Giulio Andreotti: Gesù ha segnato la svolta nel mondo In questa nostra intervista il Presidente conferma il suo modo personalissimo, lapidario, ma efficace di rispondere alle domande.

“Ai miei figli ho sempre detto: abituatevi più ad ascoltare che parlare. Un buon politico deve tenere aperti occhi e orecchie più della bocca”. ”Un giovane non si può permettere di ‘giudicare’ gli anziani”. “Per la globalizzazione i pregi e i difetti si equivalgono”.

Andreotti durante la Presidenza del Senato

Intervista di Paola Pacifici

Presidente, cosa deve e come deve essere un buon politico?
Un politico deve tenere aperti occhi e orecchie più della bocca. Ascoltare i problemi della gente e capire le esigenze degli altri è importantissimo per chi fa e per chi vuole fare della politica la sua professione. Questo da sempre, ma oggi più che mai.

Le campagne elettorali si facevano con i comizi, oggi con i dibattiti televisivi. Quale è la differenza?
C’è una differenza fondamentale che è vedere da vicino l’oratore. Si stabilisce un rapporto umano, diretto ed immediato di comunicazione con l’elettorato, rende il candidato
più vicino alla gente.

I giovani e la politica?
Ci si è sempre lamentati del loro scarso interesse. Ma dipende da noi. Siamo noi che dobbiamo avere contatti con loro, essere vicino alle loro esigenze, fargli capire e interessarli alla politica, la politica li riguarda e fa parte della loro vita sociale e lavorativa, del loro presente e soprattutto del loro futuro.

Come definirebbe ognuno dei vari periodi storici che lei Presidente ha protagonizzato e vissuto?
Più o meno c’è sempre lo stesso ritmo: alba, sole e tramonto.

Un buon politico deve avere vicino una buona famiglia?
Possibilmente si, ma senza demonizzare i celibi. Naturalmente una vita tranquilla di famiglia può contribuire ad una buona vita politica, ma ci sono anche degli ottimi politici celibi con una brillante carriera.

Quale frase ha detto più spesso ai suoi figli durante la loro crescita?
Abituatevi più ad ascoltare che a parlare. È importantissimo ascoltare gli altri, dedicandogli molta attenzione, si impara a conoscere le persone e molto spesso serve a comportarsi nel modo più corretto nelle varie situazioni della vita.

Pregi e difetti, se ci sono, della globalizzazione?
Più o meno si equivalgono. Dipende dalla prospettiva con cui si osserva la globalizzazione e dalle diverse situazioni che si prospettano. Non si può fare una vera e propria
generalizzazione in quanto le situazioni economiche, geopolitiche, finanziarie e sociali sono diverse e avvengono in tempi diversi.

Quale uomo e/o donna della storia, secondo lei ha segnato la svolta più significativa nel mondo?
Senza confondere sacro e profano, è indubbio che è stato Gesù.

Quanto del “Principe” di Macchiavelli vive ancora nel 2010?
Più o meno tutto, e forse di più. L’opera di Macchiavelli è valida ancora oggi nel 2010. È la storia, e come sempre ci insegna che il mondo non cambia, perché è l’ uomo che
lo vive e che ne determina le regole. Con il tempo cambiano i meccanismi, ma in fondo il desiderio di potere è sempre lo stesso.

Dall’alto delle sua venerabile “età”, cosa può dire che un giovane non si può permettere?
Di “giudicare” gli anziani, vedendoli dall’alto in basso.

Andreotti con Zaccagnini e Moro