FRANCESCO PERNICIARO, PRESIDENTE DELLA SOCIETÁ ITALIANA DI BENEFICENZA

INTERVISTA AL PRESIDENTE FRANCESCO PERNICIARO

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 1) Presidente, presentaci la SIB.

L a SIB è un’associazione nata qui a Madrid 120 anni fa con l’obiettivo di fornire assistenza ai cittadini italiani che si trovino, temporaneamente o meno, in territorio spagnolo. La parola “società” non deve trarre in inganno: si tratta di una attività esclusivamente di beneficenza e fondata sulla libera partecipazione di tante persone. È probabile che oggi l’avremmo chiamata associazione, ma al tempo in cui venne fondata, la seconda metà dell’800, era quello il termine che veniva utilizzato; allora lo stato sociale non esisteva e le “società di mutuo soccorso” erano forme di associazionismo destinate ad aiutare i lavoratori a darsi un primo strumento di difesa e di protezione sociale. Nacque spontaneamente sullo spirito della soliderietá e della coesione sociale degli italiani residenti in Spagna nei confronti dei compatrioti piú sfortunati. Un’esigenza sentita in maniera molto forte ed universale, giá che in altre nazioni dove l’emigrazione del popolo italiano é stata importante, soprattutto in Sud America, le Societá di beneficenza e mutuo soccorso vennero costituite anche su proposta ed iniziativa dei monarchi di allora.

 2) Quale tipologia diversa di italiani e di necessità oggi?

 Oggi la nostra attività è rivolta alla soluzione di tanti tipi di problemi correnti che possano essere risolti attraverso interventi anche piccoli, ma concreti: per dare un’idea, ci occupiamo di pagare una bolletta arretrata come di contribuire alla retta scolastica o della mensa per un bambino; possiamo aiutare nella soluzione di problemi sanitari, da un intervento chirurgico al reperimento di apparecchi ortodontici e acustici, oppure sedie a rotelle. Insomma, non ci occupiamo di elargire denaro, ma affrontiamo problemi concreti e quotidiani che possano incidere sulla vita di una persona, creando le condizioni affinché questa possa riprendere il suo corso naturale, emancipandosi dalla necessità di assistenza. La tipologia dell’assistito, ovviamente, è cambiata nel corso degli anni. Non soltanto rispetto all’800, ma anche pensando a quella che era la situazione sociale in Spagna una decina di anni fa, ben prima che scoppiasse la crisi economica. Oggi le richieste di aiuto giungono anche da tanti italiani di passaporto, ma sudamericani di nascita, arrivati negli anni del boom e ora in difficoltà per la precarietà o l’assenza del lavoro.

 3) La crisi ha portato ad una riduzione di aiuti da parte del governo e quindi voi in che situazione vi trovate?

 È chiaro che la crisi ha conseguenze dirette anche sul nostro modo di operare. Siamo costretti a valutare nel dettaglio e con attenzione ogni situazione e ogni intervento, perché non possiamo permetterci di usare male le risorse di cui disponiamo. Che sono limitate, e si sono ridotte negli ultimi anni per la difficoltà dello Stato italiano e del Ministero degli Affari esteri a garantirci quel contributo su cui per tanto tempo abbiamo potuto contare. Quindi, facendo anche di necessitá virtú, siamo passati ad una formula di autofinanziamento, dove la parte piú rilevante é quella dell’organizzazione di eventi con finalitá di fund raising. Momenti che ci permettono di avvicinare e coinvolgere tutta la cittadinanza locale, indipendentemente dalla propria nazionalitá. La nostra filosofia, in ogni caso, non è cambiata: ogni euro che entra nelle casse della Società deve essere destinato a risolvere un problema. Naturalmente si tratta di un impegno notevole, ma crediamo sia necessario continuare ad assumerlo.

 4) Bilancio economico e di aiuti: da dove vengono le vostre risorse economiche?

Sfortunatamente non abbiamo una base associativa estesa che possa finanziare in toto le nostre attività con una quota annuale. L’attuale è sicuramente insufficiente a coprire la totalitá delle richieste che ci arrivano e siamo costretti a selezionare in un momento in cui adotttare criteri discernenti non é cosí facile. Per questo motivo facciamo molto affidamento su eventi specifici e sulle donazioni volontarie, grandi o piccole, individuali e da parte di società che si riconoscano nel concetto di responsabilità sociale delle imprese. Vorrei ricordare che qualsiasi cifra, in molte delle situazioni di difficoltà che affrontiamo, può risultare decisiva: i nostri sono interventi puntuali, finalizzati alla soluzione di problemi concreti e quotidiani, di fronte ai quali è necessario fare appello alla coscienza sociale, più che toccare il cuore delle persone. Il fatto è che il bilancio attuale non ci consente di fare fronte a tutte le situazioni che giungono a nostra conoscenza. È la cosa che più ci sta a cuore cambiare, ma per farlo abbiamo bisogno di un aiuto in più.

 5) Eventi e aziende.

 Ormai abbiamo maturato una certa esperienza nell’organizzazione di feste a tema ed eventi promozionali attraverso i quali raccogliere finanziamenti. Alcune feste sono diventate tradizionali: penso al Carnevale in maschera, a Flower Power e al Mercatino di Natale, per le quali dobbiamo ringraziare quelle Istituzioni che ci mettono a disposizione i propri spazi. Pensiamo solo all’Ambasciata italiana, probabilmente la più bella sede diplomatica straniera in città, alle cui struttura abbiamo potuto avere accesso, fra l’altro permettendo anche a tanti madrileni di visitarle per la prima volta. E tutto grazie all’idea di organizzare una festa per i bambini. Questi eventi, insomma, ci permettono di far passare un momento piacevole a tante persone e nello stesso tempo di farci conoscere e di ricavare buona parte delle nostre risorse. Sotto forma di donazione o, nel caso del Mercatino, di ricavo della vendita di prodotti italiani. In questo senso è per noi fondamentale la collaborazione con tante aziende italiane, perché se è vero che sono poche quelle che possono oggi permettersi di contribuire finanziariamente, è altrettanto vero che molte, come la Ferrero, ci danno una grande mano mettendoci a disposizione i loro prodotti in occasione degli eventi che organizziamo. Per la vendita, ma soprattutto per proporre ai partecipanti una festa di qualità. Vorrei sottolineare per esempio la disponibilità manifestata da tanti piccoli imprenditori italiani del settore al momento di organizzare il servizio di ristoro.

 7) I giovani e il volontariato?

 Per la nostra struttura è fondamentale poter contare su volontari, persone che hanno scelto di impegnare una parte del proprio tempo per gestire e organizzare le attività ordinarie e particolari della Società. È chiaro che molti dei nostri volontari hanno un profilo preciso, vale a dire adulti, con entusiasmo e tempo a disposizione. Non è facile reclutare giovani leve, ma fortunatamente grazie agli eventi che organizziamo e allo spirito con cui riusciamo a portarli avanti capita che nuovi ragazzi si avvicinino alla nostra attività. In questo senso è molto importante la collaborazione che manteniamo con la Scuola Italiana di Madrid, i cui alunni rispondono sempre più spesso e numerosi alle nostre sollecitazioni, fornendo un prezioso aiuto quando c’è da rimboccarsi le maniche e colorando con la loro vitalità ogni occasione in cui sono chiamati a partecipare.

8) I tuoi consiglieri chi sono?

 Ovviamente la nostra struttura è organizzata in modo da essere funzionale, per cui c’è bisogno di chi si assuma un ruolo di decisione e orientamento. Presidente a parte, questo compito spetta al Consiglio Direttivo, che è composto da 13 membri, persone che hanno contribuito negli anni e in modo costante al successo delle attività societarie. Alcune di esse ne fanno parte per diritto, essendo stati nel passato presidenti, altri si sono guadagnati i gradi sul campo, contribuendo volontariamente alle operazioni della SIB e venendo in seguito chiamati a ricoprire un ruolo dirigenziale al suo interno.

 11) I vostri collegamenti con le SIB internazionali.

 In questo momento non abbiamo molti contatti con chi, nel mondo, si occupa delle stesse attività. Sappiamo che esistono, specialmente in Sudamerica, associazioni che lavorano per l’assistenza agli italiani, e in qualche caso, come quello dell’Uruguay, ne condividiamo perfino il nome. Alcune di esse, poi, sono nate anche prima della SIB di Madrid. Ci piacerebbe però riuscire ad avere un rapporto con questi enti, per condividere esperienze che potrebbero essere reciprocamente preziose, e per questo motivo stiamo cominciando a ragionare su questa possibilità. Qualunque sia la strada che ci porti a una migliore efficacia nel rapporto con chi ha bisogno del nostro aiuto, è nostro dovere percorrerla.

 12) Le città o regioni della Spagna dove maggiormente viene richiesta il vostro aiuto? State preparando degli avvenimenti benefici per avere fondi a Barcelona, Malaga, Marbella Palma , Las Palmas affichè tutti posano conoscere la SIB?

 Naturalmente la maggioranza delle situazioni di cui ci occupiamo appartengono all’area di Madrid, sia per una ragione strettamente demografica, essendo la più popolosa del Paese e quella in cui sono presenti più italiani, sia perché è ovviamente più facile per noi venirne a conoscenza. È pur vero che molte richieste di appoggio ci giungono dall’Andalusia, dalle isole Canarie e soprattutto dalle due Castiglie, anche qui per ragioni geografiche. Cerchiamo di rispondere a tutte queste sollecitazioni senza indietreggiare di un passo, ma è chiaro che, se riuscissimo a farci conoscere in tutta la Spagna, forse le richieste di aiuto aumenterebbero, ma nello stesso tempo sarebbe più facile dotarsi delle risorse necessarie per farvi fronte. Per questo abbiamo in programmazione eventi fuori dalla regione, il primo dei quali sarà la partecipazione all’importante fiera Gastrotour di Granada. Il tutto compatibilmente con il nostro budget e senza dimenticare quali siano le nostre priorità.

 14) Gli italiani che lavorano e vivono in Spagna devono sapere che la SIB è accanto a loro nei momenti di grandi e reali difficoltà. Quale messaggio vuoi dare, Presidente, in questi momenti così difficili? Forse che “tutti siamo SIB”?

 Certamente. A nessuno di noi è richiesto un sacrificio importante. Il messaggio che vorrei far passare è che un contributo minimo è alla portata di tanti e può davvero incidere significativamente su una situazione di difficoltà. Credo inoltre che sia importante mantenere vivo un sentimento di identità collettivo per tutti noi che ci troviamo a vivere in un Paese in cui siamo stati accolti, ma che non è la nostra sola patria. Collaborare con la SIB significa dare una mano concreta a chi magari non ha avuto la stessa fortuna e non può contare su quell’appoggio che in un altro contesto gli sarebbe venuto dallo Stato. In questo senso siamo pronti, come SIB, a farci carico della sua difficoltà. Ma per farlo, e con successo, occorrono tempo, impegno e soprattutto risorse. Specialmente adesso, con la crisi che morde e ogni piccolo contributo può fare la differenza.

 1- Adesso parliamo delle tua attività.

La società che gestisco si chiama Franic 21, ed è il frutto di tanti anni di lavoro e di esperienza nel settore della comunicazione e del marketing, cominciati in Italia e proseguiti in Spagna. La sede è a Madrid, anche se naturalmente lavoriamo molto con l’estero e soprattutto con l’Italia, specialmente ora che stiamo guardando con attenzione al settore del commercio internazionale. Si tratta di una società snella, in cui ognuno si dedica ai progetti secondo le proprie competenze, la cui somma, alla fine, ci permette di comporre un team di lavoro altamente professionale ed efficiente. Una composizione armonica di professionalità differenti.

2. Di che cosa vi occupate esattamente?

 Il nostro core-business è la comunicazione d’impresa. Possiamo pianificare, sviluppare e gestire la comunicazione corporativa, affiancandole attività di marketing tradizionale e strategico, in modo da avere ricadute effettive sul risultato operativo dell’impresa. Oggi poi ci dirigiamo con energia verso il mercato internazionale per occuparci dell’attività commerciale, che nel momento in cui le economie nazionali entrano in crisi è la via per cui davvero passa il lavoro.

 2- Quali sono oggi le difficoltà che hanno le aziende?

iciamo che le maggiori difficoltà che le aziende si trovano a fronteggiare in questo momento sono quelle direttamente derivanti dalla crisi. Non tanto quindi una mancanza di lavoro, perché restano molti i clienti possibili, quanto la fatica di vedere rispettati gli impegni finanziari e la stabilità dei pagamenti. Una delle chiavi per sopravvivere è quella di lavorare in settori minori o di nicchia, in cui la concorrenza è ridotta ed è più facile che la qualità del lavoro venga riconosciuta. Oggi, infatti, la tendenza dominante da parte delle imprese è chiaramente quella di ridurre il budget complessivo: molte imprese sono così costrette a lavorare di più e a un prezzo inferiore, pur di non perdere un solo cliente.

 3- I rapporti internazionali di Franic 21.

 In questo momento guardare all’estero è la nostra strategia di sopravvivenza. Allargare il mercato internazionalizzando l’offerta è quello che tutte le imprese, in un modo o nell’altro, hanno bisogno di fare. Vogliamo provare ad aiutare chi ha voglia di vendere – o comprare – il proprio prodotto su un mercato straniero, fornendo il contributo strategico e logistico di cui l’esperienza e le capacità ci consentono di disporre. I nostri mercati di riferimento sono naturalmente l’Italia e la Spagna, i cui rapporti commerciali reciproci sono da sempre intensi, ma ci stiamo anche occupando di intensificare i flussi commerciali fra questi due Paesi e l’estero in generale: Russia e Brasile, per esempio, sono due mercati in grande sviluppo, nei quali abbiamo potuto cominciare a operare con profitto.

 4. Mercati molto appetibili, ma forse difficili per la lontananza geografica.

É vero, ma non é solo la lontananza geografica che crea barriere. Anche l’aspetto culturale é molto rilevante. Noi operiamo attraverso dei partner locali che ci garantiscono le conoscenze delle dinamiche del mercato di destinazione e dei gusti e tendenze del consumatore. Nei tempoi moderni il networking, ossia la capacitá di creare e generare relazioni con valore aggiunto é l’unica chiave di successo soprattutto per le PMI, che non dispongono delle risorse delle grandi multinazionali e, in molti casi, nemmeno di un brand universalmente riconosciuto. Ma sono prodotti con una qualitá altissima.

 4- Il mercato cosa vuole? E i clienti?

Il mercato è sempre più esigente. Oggi l’innovazione è un requisito indispensabile da possedere perché il proprio prodotto possa godere di considerazione. E non soltanto all’estero. Ma per avere successo l’innovazione dev’essere anche a basso costo. La chiave sta perció nel proporre prodotti – o servizi, nel caso di Franic21 – nuovi e che possano avere un impatto diretto sulle vendite. È inutile cercare di vendere un servizio tradizionale semplicemente abbassandone il costo. Occorre proporre al cliente servizi di ultima mano, specialmente in settori ad alta caratterizzazione tecnologica: le applicazioni per palmari, tablet e smartphone, per esempio, possono fornire un reale valore aggiunto per chi stia cercando di farsi conoscere sul mercato. Cosí come l’uso strategico delle reti sociali, che non é una moda, ma se ben fatto puó diventare una parte integrante e di successo della strategia commerciale. Ma anche in settori più tradizionali è possibile cercare nuove strade e creare opportunità di business: stiamo lavorando nel mercato dell’interior design e del building, (settori dove il Made in Italy ha un riconoscimento ancora molto forte): siamo andati a cercare un rapporto diretto con gli architetti e i designer, scoprendo che i margini per fare buoni affari esistono. Occorrono le idee, e la capacità di metterle in pratica. Anche nell’alimentare, la gastronomia italiana fa ancora scuola, nonostante il concetto di ristorante italiano nel mondo sia molto inflazionato.