Presidente Giuseppe Meli: “E’ la casa per e degli italiani dal 1866” Cocktail d’Estate Casa degli Italiani

Intervista di Paola Pacifici

Il Giornale Italiano – n. 27 anno 2009
Intervista a Giuseppe Meli,
Presidente della Casa degli Italiani
di Barcellona

Presidente, perché nasce e cos’è oggi la Casa degli Italiani?

La Casa degli Italiani di Barcellona nasce, ed è ben descritto nel libro del Professor Santagati, nel 1866. Dagli italiani emigrati, perché ai loro figli venisse insegnato l’italiano. Si chiamava Società Italiana di Beneficenza e Scuole. Si erano tassati fortemente come risulta dai registri dell’epoca, l’esborso fu veramente notevole, gli italiani che si trovavano qui all’epoca erano di una classe medio alta. Nei primi del ‘900 viene realizzato questo edificio e diventa la scuola, poi negli anni ‘50 viene comprato l’edificio limitrofo, la Società di Beneficenza diventa la Casa degli Italiani di Barcellona. Arriviamo ai giorni nostri, le scuole sono diventate statali come gestione e gli immobili continuano ad essere della Casa degli Italiani. L’anno scorso con la realizzazione di altri 1000 metri quadrati della Scuola di Sarriá, abbiamo altre 18 aule soddisfacendo la richiesta di accesso che è sempre maggiore.

Quindi è una conferma della necessità di imparare o di mantenere la lingua italiana? La scuola italiana è sempre sta-ta, soprattutto nell’ambito della Barcellona-bene, altamente valorizzata, anche più del liceo francese e della scuola tedesca, proprio perché dava un insegnamento molto vasto e con professori qualificati. Permetteva di apprendere l’italiano, ma era anche aperta ad apprendere il castigliano. Oggi chi va alla scuola italiana impara tranquil-lamente quattro lingue: italiano, inglese, catalano e castigliano. L’asilo e le elementari vengono viste come scuole di quartiere, ma dalle medie al liceo si per-de questa connotazione, e chi rimane è perché ne apprezza l’insegnamento. Uno dei dati che confermano la qualità della scuola è che abbiamo un indice altissimo, per non dire quasi as-soluto, di ragazzi che arrivano alla selettività. La frequenza è per il 50% di italiani ed il resto di spagnoli. Ultimamente si è dovuto, per questioni di spazio, dare la preferenza agli italiani o figli di almeno un genitore ita-liano. Però le richieste da parte degli spagnoli e catalani continua ad essere molto alta. La scuola con un trattato firmato fra l’Ambasciata, il Consolato e il Gobierno de la Generalitat è riconosciuta in Spagna, ma è una scuola statale italiana a tutti gli effetti per cui permette l’accesso alla università. Per gli italiani di passaggio è molto comoda. Il liceo è contratto da 5 a 4 anni, è scientifico ed è un po’ più duro perché il secondo e il terzo anno vengono compressi, mentre il primo e il quarto rimangono gli stessi. Se si torna in Italia dopo i due anni si dovranno compiere gli altri tre. Attualmente gli stu-denti sono 600.

Ma la Casa degli Italiani ha anche altri ruoli?

Certamente, in questi ultimi anni ha svolto e svolge un ruolo di assistenza per gli italiani meno abbienti. Una signora che abbiamo assistito prima a casa e poi in una residenza, alla fine ha donato in segno di gratitudine tutto quello che aveva alla Casa degli Italiani. Tanti italiani che arrivano che poi non hanno più soldi, non riescono più a vivere, alcuni li rimpatriamo, ad altri diamo un sostegno. Un sostegno importante lo diamo anche ai ragazzi che non hanno disponibilità economiche con borse di studio. Purtroppo in questi ultimi anni il numero è andato aumentando principalmente per italiani non italiani, che lo sono di passapor-to come quelli del sud America, altri appartengono a famiglie di genitori separati. L’anno scorso solo in borse di studio abbiamo dato oltre 16 mila euro, provenienti dalle quote degli associati e una parte importante dal con-tributo che lo Stato ci riconosce per i locali e poi tanti soci patrocinatori che danno costantemente ogni mese delle cifre importanti. Un caso grave è stato quello di un ragazzo invalido che aveva bisogno di essere por-tato ogni giorno in classe e poi a casa. Ciò ha comportato delle spese notevoli che abbiamo sostenuto con l’aiuto di alcuni soci. È un lavoro socialmente importante. Sono presidente da appena tre mesi e con il nuovo consiglio, finita la fase importante con la costruzione della scuola di Sarriá che è stata veramente impegnativa per l’ultimo consiglio, stiamo cercando che la Casa degli Italiani sia anche qualche altra cosa, sempre nella italianità. Abbiamo creato il primo tesserino che è stato consegnato nella “festa del Cocktail d’estate” per avere degli sconti in base ad accordi con aziende. Attualmente siamo 320 soci e speriamo di aumentare con queste iniziative. Per esempio al Grec 2009 si può assistere al alcuni spettacoli di italiani con uno sconto del 25%, così come per altri eventi al Palau de la Musica. Per i primi di settembre pensiamo di avere 10-15 contratti di accordi. Come eventi organizziamo la Cena di fine mese che a partire da settembre avrà un carattere regionale. Per i giovani avremo feste come la Castagnata, il Carnevale e anche indirizzate ai bambini della scuola e comunque sempre più italiane mante-nendo le nostre tradizioni. Avere dei personaggi illustri che ci vi-sitano, gite e viaggi. In qualche caso ci vorrebbe un maggiore coordinamento fra le presenze associative e istituzionale per promuovere meglio gli eventi. Vorrei durante il mio mandato cercare almeno di iniziarlo perlomeno con la Camera di Commercio di Barcellona e con l’Istituto di Cultura con i quali siamo in ottimi rapporti. Quando ci fu il concerto di Laura Pausini sarebbe stato piacevole chiedere al manager di farla passare per la scuola e firmare degli autografi, senza cantare, parlare ai ragazzi e fare delle foto, insomma poter dire che la casa degli italiani è viva. Zambrotta è stato qui qua-si due anni e nessuno si è mai posto il problema di avvicinarlo e invitarlo per una cena sociale firmando autografi ai ragazzi. Sono queste le cose che vorrei fare ma altre non si sanno fino al momento che avvengono. È stato qui Bruno Vespa e anche il Console lo ha saputo solo due giorni prima per cui non è sta-to possibile invitarlo per i suoi impegni. La Casa è di tutti sen-za distinzioni politiche. Il nostro libro d’onore è firmato da personaggi illustri come il Re, Guglielmo Marconi, Rita Levi Montalcini. Abbiamo una pagina stracciata perché conteneva alcune firme del ventennio che evidentemente qualcuno non gradiva.

L’ultimo evento?

Durante il Cocktail d’estate avemmo ospiti tre personaggi, due di casa ed il Console Generale Natali che la-sciava l’incarico e gli abbiamo offerto una medaglia ricordo di ringraziamento con la tessera di socio onorario. L’altro è il pro-fessore Francesco Semeraro, dirigente scolastico che finiva il suo mandato consegnandogli la medaglia per il suo notevole impegno. Poi il terzo è l’onorevole Francesco Mineo, deputato dell’Assemblea Regionale Sici-liana che è passato a salutarci dovendo andare a Saragozza. Quest’anno ho voluto un piccolo cambio: l’inno d’Italia cantato dai ragazzi delle scuole in aper-tura del Cocktail d’estate. Adesso lavoriamo per settembre.