Intervista di Paola Pacifici
Maria Alice, per il Ministero Affari Esteri, hai svolto il coordinamento di tutto il settore scolastico italiano all’estero? Cioè?
Il coordinamento di cui mi sono occupata per una quindicina d’anni era una supervisione tecnica di tutte le attività avviate all’estero nel settore scolastico. Ne parlo al passato perché, dopo 44 anni di servizio effettivo, ho lasciato la Farnesina. Comunque, il settore comprende le scuole italiane, le scuole bilingui (cioè scuole straniere con varie materie insegnate in italiano), le sezioni italiane presso le scuole europee (sparse un po’ ovunque nel nostro Vecchio Continente, laddove funzionano organismi europei). Tutte queste scuole operano con varie discipline in lingua italiana ma anche con discipline insegnate nelle lingue veicolari degli altri Paesi, come spiegherò più avanti. Infine mi sono occupata dell’inserimento dell’italiano in scuole straniere.
Per il Ministero della Pubblica Istruzione hai redatto il testo unico per le leggi in materia d’istruzione. In cosa consiste?
Per il Ministero della Pubblica Istruzione ho fatto parte di un gruppo di lavoro che ha raccolto e ordinato tutte le leggi in materia di istruzione, occupandomi del settore delle scuole italiane all’estero.
Sei stata membro del Consiglio Superiore delle Scuole Europee. La Scuola Italiana è europea?
Le scuole europee, sorte negli anni Cinquanta del Novecento, trovano fondamento in leggi e in accordi intergovernativi fra i vari Paesi dell’Unione Europea, ratificati dai parlamenti nazionali. In Italia ne esistono due: la più antica a Varese (vicino al Centro di ricerca di Ispra); la più recente a Parma. Io ho contribuito alla nascita di quest’ultima quando Parma battè Helsinki e divenne sede dell’Agenzia per la sicurezza alimentare. Le Scuole europee hanno un ordinamento scolastico specifico che prevede un ciclo primario di cinque anni e uno secondario di sette che si conclude con il Bac europeo riconosciuto a tutti gli effetti dai 27 Paesi dell’Unione. Sono organizzate in sezioni linguistiche con alcuni insegnamenti impartiti nelle rispettive lingue nazionali – perciò anche in italiano – e altri nelle lingue francese e inglese. Una quarta lingua europea viene inserita a scelta dello studente dal quart’ultimoanni del corso di studi. Dallo stesso anno le discipline sono in parte obbligatorie e in parte a scelta dello studente secondo gli interessi per la prosecuzione degli studi universitari. Il Consiglio superiore delle Scuole Europee è l’organismo che amministra dette scuole ed è composto dalle delegazioni nazionali formate dai rappresentanti dei singoli Paesi presenti con le loro sezioni, tra cui ovviamente quelle italiane. Io ho fatto parte per lunghissimo tempo della delegazione italiana.
Presso il Consolato Generale d’Italia di Nizza hai diretto la scuola italiana essendo stata la vincitrice per la destinazione all’estero?
Ho diretto l’Ufficio scolastico presso il Consolato Generale d’Italia a Nizza dopo aver superato la selezione che viene effettuata per la destinazione all’estero dei dirigenti scolastici. A Nizza non vi è una scuola italiana, ma l’insegnamento della nostra lingua è inserito in numerose scuole francesi. Nell’area di Nizza c’è il liceo internazionale di Valbonne con la presenza di una sezione italiana che ha il curricolo di studi francese integrato da insegnamenti di lingua, letteratura, storia e geografia italiana. Mi occupavo peraltro anche del liceo internazionale di Marsiglia, che funziona con le medesime modalità e poi di corsi d’italiano in alcune scuole della Corsica.
Nel tuo interessante curriculum vitae ci sono tante e importanti esperienze sempre nel campo della didattica all’estero, corsi di formazione, di aggiornamento e pubblicazione di testi. Quale quella o quelle più significative per te?
L’attività dei corsi di formazione è stata tra le più interessanti perchè mi ha permesso di aprire un mondo nuovo ai tanti docenti e dirigenti destinati all’estero cercando di appassionarli al ruolo che avrebbero svolto all’estero.
Quanto è importante per gli italiani avere una scuola che continua a trasmettere ai loro figli non solo la lingua ma anche la cultura dell’Italia? E’ importante mantenere la lingua e la cultura dell’Italia non solo per gli italiani “ di passaggio “, cioè che ritornano dopo pochi mesi o anni nel loro Paese d’origine, ma anche per coloro che vivono stabilmente nei vari Paesi dove spesso costituiscono importanti comunità che contribuiscono alla vita e allo sviluppo del Paese ospite.