Arianna, diploma accademico in “Faschion Editor Styling and Comunication” a Roma. Cioè?
È Un percorso di studi che integra teorie, tecniche e competenze specifiche per quanto concerne l’editoria, lo styling e la comunicazione nel settore della moda, ma soprattutto ti da gli strumenti per poter seguire il prodotto moda per tutto il suo ciclo di vita, che va dallo sviluppo, al posizionamento e alla narrazione.
Perché scegli questa facoltà?
Ho sempre sognato di poter entrare in questo settore e parlare di moda con il giusto bagaglio culturale e sociale, ma soprattutto poterci lavorare con le giuste competenze.
È una azienda a conduzione famigliare la tua, con tuo padre Romeo e tuo fratello gemello Davide, lavorate con diversi compiti, nei negozi INOUT di Roma…quali?
Mio padre Romeo, nonché fondatore e amministratore dell’azienda, si occupa principalmente della gestione commerciale, amministrativa e della visione strategica generale, a mio fratello è affidata la gestione a 360 gradi di uno dei punti vendita portanti dell’azienda, quello situato in via Tuscolana 987 Roma. Mentre io ho il compito primario di scegliere, organizzare e seguire tutte le strategie di comunicazione attraverso i vari strumenti a disposizione, per concretizzarle in risultati tangibili, e in parallelo affianco mio padre nella gestione totalitaria dell’azienda.
Chi sono i vostri clienti?
Uomini e donne che cercano la moda firmata a prezzi convenienti, senza rinunciare ai marchi che hanno fatto e fanno tutt’ora la storia del Lifestyle italiano e non, e che sono sinonimo di qualità.
Cosa chiedono le donne e gli uomini alla moda e cosa comprano?
La nostra clientela tipo non rinuncerebbe mai ad una borsa di tendenza mentre l’uomo ha sicuramente un interesse principale per il capospalla a patto che sia modaiolo e allo stesso tempo con caratteristiche tecniche di qualità.
Quanto i social influiscono nella scelta di abiti e accessori? E quanto si lasciano influenzare? Di più le donne o gli uomini?
È inevitabile non essere influenzati da ciò che ci circonda, la moda stessa viene plasmata dalla società e da tutti i suoi aspetti, e oggi giorno i social sono parte integrante della vita quotidiana di ognuno di noi. Attraverso i vari social gli stessi brand con le loro pubblicità, e i vari testimonial e content creator, ci spingono a seguirli e a far parte della loro community, orientando tal volta le nostre scelte e di conseguenza i nostri gusti. Inoltre, penso che ormai la moda coinvolga in egual misura sia le donne che gli uomini, lasciando poi i dati statistici, per quanto riguarda le varie tendenze in relazione al genere, a chi di competenza.
Esiste, secondo te, “una moda democratica”, si dice che non può esserla… Coco Chanel diceva “se vuoi essere unica devi essere diversa”… Ma oggi tutti uguali?
La frase di Coco Chanel potrebbe essere contraddittoria nei confronti di chi seguiva e segue tutt’ora lo stile iconico di Chanel, di cui lei stessa ne era fautrice, in quanto, quando si inizia a seguire uno stile si tende comunque ad omologarsi. Per questo credo che, Coco Chanel con la sua citazione, aveva l’intento di invitare le donne a mettere un tocco personale in qualsiasi tipo di stile volessero seguire.
Per quanto riguarda “La moda democratica” è un concetto interessante, che ha però un duplice significato. Da una parte rappresenta un’idea di accessibilità legata ai prezzi elevati, con l’obiettivo di rendere la moda più alla portata di tutti; e purtroppo seguendo questo filone si va anche a sostenere tutta la filiera della produzione fast fashion che si porta dietro scenari drammatici per quanto concerne sostenibilità e diritti dei lavoratori. L’altra traduzione è quando si fa riferimento ad una moda più inclusiva, che mira a rompere gli stereotipi tradizionali e a rendere il settore della moda più rappresentativo e accessibile a tutte le persone, indipendentemente da genere, età, corporatura, etnia o abilità fisiche. Però se pur la moda democratica abbia anche risvolti positivi, è comunque costruita sopra dinamiche di mercato che mirano ad attirare un pubblico sempre più ampio, con il possibile risultato della democratizzazione dei gusti reali del singolo individuo.
La differenza di “acquisti” fra italiani e stranieri?
Sostanzialmente gli italiani oltre a seguire le tendenze richiedono anche standard elevati di qualità, possibilmente certificati, mentre gli stranieri in Italia, si affidano a tutto ciò che rimanda al concetto di marchio “Made in Italy” senza soffermarsi troppo se realmente fatto in Italia.
Tu Arianna, che moda segui: quella di tutti, quella di qualcuno o “solo la tua”?
Non mi piace identificarmi in un’unica moda, ma amo abbracciare peculiarità o dettagli di vari stili o tendenze, creando il mix perfetto con la quale posso sentirmi bella e a mio agio.
L’Italia, costruttiva, l’Italia che lavora, l’Italia che rende orgogliosi, siete voi “giovani imprenditori”. Siete l’esempio per costruire e rappresentare l’Italia che produce e da lavoro… Che messaggio vuoi mandare ai tuoi “giovani connazionali”?
La voce che gira: “non è facile lavorare in Italia” è vera, ma allo stesso tempo non è neanche impossibile restare e continuare a progettare il futuro, basta volerlo e impegnarsi affinché si possa trovare il proprio spazio all’interno delle nostre realtà italiane. Che siano di famiglia o esterne non cambia, l’importante è non perdere la determinazione, il coraggio e la fiducia verso il progresso italiano.

Arianna con il fratello Davide