Leonardo Farneti importante archeologo. Perchè scegli questo “mestiere”?
Merito di Topolino e Indiana Jones! Ovviamente scherzo ma neanche troppo, diciamo che essere nato a Roma in una famiglia di antiquari e appassionati di storia antica ha dato una bella mano, se poi a questo aggiungiamo i suddetti personaggi di fumetti e film, inseparabili compagni di infanzia, tutto il resto vien da sé. Difficilmente riesco a vedermi a studiare qualcos’altro come giurisprudenza, economia o medicina, quando incontro qualcuno che non mi conosce e quando scopre che faccio l’archeologo di solito sbarra gli occhi con aria stupita e mi dice “Perché questa scelta?” oppure “Wow mi sarebbe piaciuto anche a me da bambino!” In realtà vogliono dire “Ma riesci a viverci?” Sembra quasi che se non si operi a cuore aperto o non si vincano cause giudiziarie le persone siano costrette a vivere nell’indigenza… L’archeologia, o la storia antica, servono a conoscere meglio noi stessi, cosa eravamo e cosa siamo diventati, soprattutto i nostri avi che furono personaggi incredibili, capaci di pensare cose anche molto attuali e moderne come il viaggio sulla Luna o l’esplorazione dei fondali marini, passando anche per la realizzazione dei veri e propri macchinari che oggi definiremmo “robot”…insomma Elon Musk non si è inventato nulla!
Nel tuo interessante cv tante esperienze, quale è o è stata la più consona per te?
Senza alcun dubbio l’esperienza più formante sono state le campagne di scavi presso il Santuario Italico di Pietrabbondante, in provincia di Isernia, una vera e propria palestra di vita e di conoscenza. “La Delfi italiana”, luogo del cuore (li ho conosciuto la mia compagna) e dell’anima, un paese con meno di mille abitanti arroccato tenacemente alle “Morge”, questi enormi massi che sbucano dalla terra e lo sostengono, quasi proteggendolo, come fossero antiche divinità pagane. Per ben dieci anni, dal 2007 al 2017, ho avuto la fortuna e il privilegio di scavare in un posto incredibile sotto la saggia guida del Prof. Adriano La Regina, ex soprintendente per le antichità di Roma…e da scavare penso ce ne sia per altri 50 anni almeno! Quando spesso sento dire che “il Molise non esiste”, battuta ormai consolidata nell’immaginario popolare, ammetto che mi viene da ridere…esiste ed è bellissimo!
Laurea in “scienze archeologiche”?
Si, anche se spesso il termine “scienza” rimanda magari nell’immaginario collettivo alla figura di un occhialuto scienziato col camice bianco che gioca con alambicchi e provette e liquidi strani…no, anche materie più legate alla sfera della tradizione umanistica si fregiano del titolo di “scienze”…anche perché ormai l’archeologia è immersa completamente nella tecnica e tecnologia digitale dei nostri giorni, anche se ormai è più importante usare bene un pc che un piccone!
Esperto in restauri di reperti ceramici, numismatici e marmorei…cioè?
Letteralmente quello che uno si immagina! Ovvero il recupero e il ripristino di opere d’arte danneggiate. Con alcuni amici e colleghi universitari ci iscrivemmo a un corso della durata di tre anni tenuto dalla scuola di arti e mestieri “Nicola Zabaglia” di Roma. Abbiamo avuto la fortuna di imparare con il materiale più disparato e di epoche assai diverse tra loro come dipinti settecenteschi, anfore romane presso la Necropoli della Via Portuense, un confessionale presso la Chiesa di San Paolo alla Regola, alcuni mobili appartenenti a un’ala di Palazzo Venezia…non è da tutti i giorni lavorare con vista sul Vittoriano! Di fatto se uno ci pensa si sta creando un “falso”, il materiale che prima componeva l’insieme spesso si è perduto o si è degradato e noi lo integriamo e lo assembliamo con tecniche e materiali moderni. E se su quel frammento perduto ci fosse stato dipinto un cavallo? O un leone? Non lo sapremo mai e non sapendolo riprodurremo un qualcosa che non è mai esistito se uno ci riflette un attimo…Ci sono molti restauratori che sono contrari a questo metodo di “ripristinare” le parti perdute delle opere antiche, proprio per questo motivo.
Che cos’è il disegno scientifico dei materiali archeologici?
Il disegno scientifico è una tecnica usata per riportare un oggetto tridimensionale a una dimensione bidimensionale sopra un foglio di carta millimetrata, è una tecnica utilissima per comprendere meglio la natura e la forma o anche gli spessori di un oggetto, solitamente materiale ceramico, un frammento di un’anfora, di una coppa, di un cratere o perché no di una statua o di una decorazione fittile per esempio. Richiede molto pazienza, tanta precisione e non lo nego…bisogna essere portati per il disegno, è una tecnica che col tempo si affina e migliora ma chi ha innata questa capacità avrà sempre una marcia in più…solitamente le ragazze sono più brave nel disegno archeologico, ne ho conosciute alcune che raffiguravano materiali antichi su carta che sembravano quasi delle fotografie! Il Padreterno mi ha dato ahimè della mani molto grandi…
L’Italia è la prima nazione per l’UNESCO di reperti storici più importanti nel mondo. Quale regione ne è più “ricca”, di che periodo e di che tipo di oggetti?
Se la memoria non mi inganna sono ben 60 e ce ne sono almeno un’altra trentina che sono diciamo “in lista di attesa” per ricevere il riconoscimento ufficiale da parte dell’UNESCO. La regione che ne ha di più è la Lombardia ma bisogna tenere conto che molti di questi beni sono condivisi da più regioni, per esempio i siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino che se li dividono 4 regioni oppure la “new entry” del 2024 la via Appia antica, la Regina Viarum degli antichi romani, anche questa condivisa da 4 regioni. Una delle città con la maggiore concentrazione di beni UNESCO rispetto alla grandezza cittadina credo sia Ravenna, con ben 8 monumenti, tutti databili tra il quinto e il sesto secolo d.C., dei mosaici stupendi che brillano come stelle dopo ben quindici secoli…
Gli scavi sono i “computer di oggi”, “scavi, cerchi, trovi…” ti parlano di tutto e di tutti e voi, archeologi, siete la nostra “stampante”?
“Scavi, cerchi, trovi e…conservi” più che delle stampanti siamo delle casseforti! A parte gli scherzi il lavoro dell’archeologo è molto meticoloso e preciso, talvolta può risultare un po’ noioso e ripetitivo, però il lavoro che noi facciamo viene realizzato per le generazioni future di studiosi che dovranno proseguire dove avremo lasciato noi, quindi è necessaria la raccolta precisa e puntuale di tutti i dati. Non nego che spesso qualche reperto fuori posto si incontri nei magazzini…magari con date di catalogazione anche molto vecchie.
Leonardo, una scoperta che “vorresti fare” anzi “trovare”?
Ehhhh non lo nego, la perduta isola di Atlantide. Un mito conosciutissimo, ricercata da migliaia di persone in ogni epoca seguendo i racconti di Platone, sarebbe una scoperta rivoluzionaria, tutto quello che abbiamo conosciuto finora andrebbe rivisto sotto una nuova luce. Ho sempre creduto che la storia del genere umano non sia una retta che tende all’ infinito ma di tanto in tanto subisca delle “cadute”, una civiltà precedente alla nostra, molto sviluppata tecnologicamente, socialmente e soprattutto spiritualmente…”sparita in un singolo giorno e notte di disgrazia”. Una storia che suona come un avvertimento…
Attualmente dove “scavi” e cosa speri di trovare o forse già sai cosa troverai? Come si arriva a scavare in quel posto?
Attualmente lavoro a Roma e dintorni, mi occupo di sorveglianza archeologica sui cantieri stradali per una grande multiservizi della capitale, è un lavoro che mi piace e mi permette di girare molto il territorio, non si smette mai di conoscere abbastanza la propria città, ogni angolo nasconde una scoperta o un tesoro nascosto. Per quanto riguarda i ritrovamenti durante gli scavi beh…pochi e aggiungo per fortuna! Qualora si rinvenga una struttura antica o magari una sepoltura di un povero pellegrino si entra in un meccanismo burocratico di gestione dell’area che passa per la Soprintendenza di zona, che come prima azione blocca i lavori…vi lascio immaginare gli sguardi (e talvolta gli epiteti) dei proprietari delle ditte di scavo che si vedono fermare i lavori…però è necessario d’altronde.
Quando un giorno faranno gli “scavi” di questo nostra era, cosa troveranno e gli oggetti cosa racconteranno di noi?
I ruderi Romani! Abbiamo abusato del cemento armato, che ha una vita di circa cento anni, poi si degrada piuttosto velocemente, non parlerò della quantità di plastica che verrà fuori ma vi lascio immaginare…ho spesso immaginato come sarebbe apparso il centro storico di Roma nel 3000. Una distesa di ruderi e tronconi di palazzi di acciaio e vetro e nel bel mezzo la mole splendida del Pantheon, praticamente intatto dopo quasi tre millenni di vita…