Salvatore Montanucci: tutto il mondo nella sua pittura ACI CATENA:  "I colori dell'anima"

Intervista di Paola Pacifici

Maestro, quando e perché nasce il “pittore”?

Credo fermamente che l’artista nasce insieme al bambino e si sviluppa dentro di se negli anni che accompagnano la sua infanzia. Ma occorre però che qualcuno della famiglia se ne accorga già dai primi segnali che esterna il fanciullo. Sin da piccolo, mi piaceva disegnare e colorare, cantare in famiglia, ed essere applaudito e apprezzato malgrado la mia timidezza, che superai pian piano dopo i miei vent’anni. Mi piaceva sognare ad occhi aperti immaginando cosa avrei voluto fare da grande, e quasi tutti quei miei sogni, oggi, si sono realizzati grazie anche alla mia perseveranza e fede in ciò che ho sempre creduto. A nove anni, il fidanzato della mia sorella maggiore, oggi mio cognato, avendo notato la mia passione per il disegno, mi regalò un album ed un kit di colori a spirito e cera. Questo fu il primo passo per dichiarare alla mia famiglia la mia inclinazione artistica, anche se con sincerità non conoscevo ancora cosa volesse significare diventare un artista o un pittore e nemmeno che si poteva anche vivere di questa professione.  Infatti a soli quattordici anni, non sicuro della sincerità  dei complimenti che ricevevo da parte di  parenti, persone conoscenti e amici, chiesi a mio padre di dare un valore al mio lavoro per assicurarmi che ciò venisse veramente apprezzato. Così fu, e con l’aiuto di papà, che aveva creduto in me prima di tutti gli altri, iniziammo a vendere i miei primi dipinti che venivano realizzati su mattonelle di ceramica dipinte a freddo sulle quali riuscivo a ricreare soggetti fiabeschi dei libri di scuola, dai colori caldi e vivaci che colpivano con successo il cuore di chi si volgeva alla mia ancora immatura ma sincera arte.

Che tipo di pittura fai, la tua tecnica?

Man mano negli anni, mi interessavo, attraverso la tecnica dell’olio, al paesaggio urbano, alla casa, che da sempre ha rappresentato il luogo di rifugio e di protezione dell’uomo sin dalla preistoria. Poi i particolari architettonici, gli interni di chiese, e tra il 1992 e il 1997 arriva la figura umana pietrificata, che sta a rappresentare la stanchezza dell’uomo, della società del nostro tempo, fino a raggiungere il bisogno di fermarsi dalla sua vita frenetica ed entrare in una forma di trans o pausa meditativa che gli permetterà, forse, di salvare se stesso da una società disordinata, arrabbiata e incattivita, mentre il cuore dell’uomo continua a battere e mantenere in vita colui che dovrà avere la forza di reagire e continuare il suo percorso vitale. In questo periodo pittorico, la figura dell’uomo diventa grigia e statuaria, ma sullo sfondo domina sempre il bel paesaggio colorato e pieno di speranza. Dal 2000 in poi nasce una nuova arte, “i colori dell’anima” che sebbene agli inizi viene intesa da un certo pubblico come la pittura per i bambini, da li a poco tempo verrà talmente apprezzata e capita che arriverà nelle case di adulti, di gente intellettuale e non, con lo stesso scopo che io intendevo, e cioè; riportare all’adulto quel sorriso sincero che solo un fanciullo conosce, e allo stesso tempo, voler quasi portare una “cromoterapia domiciliare”. Nel 2007, dopo un corso di arabo a Malta, mia seconda casa, scopro un’attrazione per la cultura araba, riuscendo a trasformare la paura, che alcuni mass-media mi avevano trasmesso, in un desiderio di scoperta culturale, e intraprendo un lungo viaggio di sei settimane a partire dalla Libia, Algeria e fino al Marocco, ritraendo persone della vita quotidiana per poi creare, una volta rientrato nel mio studio a Malta, una collana pittorica dedicata a questo mondo e che poi presenterò in una mostra a Malta nel 2009.

Cosa ti piace di più “rappresentare”?

Mi piace spaziare tra realtà e fiaba, perché mi da modo di esternare il mio carattere. Se nel primo, posso risultare schematico e a volte severo anche con me stesso, nel secondo vi è un giovane fanciullo giocoso e gioioso che ha bisogno di “scongiurare” il male attraverso il bel colore e la fantasia per alimentare gli animi che a volte soffrono gli aspetti meno belli della vita.

Quali sono le tue “ispirazioni” la notte o il giorno, o il tramonto o l’alba?

Amo la luce solare. E’ essa che accende i colori della natura, senza di ciò non avremmo la bellezza del colore, dei contrasti, dei volumi. Il giorno mi fa sentire vivo. Infatti tutti i miei dipinti sono sempre pieni di luce.

Parti dalla Sicilia per il mondo, perché?

Per un artista, in maniera particolare, il viaggiare diventa uno stimolo alla creatività e non parlo di viaggi organizzati ma di viaggi che ti permettono di assaporare la cultura vivendo sul posto, con la gente del posto, è essa che può svelarti la vera identità culturale. Ogni qualvolta mi sono trasferito in  un’altra città o paese, la misura della mia creatività è salita in alto. E’ come trasformarsi in una sorta di spugna, che assorbe “quei liquidi” di informazioni necessari e utili a sviluppare un lavoro artistico diverso da quello che uno potrebbe fare chiuso nel suo piccolo mondo. Quando vivi in un’altra cultura, in un’altro “mondo” ti accorgi veramente di quanto sei  “piccolo” ma allo stesso tempo di quanto potrai diventare grande.

In questi tuoi viaggi cosa hai scoperto e cosa ti hanno dato. L’esperienza più significativa è stata ……e perché?

Tutti i viaggi mi hanno regalato qualcosa di importante sia per la mia persona che per la mia arte. Ma forse i più incisivi sono stati, la mia lunga permanenza nell’isola dei cavalieri, Malta, i viaggi in terre arabe e la Cina. A Malta sono entrato nel 1991 per essere investito, ancora venticinquenne, di Cavaliere di Malta, e da subito mi venne proposta una mia personale nell’isola a me ancora poco conosciuta e che terrò l’anno successivo al “Museum of Fine Arts” di Valletta. Da qui nasce un grande amore con l’isola. Mi innamoro a tal punto di sentire il bisogno di viverla, mi sentivo come uno dei suoi abitanti e ogni qualvolta mi spostavo, anche per rientrare in Italia, sentivo fortemente la sua mancanza. La gente iniziò subito a volermi bene ad offrirmi quelle possibilità che forse non avrebbero dato ad un loro cittadino. La stampa e le tv iniziavano a parlare di questo artista siciliano innamorato di Malta e periodicamente, a volte anche settimanalmente vi erano pagine intere dedicate all’ “ambasciatore della tela e del pennello”, così alcune testate mi descrivevano, come fossi un  ambasciatore  della loro isola in giro per il mondo. Mentre invece quando misi piede nel mondo arabo, frenato prima dagli amici e dalla stessa famiglia che con timore mi facevano raccomandazioni, scoprì un grande rispetto per l’ospite e per l’italiano. Sei bellissime settimane indimenticabili, da Leptis Magna in Libia alla città di Tlemcen vicino Orano in Algeria e per concludere in questo viaggio tre  città più note del Marocco, Casablanca, paragonabile a mio parere alla nostra Napoli, con la sua meravigliosa Grande Moschea sul mare, Rabat la città del Re e allo stesso tempo una città dalle sembianze europee. Poi  Marrakech, con la sua enorme  piazza ed il suo affascinante mercato artigianale dove tutto si può riparare o ricostruire. Ma oltre al fascino dell’architettura di questi luoghi, si possono notare gli sguardi della gente, il povero aiuta il più povero. Ma più di tutti mi piace ricordare il soggiorno presso una famiglia di Tlemcen che avevo conosciuto prima della partenza, avevo programmato solo una settimana a casa loro, per non dare disturbo, ma loro ogni settimana mi portavano da un loro cugino in agenzia e senza dover pagare nulla cambiavano la data del mio rientro fino a raggiungere ben 3 settimane di permanenza a casa loro. Una esperienza indimenticabile, una famiglia adorabile. Tutto ciò permette a quella “spugna” di assorbire ogni emozione per poi spremerla su una tela attraverso l’uso di pennelli e colori.

Nasce “ i colori dell’anima”, cioè … e quali sono?

Nascono i colori dell’anima quasi per caso o per magia. Un giorno, era il 2000, una coppia di amici miei da poco sposati mi chiese dei dipinti di piccole misure con soggetti moderni rispetto alla pittura più classica che facevo in quel periodo, e così iniziai a creare dei paesaggi con casette costruite nella più semplicità (naif) molto colorate  con uno o due  campanili e delle colline anch’esse colorate dove la fantasia quasi superava il surreale. Questi quattro primi dipinti furono apprezzati e acquistati da loro. Subito dopo partì questa nuova produzione che intitolai “i colori dell’anima”, un viaggio attraverso il colore e la semplicità per ricondurre l’adulto nel suo mondo di fanciullo dove sognava giocava e sorrideva in sincerità senza venirne catturato, né coinvolto dalla frenesia o dal disordine che colpisce spesso la società adulta odierna. Questa linea pittorica ebbe così successo che  raggiunse dopo quattordici anni di produzione anche l’accessorio moda.

Maestro, ma ci sono anche le “ borse dipinte da te” un grande omaggio alle donne e per le donne?

Fu così che appena rientrato, nel 2004, dalla mia esperienza di docenza a Pechino, decisi di trasportare questo genere di pittura, che a me è sempre piaciuto definirlo “fiabesco”, su un importante accessorio moda, La Borsa per Donna. Un accessorio che non avevo avuto modo prima di scoprire la sua fondamentale importanza per la donna, dove ella contiene più o meno la sua “vita quotidiana”, e ne tantomeno la sua storia. Infatti il valore dell’uso della borsa ha origini preistoriche, e venne creata e usata rigorosamente dall’uomo per l’uomo per andare a caccia e poter conservare dentro la cacciagione o quant’altro utile da trasportare fino alla sua dimora. In epoca medievale nascono invece alcuni modelli che ritroviamo ancora oggi in commercio a tra la moda, la “Zona” come un marsupio da portare alla cintura, la “Crumena” una borsa tracolla, e la “Manticula” un tipo di borsetta da portare a mano come una pochette. Da questo inserimento pittorico, nascono i primi pezzi, classificati come “gioielli” infatti, visto che queste borse come pure gli altri accessori che nasceranno successivamente vanno per la maggior parte in vendita in negozi di gioielleria, in una campagna pubblicitaria creai uno slogan dove la protagonista era una elegante borsa rossa in vera pelle, che diceva: NON CHIAMATEMI BORSA… MA GIOIELLO. Questa collezione “moda dipinta”, di Montanucci, nasce per regalare prima alle Donne,  e successivamente agli Uomini, un tocco di eleganza colorata da indossare e portare con se insieme a originalità e made in Italy.

 Chi sono i tuoi clienti e quale paesi del mondo è più attratto dalle tue opere?

Fino a vent’anni fa i miei collezionisti o acquirenti erano persone intellettuali e classe operaia che amava l’arte, e tutto ciò che era bello, ordinato, lineare, sia nella scelta dell’arredamento, dell’arte che nel modo di vestire. Quindi il genere classico o semiclassico accompagnato dal metafisico, nel mio caso, era di grande richiesta. Poi dal 2000 in poi notavo da parte del pubblico giovane e non, una inclinazione verso una forma meno accademica, e più rilassata, fatta di luci e colori, forse quel colore che molti provano a cercare dentro di se ma non riescono a trovarlo o a tirarlo fuori. Quando si è seduti o distesi su di sofà con di fronte una bella pittura bilanciata, armoniosa, colorata e luminosa, di certo questa aiuterà l’osservatore a ritrovare se stesso e ad entrare in quel  mondo fantastico dove la fisicità si tuffa in un sogno del “bello”, quel bello fatto anche di poesia e lirica. Il mio pubblico è vario perché per esperienze vissute e dirette, esso va dall’Italia a Malta all’America, ai paesi del Mediterraneo, arabi, compresi Russia e paesi dell’Est, ancora Zimbabwe, Kenia e Congo, insomma non voglio sembrare prepotente ma quello che scrivo è storia vissuta e documentata.

La pittura cos’è…. E quanto è differente oggi?

Ci hanno insegnato che la pittura, come altre espressioni artistiche, sia prima di tutto un mezzo di comunicazione delle emozioni dell’artista o autore, ma la pittura e il disegno in particolar modo sono stati l’alfabeto dei primitivi, quindi il primo linguaggio scritto in assoluto. Poi diventerà un modo per abbellire e decorare ville, case, palazzi, chiese, mobili etc. . Originariamente la parola arte indicava l’abilità tecnica per realizzare un oggetto o per compiere una determinata attività. Quindi, arte era quella dei fabbri, dei calzolai, ma anche quella dei poeti, pittori o scultori. Con il passare del tempo, alle arti che avevano a che fare con la produzione di oggetti o di utensili, gli fu attribuito il termine di mestiere. Infatti ancora oggi, quando un mestiere viene svolto con le giuste tecniche e la creatività professionale,  si parla si di artigianato  ma soprattutto si usa dire che è un lavoro fatto “a regola d’arte”. Ma perché si possa veramente parlare di arte con la A maiuscola, e di opere d’arte, occorre che l’artista cerchi, e poi, riesca a dare anche un valore estetico alla sua creazione: l’idea del bello, per quanto mutevole, resta sempre legata fortemente all’idea di produzione artistica. Oggi, purtroppo, in molte Accademie e Scuole d’arte, manca una sufficiente impostazione formativa, mentre sarebbe tanto necessario organizzare dei corsi intensivi destinati all’apprendimento di tecniche pittoriche per meglio arricchire la conoscenza pratica dello studente. “Si dice che la creatività sia una piccola delega di Dio”. Oggi credo fermamente che l’arte, in quanto da sempre riflesso della cultura e della storia di un popolo, viva nella sofferenza e nel disordine, “pantaloni e maglie strappati” = a tele strappate, mostre d’arte dove a mio personale parere dovrebbero togliere la parola arte per non offendere tutta la sua storia e i suoi grandi talenti.

La pittura ed i giovani. Ci sono più donne pittrici o uomini pittori  e quanto è differente fra di loro?

Trent’anni fa era più facile trovare giovani interessati all’arte, ricordo dei giovani operai, uno in particolare Maurizio, un operaio carrozziere di soli 18 anni appassionato di pittura il quale mi comprava dei dipinti e nell’amicizia gli permettevo di pagarmeli poco alla volta, da ogni paga settimanale lui toglieva una quota per l’arte. Oggi purtroppo mi viene spesso di interrogare giovani e alla mia domanda: “ti piace l’arte o la pittura” non sanno cosa rispondere, anche se giovani studenti con cultura accademica o universitaria. Questo mi rende triste e purtroppo poco ottimista nel credere che questa società stia facendo qualcosa di serio per indurre i giovani a riconquistare quella parte essenziale della vera cultura del nostro paese, l’Italia. Negli ultimi decenni il numero di artisti donne è sicuramente e fortunatamente cresciuto. La loro differente sensibilità riesce a trasmettere elementi di vita intensa e profonda. Ma da docente ho notato che le ragazze o le donne studenti rispetto ai maschi hanno un rapporto più “soft” con la pittura come se dovessero fare il “bagnetto ad un bimbo”, mentre l’uomo pittore ha un rapporto più diretto con essa, come se “guidasse un mezzo pesante”. Ciò credo sia solamente un fattore di natura, infatti emerge in ogni singolo soggetto, la totale natura femminile o quella maschile, entrambi con un grande valore.

Quanto la Sicilia ha influito o ancora influisce sulla tua pittura e quando sei all’estero con le tue opere cosa ti manca di più della tua città Aci Catena?

La mia Trinacria, ovvero Sicilia, ha avuto un ruolo di influenza fondamentale nella mia arte, i miei colori, le luci, le colline, le case con i tetti, tutti elementi significativi nella mia pittura che raccontano di un paesaggio mediterraneo assolato, e disteso, come nel caso del mio luogo di infanzia e vita odierna, ai piedi di mamma Etna, una mamma protettiva ma allo stesso tempo “punitiva”. Aci Catena, è il mio paese natio, ma la mia infanzia, a cominciare dalla tenera età di soli 3 anni, viene trascorsa in un piccolo paesino di collina dal suo nome Pennisi, frazione del comune di Acireale nella provincia catanese. Qui si forma l’artista dentro di me, fino a presentare la mia prima personale all’interno del salone parrocchiale adiacente la chiesa di Pennisi, era il 1984. Oggi questo salone risulta distrutto dal forte terremoto della notte del 26 dicembre 2018, insieme alla chiesa che custodiva una mia grande tela sul battesimo di Gesù datata 1992. Fu la mia seconda personale, prima che io partissi per il servizio militare a tenersi nella Biblioteca del Palazzo di Comunale di Aci Catena, per poi seguirne altre due negli anni successivi fino all’Agosto del 1997 quando l’Amministrazione, durante la mostra e dopo aver acquistato una collezione di quattro tele importanti dedicate alla città, mi invitò a partecipare ad una puntata di UNO MATTINA di RAI UNO negli studi di Saxa Rubra a Roma.

La mia terra, la mia Sicilia. Ogni volta che viaggio per lavoro o per scoprire luoghi nuovi e culture diverse, mi immedesimo in quella realtà, quasi a trasformarmi in un abitante di quel luogo e assaporando usi e costumi per poi  immortalare sulle tele, al ritorno nel mio studio, quei particolari che mi hanno colpito più intensamente, quindi dando vita a nuove opere.

Ma ci sono stati due episodi in particolare che sono rimasti nella mia memoria, il mio viaggi negli Stati Uniti d’America nel 1996 e Cina 2013-2014, in quest’ultima ho sentito fortemente il bisogno di ritornare tra la mia gente, la mia famiglia, i miei amici e quando stavo per imbarcarmi sul volo che mi avrebbe portato a casa, ho sentito una forte emozione ed un senso di benessere nel dover a distanza di poche ore, riabbracciare la gente della mia terra. Dopo qualche anno, nel rivedere alcune foto della mia permanenza a Pechino, sentii la nostalgia di quel luogo, di quella cultura ed è iniziata a mancarmi. Oggi ci ritornerei volentieri anche se per periodi non molto lunghi, sono certo che la vivrei molto meglio della prima volta e più intensamente. Quando appena arrivato a Pechino, mi accorsi di quanto fosse diversa la loro cultura, i loro comportamenti, le loro abitudini, la loro gestualità,  per noi risulterebbero strani e fuori regola, insomma veramente un altro mondo. Ma poi mi resi conto che la bellezza di questa esperienza è stata proprio nel trovare questa enorme differenza culturale. E ringrazio coloro che hanno creduto in me e avermi proposto questo contratto di docenza nella più rinomata Accademia di Belle Arti in Cina, la CAFA “China Central Academy of Fine Arts”, Accademia fondata per volere di Mao Zedong politico e fondatore della Repubblica Popolare Cinese, ma anche filosofo e poeta. Infatti per suo volere questa istituzione accademica è sotto la diretta protezione del Ministro all’Educazione.