Una figura professionale altamente rappresentativa dell’imprenditorialità italiana, un curriculum prestigioso che si raccorda con una personalità dotata di un impatto solare decisamente aperto e comunicativo. Questa l’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva l’ingegnere Alberto Bombassei, ricevendo l’alta onoreficienza del Premio Tiepolo 2012 presso l’Ambasciata d’Italia in Madrid.
intervista di Giulio Rosi
Presidente, la domanda di rito: cosa significa questo riconoscimento per lei, per la Brembo e per l’Italia? Brembo ha da sempre nel suo DNA l’innovazione di processo, tecnologica, di materiali. Siamo riusciti, e ne sono davvero orgoglioso, a trasferire questa cultura anche in Spagna. Credo che questo riconoscimento ne sia la migliore dimostrazione. E’ un premio che voglio condividere con tutta l’azienda: è la testimonianza della qualità del nostro lavoro. Certo essere affiancato a nomi come quelli di Gianni Agnelli, Luciano Benetton o di Mario Monti, – e dovrei citarne molti altri – un po’ di vanità personale la sollecita, lo devo confessare.
Quali elementi uniscono la sua azienda alla Spagna? Brembo è in Spagna dall’inizio degli anni ’80 e da un decennio abbiamo qui uno dei nostri più importanti stabilimenti europei. La nostra relazione con il questo splendido Paese è forte e intensa: è un rapporto che si è sviluppato quasi naturalmente come facili e naturali sono i rapporti tra spagnoli e italiani. In questo momento poi la complessa e inedita crisi che i due paesi stanno attraversando ci avvicina ancor di più.
Siete già presenti in oltre 70 paesi, ci sono ancora mercati in fase di sviluppo che volete conquistare? Siamo molto attenti a cogliere ogni occasione che possa consentirci di presidiare al meglio ogni nuovo mercato. Continueremo ad allargare la nostra presenza anche nel prossimo futuro. L’internazionalizzazione è certamente uno dei fattori chiave che ha consentito alla nostra azienda di crescere anche in un periodo delicato come questo. Va tenuto conto che solo grazie alla nostra presenza in quei mercati che hanno tirato l’economia mondiale, parlo dei BRIC e anche di altri paesi in espansione, abbiamo potuto garantire la crescita che Brembo ha registrato anche negli ultimi anni di crisi dell’economia dell’Occidente.
Che peso hanno le nuove tecnologie? Come ho detto, la ricerca, lo sviluppo dei prodotti, l’innovazione sono la chiave del nostro successo. Brembo è sinonimo nel mondo di eccellenza tecnologica. Non possiamo permetterci di non presidiare ogni possibile sviluppo che il futuro dei sistemi frenanti potrà prendere. Oggi molte delle tecnologie innovative guardano a far crescere la compatibilità ambientale dei nostri prodotti. Siamo convinti che questo aspetto sia fondamentale per il futuro e stiamo sperimentando soluzioni molto efficaci.
Perché un buon prodotto industriale deve essere anche esteticamente presentabile? I freni non sono mai stati un componente che differenziasse un’automobile da un’altra. Noi abbiamo intuito che curare anche l’aspetto estetico poteva essere una carta vincente anche nel nostro mercato. La nostra pinza rossa è ormai un elemento qualificante anche per automobili che da sempre sono nei sogni degli appassionati di motori. Ferrari, Porsche, Maserati non nascondono i nostri impianti, anzi disegnano cerchi che li mettono ben in mostra. Pensi che di recente hanno sequestrato un container di coperchi in plastica per vestire di rosso Brembo, qualsiasi pinza freno. Non più solo borse, abiti o prodotti alimentari ma anche la meccanica di qualità è contraffatta. E’ paradossalmente un piccolo segnale positivo per il nostro Paese.
In che misura lo sport e l’effetto mediatico hanno contribuito al successo dei prodotti Brembo? Brembo può vantare un’indiscussa supremazia nel settore sportivo grazie agli oltre duecento campionati mondiali vinti fino ad oggi. La forza del nostro brand corre sui mercati e sui circuiti di Formula Uno di tutto il mondo con una bandiera che ha i colori della tecnologia e dell’innovazione.
Quante risorse deve dedicare un’impresa alla Ricerca, Sviluppo e Innovazione? Da sempre investiamo circa il 5% del nostro fatturato in ricerca con il 10% della forza lavoro impegnato in quest’area. Credo che queste percentuali dimostrino quanto consideriamo essenziale questo aspetto. Ma non solo chi ha superato una certa dimensione deve impegnare risorse in ricerca e sviluppo; devono farlo anche le piccole imprese. E il parco scientifico del Kilometro Rosso che ho voluto fortemente a Bergamo ha l’obiettivo di rendere possibile la ricerca anche per aziende che farebbero fatica a finanziarla in autonomia.
Quanto e come influisce la crisi economica e finanziaria sulle vostre attività? Nessuno può considerarsi immune da una crisi cha ha colpito in maniera trasversale la nostra economia. Un contesto non favorevole, ma che non ci ha comunque impedito di proseguire nel nostro percorso di crescita e sviluppo. L’attenzione che abbiamo mostrato verso i mercati emergenti ci ha consentito di fronteggiare il calo della domanda sul mercato europeo.
Quale strategia occorre oggi per mantenere la competitività sui mercati? Internazionalizzazione, innovazione e formazione affiancati dalla forte volontà di investire per fare impresa sono i fattori chiave per mantenere competitività in un mercato in continua evoluzione. Lo sviluppo dell’impresa non può prescindere dall’investimento nella ricerca e nella formazione. Un investimento grazie al quale è possibile andare sul mercato con prodotti di eccellenza che non devono temere le sfide dell’economia globale e che viaggiano in tutto il mondo trainati dalla forza di grandi marchi.
Qual è la differenza principale fra un’azienda del 2000 e quella di 100 anni fa? Basta pensare a 20 anni fa, non a 100, per ritrovarsi in un mondo che in campo economico ha subito cambiamenti tali da non rendere improprio il termine rivoluzione. Una rivoluzione soprattutto nella geografia economica. Tornando a Brembo , 20 anni fa non avrei certo immaginato che il Sud America sarebbe stato in prospettiva un mercato tanto importante per noi. Per cavalcare con successo la globalizzazione le aziende hanno dovuto cambiare nel profondo cultura e approccio al mercato.
Viviamo in un’epoca di rapida obsolescenza, come sarà l’industria del futuro? Forza, reputazione e credibilità garantite dall’eccellenza di prodotti sempre migliori e dal prestigio del marchio.
Quale consiglio darebbe ad un giovane imprenditore? L’auspicio è quello che le nuove leve dell’imprenditoria possano conservare l’entusiasmo e la voglia di fare impresa che questo difficile periodo storico rischia di annichilire. Bisogna pensare alla crisi come ad un periodo fecondo: tutto cambia e le strade nuove sono più facili da individuare. Questa che attraversiamo è una crisi che sta cambiando radicalmente gli equilibri dei mercati. Ai giovani dico abituatevi a pensare sempre al nuovo: è un momento di grandi opportunità.