Luca Rosi – La sanità nel mondo Ricercatore dell’Istituto Superiore Sanità per le politiche sanitarie

Intervista di Paola Pacifici

Presentazione del Piano di Azione Sanitario per i Paesi dell’Asia Centrale

Luca, ricercatore presso l’Istituto Superiore della Sanità Italiana, cioè?

Sono un ricercatore borderline perché da qualche anno ricopro l’incarico di  Responsabile degli Affari Internazionali dell’ISS. Questo è un lavoro che mi ha portato gradualmente fuori dal mondo puro della ricerca scientifica per seguire attività che guardano alla diplomazia. Sintetizzando, la mia attività aiuta ad avvicinare i paesi favorendo la sottoscrizione di accordi di collaborazione bilaterale o multilaterale ovviamente per quanto concerne aspetti legati alla sanità. Ma anche identificando nuove opportunità economiche per favorire la messa a punto di progetti socio-sanitari dove l’Isituto Superiore Sanità in quanto Ente nazionale di uno Stato Membro può supportare efficacemente Paesi in via di Sviluppo o in transizione. A ciò vanno aggiunti i rapporti con la UE, i rapporti con le grandi organizzazioni internazionali,OMS in primis, la partecipazione a commissioni bilaterali del Ministero della Salute e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la gestione delle delegazioni estere che vengono in visita in Italia e le missioni di “sistema” presso le rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.

Tantissime esperienze lavorative sia in Italia che all’estero, quale quella  più significativa per te?

Credo che ogni esperienza di lavoro che ho avuto sia stata significativa ovvero sia ancora una parte importante di un percorso in divenire molto lungo. In generale ho apprezzato molto gli anni di lavoro svolto negli Stati Uniti tra il 1986 e il 1994  perché sono stati fondamentali dal punto di vista della comprensione del ruolo professionale, del lavoro di gruppo e della meritocrazia, concetti importanti per la maturazione professionale di un uomo. Questi sono tre aspetti che nella cultura organizzativa Italiana spesso sono sottostimati e non perfettamente interpretati. Peraltro negli anni newyorchesi lavorare come redattore nell’importante quotidiano “Il Progresso Italo Americano” è stata  una esperienza  significativa, interessante e perché no anche divertente.

Hai completato diversi studi post- lauream, cosa aggiunge  e che scopo  ha fare un master o un PhD dopo una laurea?

E’ un arricchimento professionalizzante. A volte è un titolo obbligatorio per accedere a certe posizioni di lavoro (incarichi con le agenzie internazionali o incarichi accademici). La laurea in fondo è una piattaforma su cui possiamo poi avviare livelli di apprendimento più approfonditi. Questo avviene attraverso i Master (che siano di I o II livello) o i PhD. In generale, scegliere di proseguire gli studi post-lauream o di lavorare (o di fare entrambe le cose come nel mio caso) non può essere, in realtà, una scelta troppo calcolata a 25-26 anni. Credo risponda più a un bisogno di crescita personale che a quell’età offre un carattere ancora indisciplinato, imprevedibile, ma sicuramente ricco di una curiosità che la laurea, da sola, non può colmare.  Va comunque detto che esistono una moltitudine di master e che spesso questi stessi non valgono il costo del biglietto. Quindi attenzione!!!( mi dice molto serio…)

Dottore che cosa è oggi la psicologia?

È una scienza e come tale va trattata dal punto di vista conservativo ed evolutivo del termine. Volgarmente direi che è il migliore strumento per comprendere i fenomeni biologici e sociali nella loro flessibilità e che se ben adoperata permette di anticipare la lettura della mutabilità dei comportamenti, sia individuali che delle masse. Condizione fondamentale in un lavoro come il mio. Come spesso dico ai miei studenti, indipendentemente dal contesto di studio, è la materia che ti permette di comprendere la differenza che passa tra dare un calcio a una palla che è ferma e dare un calcio a un leone che dorme, e conseguentemente di studiare in anticipo le possibili azioni da mettere in atto.

La salute nel mondo, quali  i Paesi “ più sani “ nel mondo?

Se prendiamo alla lettera il termine sanità (ovvero ciò che serve per migliorare lo stato di salute di una persona o di una popolazione) direi che paradossalmente viviamo in un mondo che di sano ha molto poco. Conforta il fatto che, almeno alla stregua dei principali indicatori dello stato di salute, quelli dell’OMS per intenderci,  quindi secondo una lettura meramente tecnica, l’Italia risulta sempre il Paese più sano, grazie alla migliore alimentazione, a stili di vita corretti, a modelli di assistenza sanitaria di ottimo livello, coperture vaccinali, prevenzioni da rischi di infezione). A ciò però fanno da contraltare basse pensioni sociali, una importante casistica di infortuni sul lavoro, un discreto livello di disoccupazione per un Paese Industrializzato, tanti falsi invalidi, etc.

Per comparazione, dando un rapido sguardo ad altri Paesi (ad es.) gli USA garantiscono magari livelli altissimi di assistenza sanitaria ma questi sono pagati a caro prezzo e quindi destinati a fasce limitate di popolazione, in Scandinavia ci sono livelli eccezionali di assistenza sociale ma anche alti livelli di alcolismo, e via dicendo

La domanda che dovremmo porci è che vuol dire vivere in un Paese sano?

Quanto e come le nuove tecnologie  e la globalizzazione  influiscono sulla sanità?

Molto ma non esclusivamente in modo positivo. Potremmo parlarne per ore, valutare i progressi di cui siamo testimoni quotidianamente ma rimanere con ampi dubbi. Io credo nella globalizzazione e nelle nuove tecnologie. Tuttavia, in sanità, questa globalizzazione  così governata non va. Pensiamo ai casi legati alle epidemie o alle pandemie più recenti, o agli inquinanti che hanno effetti dirompenti negli oceani e nell’aria non circoscritta ai soli Paesi responsabili della loro immissione nell’ambiente, al cambiamento climatico… e possiamo rendere lo scenario ancora più drammatico se pensiamo alle popolazioni che si uccidono in guerra ad es. in Africa, importando con facilità  armi prodotte nei Paesi industrializzati come ad es. la Russia o gli USA. Sulle nove tecnologie possiamo anche arrivare al paradosso dell’isolamento sociale causato dai nuovi media che “avvicinano” i giovani che vivono a Rio de Janeiro con quelli che vivono a Londra e a Melbourne, ma sempre più in modo virtuale e asettico… oppure alle nuove tecnologie utilizzate nelle automobili per elevare il livello di sicurezza sulle strade. Eccezionali!! Ma poi che senso hanno se si continuano a progettare motori che permettono di viaggiare a 200km/h su strada.

L’immissione di nuove tecnologie e la globalizzazione sono fondamentali, anzi, parafrasando Eraclito, direi ineludibili; ma, almeno se il denominatore è sanità, possono realmente funzionare solo quando la centralità dell’uomo, degli animali e dell’ambiente sarà alla base della loro ideazione e implementazione.

L’Istituto Superiore della Sanità e le collaborazioni con altri Paesi nel mondo ?

La strategia di internazionalizzazione dell’ISS si basa principalmente sulle collaborazioni tecnico-scientifiche con Paesi in transizione, in via di sviluppo e industrializzati rispetto alle indicazioni derivanti dal Governo Italiano e dalla UE, ovvero nel rispetto delle strategie sanitarie comunitarie e globali definite in sede OCSE, G7, G8, G20 e OMS tra gli altri.  Non va peraltro dimenticato il principio fondamentale che sta alla base del nostro lavoro: la salute è un principio fondamentale che si applica a tutti, a prescindere da razze, religioni, status economico e sociale,  etc. e che quindi non conosce confini.

E in questo senso non esiste un Paese preferibile, ne tanto meno un Paese preferito con cui collaborare: le sfide sanitarie globali, la necessità di realizzare reti sovranazionali e alleanze intersettoriali per reperire nuove risorse e per procedere in logica di efficientamento, impone un continuo ripensamento delle nostre strategie e della scelta di partner affidabili.

Il tuo motto penso sia “la salute del mondo, nel mondo e per il mondo”,  quindi come ricercatore , quali sono, ancora  oggi, i problemi che debbono essere  risolti nella Sanità?

Più che un motto direi che è una domanda che mi pongo. A livello globale ci sono molte sfide da affrontare già nel prossimo decennio (basti pensare agli obiettivi di sviluppo sostenibile stabilite dalle Nazioni Unite). Se proprio vogliamo definire dei problemi credo che a livello sanitario i più grandi rimangano quello di garantire equità nell’accesso alle cure, di educare alla prevenzione efficace, e quello di avviare  e sostenere un nuovo paradigma concettuale nella ricerca scientifica sanitaria: da come vivere a lungo a come vivere bene. Tante e troppe sono però le dinamiche che intervengono nell’attuazione di risposte che di sanitario hanno poco (politiche, economiche, culturali, scientifiche, etiche, etc.). Mi rendo conto che le risposte che potremmo proporre implicano azioni molto complesse, soprattutto a livello globale.

L’Istituto Superiore della Sanità e l’Europa?

L’ISS, come i grandi enti di ricerca nazionali ed europei ho l’obbligo morale, scientifico e politico di promuovere  gli importanti progressi che sono stati compiuti nel corso dei secoli dall’Europa nel campo della scienza e della tecnologia. Se parliamo strettamente di UE sappiamo (data la posizione geografica e di snodo culturale, scientifico ed economico che l’Italia ha tra i Paesi dell’Europa del Nord e i Paesi del Sud e dell’Est) di rivestire un ruolo chiave, ad es. per le operazioni di sorveglianza e controllo epidemiologico per l’Europa stessa, e di mediazione e filtro per ciò che emerge nei Paesi che si affacciano sul mediterraneo. Guardiamo al modello europeo con senso di appartenenza e ogni nostra azione mira a sostenere il processo di armonizzazione e standardizzazione delle regole della UE.

Luca, giri il mondo per il tuo importante lavoro, cosa ti porti sempre con te della tua bellissima Roma e dell’Italia?

Con un pizzico di presunzione, più giro il mondo e più mi rendo conto che pochi luoghi possiedono la ricchezza culturale e artistica dell’Italia e che nessuno può vantare la storia di Roma.

Incontro con Ambasciatore d’italia ad Abu Dabi e Console Generale a Dubai per azioni congiunte negli Emirati Arabi Uniti

Meeting Regionale interbalcanico

Incontro per la preparazione dell’accordo con il Ministro della Sanità del Kazakhstan

incontro con sindaco di Belgrado

Firma del Memrandum con L’Istituto Della Sanità della Corea del Sud

Conclusione del I master in Emergenze sanitarie nei Balcani