Intervista di Paola Pacifici alla dottoressa Anna Clemente.
Dottoressa Clemente, promotrice e organizzatrice del convegno “Il Bambino del terzo millennio, futuro dell’umanità”, perché? Pensando ad uno dei protagonisti del Terzo Millennio, il “bambino” che costituirà l’umanità futura, appare evidente come nei Paesi Occidentali, nel nostro caso l’Italia, questi è come gli adulti, informato, tenuto in considerazione, economicamente in relativa difficoltà, in grado di esprimere i suoi desideri e così via. Ma è solo in apparenza perché diversamente dal passato mai è stato così a stretto contatto nel vivere quotidiano, con altre etnie, culture, livelli sociali, situazioni familiari, informazione distorta e unidirezionale (il rapporto con la tecnologia). Partendo dal fatto che il bambino è un essere vulnerabile, plasmabile adeguato a ricevere molti stimoli, non va dimenticato che, fondamentalmente, richiede punti di riferimento che possono essere la famiglia e la scuola in primis, tutto questo sembra scomparire di fronte alla varietà di stimoli, cambiamenti affettivi, relazioni fluide e mutevoli degli adulti, c’ è da chiedersi che adulto sarà domani e quale umanità contribuirà a creare.
Quali sono i maggiori problemi che un bambino oggi incontra? L’inesistenza dei punti di riferimento che la psicologia riconosce come nutrimento per il ben-essere dell’essere umano in ogni età della vita ma, più importante in quelle vulnerabili. In questo può essere vista una similitudine tra età avanzata ed età infantile e giovanile.
Quanto la famiglia e la scuola sono “ importanti” e “decisivi” per una formazione culturale e psicologica di un bambino?
Fondamentali. Il problema che il concetto di famiglia è tramontato e il rischio di ricaduta negativa è nel fatto che in ogni caso la famiglia è il luogo nel quale possono nascere problemi, ma al suo interno possibile risolverli in quanto per assonanza o differenza ognuno porta con sé i mezzi per discutere, comprendere, conoscersi reciprocamente. La scuola è altrettanto importante se è educativa nel senso di educare per sé e per il mondo, e non solo istruire come talvolta fa a danno proprio dei suoi protagonisti. Se loro non ci fossero, la scuola non avrebbe ragione di esistere.
Sono diversi “purtroppo” , se ci sono, i problemi di in bambino da quelli di una bambina? E’ stato provato che un bambino depresso è uguale ad una bambina depressa. Nel mondo moderno possono essere vittime degli adulti in modo uguale e, a maggioranza, nella nostra cultura hanno gli stessi vantaggi. Il vissuto dei problemi è legato alla diversa percezione maschile e femminile che il gender tenta di uniformare confondendo la diversità psicobioneurologica
I valori che si insegnano sono molto diversi da quelli di 30 anni fa o sono cambiati i modi con i quali vengono trasmessi? Non sono d’accordo con l’immissione di contenuti educativi come il gender, la religione, l’insegnamento della storia fatta di eroi, vittorie e luoghi di battaglie che non affronta il reale significato di un passato trasformato in un presente per mezzo di punti di riferimento, valori e sacrifici accettazione
Il convegno ha visto la presenza di importanti pediatri, psicologi, sociologi, insegnanti ed esperti tra sculturali che con la loro testimonianza hanno presentato il quadro della società nella quale vive il bambino di oggi. Come riassumerebbe i loro interventi con una frase ? E’ stato un modo di presentare i diversi ambiti nei quali il bambino di oggi si trova a contatto. Chiarisce come la non sinergia tra questi variegati stimoli, rischi di non aiutare quest’uomo futuro a crescere bene.
Tornando al titolo del convegno”Come sarà il bambino del terzo millennio, futuro dell’umanità” ed io aggiungo “come vivranno quei bambini “ che avranno quei genitori che oggi sono bambini? Come Shakespeare fa dire ad Amleto “Questo è il problema” anch’io dico che approfondendo, dando attenzione, credendo, si potrà tentare di creare un mondo migliore.
Una “scuola per genitori” sarebbe, utile, necessaria e possibile…….? Assolutamente si: Oggi si parla molto di sostegno alla genitorialità ma a quali genitori se vi è una grande maggioranza di famiglie divise, ricostruite, monogenitoriali, di genere, miste, multiproblematiche, assenti, intrusive, invischiate e così via se non si capisce chi sono gli interlocutori l’insegnamento rimane fine a sé stesso, come in alcuni casi la scuola..
Quali i programmi futuri dopo questa importante iniziativa? Un Master per personale operativo in campo psicosocio sanitario pediatrico per la comunicazione efficace di fronte ai nuovi bisogni che i processi di globalizzazione, culturali, psicologici e sanitari presentano all’inizio di questo Terzo Millennio. Abbiamo inoltre predisposto un Manuale di formazione “Dalla conoscenza alla formazione”per formatori di personale pubblico, privato e di volontariato impegnato nel ruolo di caregiver di fronte a nuove malattie come quelle Rare, fra le altre che tanta difficoltà pongono alle famiglie ed ai curanti, così da aggiornarli sulle nuove conoscenze e sulle nuove modalità operative.
Foto di Luisa Fasoli