità, in quanto è danaro che si sposta, l’afflusso di denaro, di divisa dall’esterno, attraverso l’esportazione e la tentata vendita, apporta denaro fresco, valuta straniera, con un maggiore movimento rispetto ad una economia autarchica come é stata la spagnola che gira intorno allo stesso interscambio economico.

I vostri soci cosa vi chiedono?

La camera ha 300 soci, la differenza con altre camere di commercio è che la crescita è una costante nel numero, con la capacità di fidelizzare i soci attraverso una serie di
servizi qualificati che danno valore aggiunto al contributo associativo ed all’associato come soddisfazione personale. Comporta che rispetto a qualche anno fa, mentre avevamo 40 nuovi soci all’anno e poi quaranta rinunce, adesso la forbice è di 5-6 rinunce per fattori strutturali con una crescita di circa 10, 15 soci all’anno. L’aumento è influenzato anche dal fatto che abbiamo stabilito una serie di quote a livello di associati. Ogni settore corrisponde ad un numero chiuso di adesioni, riteniamo che la mission della camera sia di carattere imprenditoriale, la nostra base associativa deve essere per l’80% costituita da imprenditori. Con una forte richiesta da parte di professionisti, di agenzie di servizi, non significano che non vogliamo che entrino, abbiamo quindi stabilito una quota per differenti settori e facciamo crescere solo il segmento dell’imprenditoria. Le quote delle imprese sono circa l’80%, di queste il 50 è di piccole e medie aziende ed il restante sono le grandi. La quota associativa è da 7 anni di 300 euro, più un una tantum per la prima iscrizione di 50 euro, e 950 euro più un una tantum di 100 euro come diritto di associazione, sono quote per la piccola e grande azienda e secondo i servizi prestati alle due categorie. Inoltre organizziamo servizi su misura, come adesso per la Fiat che ha acquisito la Chrysler ed ha fatto la commercializzazione per l’Europa, esclusa Londra, ed avviene attraverso il marchio Lancia e Jeep. Faremo un’operazione “jeep academy” costruita per loro e la Fiat metterà a disposizione dei veicoli di prova per dei test-drive invitando le aziende. La Camera ha delegazioni a Vigo, Valenza e Siviglia, la dove il delegato opera con dinamismo si ottengono dei buoni risultati. Molti associati sono in Italia anche loro coinvolti in diverse iniziative come le camere di commercio, molti comuni e consorzi, pagano le quote associative e utilizzano i servizi per i loro associati. La nostra web è stata modernizzata, editiamo una newsletter, abbiamo avviato attività innovative progettuali come quella della scuola-lavoro. In questi giorni gestiamo con la Camera di Commercio di Lucca un progetto europeo accogliendo 4 studentesse del liceo linguistico per fare esperienza e per capire come funziona il nostro lavoro. Organizziamo corsi di italiano commerciale e giuridico, utili per una azienda. Nei servizi alle imprese abbiamo sentito l’obbligo di realizzarne alcuni per il carattere istituzionale che abbiamo, come le liste di aziende piuttosto che le visure camerali, affiancandoli a tutte una serie di prestazioni fra cui il contatto commerciale operativo con la azienda italiana interessata ad arrivare sul territorio, facciamo una prima analisi di ciò che produce, valutiamo i competitors, il prezzo medio del prodotto sul mercato ed il volume che genera. Parliamo con l’azienda e capiamo se portarla sul mercato, le modalità e se l’investimento
vale la pena. Dopo questa valutazione offriamo una serie di vantaggi, come l’incubatore, sia fisico che virtuale. Se l’azienda ha bisogno di spazio allora glielo concediamo
nelle nostra sede, se l’azienda trasferisce anche le risorse umane allora abbiamo quattro postazioni con tutti i servizi della fase di startup. L’azienda ha una conoscenza
dell’impegno economico dei prossimi due anni di investimento per entrare sul mercato. Se dovesse da sola andare a cercarsi gli uffici, stare alle regole del mercato con le relative difficoltà, dare un avallo, creare un conto corrente, trovare una persona residente per aprire con meno costi un conto corrente, dare un anticipo di sei mesi di affitto, rifare le installazioni e tutte le pratiche necessarie per telefono e luce, avrebbero più complicazioni, spese ed incertezza dell’investimento. Con la formula che noi offriamo hanno la possibilità di studiare il mercato e decidere.

Caro direttore generale, che cos’è la “Passione Italia”?

Passione Italia di quest’anno, come ti ho detto all’inizio di questa intervista, nasce dalla passione senza la quale sicuramente nei termini economici attuali, non solo questa iniziativa, ma molte altre non si sarebbero potute realizzare. Nasce dalla passione che io e i miei collaboratori
mettiamo nel portare avanti e promuovere il nostro Paese. È un elemento impercettibile, non misurabile economicamente, emotivamente, ma sicuramente fa la differenza fra chi vince e chi perde.