Stefano Nicoletti: Console Generale a Barcellona

Da pochi mesi è il responsabile del nostro Consolato Generale. Ha dichiarato: “La circoscrizione del Consolato Generale d’Italia in Barcellona comprende le seguenti regioni spagnole: Catalogna, Aragona, Isole Baleari, Paesi Valenciani (con le provincie di Castellon de la Plana, Valencia e Alicante) e la Regione di Murcia. Inoltre il Consolato Generale di Barcellona ha competenza consolare anche sul Principato di Andorra. Attualmente prevalgono le Piccole e Medie Imprese ma abbiamo qui anche grandi Gruppi dall’agro-alimentare (Ferrero, Barilla), all’alta moda (Zegna, Prada, Gucci, Brioni), al settore assicurativo e finanziario (Assicurazioni Generali, Mediolanum, InvestIndustrial), al farmaceutico (Chiesi, Menarini), al settore dell’illuminazione (iGuzzini, Artemide), a quello marittimo (Grimaldi, Grandi Navi Veloci, Costa Crociere, MSC), oltre ad un numero importante di uffici di rappresentanza di aziende italiane. Inoltre l’Italia è tradizionalmente presente nel settore della ristorazione.”

intervista di Paola Pacifici

Il Console Generale illustra l’incremento numerico della Comunità italiana in occasione dell’incontro “Momenti italiani”, organizzato il 26 novembre 2013 dalla Camera di Commercio Italiana di Barcellona, con la partecipazione di numerosi imprenditori.Signor Console, complimenti per il suo nuovo incarico. Parliamo del Consolato di Barcellona. E di quale zona della penisola  iberica  ricopre. La circoscrizione del Consolato Generale d’Italia in Barcellona comprende le seguenti regioni spagnole: Catalogna, Aragona, Isole Baleari, Paesi Valenciani (con le province di Castellón de la Plana, Valencia e Alicante) e la Regione di Murcia. Inoltre il Consolato Generale di Barcellona ha competenza consolare anche sul Principato di Andorra. Nelle principali province appartenenti alle regioni indicate abbiamo un ufficio consolare onorario, e concretamente a: Andorra, Alicante, Castellón de la Plana, Ibiza, Palma de Mallorca, Valencia e Zaragoza. Faccio presente, comunque, che per i Vice Consoli onorari  sono previste delle funzioni consolari limitate, pertanto per alcuni atti o servizi consolari è necessario presentarsi personalmente presso il Consolato Generale di Barcellona.

Quanti sono gli italiani che lavorano e vivono nel comprensorio? E che tipologia hanno? A fine novembre 2013 gli iscritti nella nostra anagrafe consolare erano 68.848 di cui il 48,11% nati in America Latina. Vorrei fare alcune considerazioni in merito a questi dati: nel 2003 figuravano iscritti 23.587 connazionali di cui solo il 17,18% erano nati in Sud America, pertanto oggi abbiamo quasi triplicato il numero degli iscritti dovuto in gran parte al maggior numero di connazionali provenienti dal Sud America che sono emigrati in Europa a causa della crisi dei primi anni del 2000 nei loro rispettivi Paesi. In questi ultimi 3 anni, pur riscontrando un leggero aumento nelle iscrizioni, la percentuale dei latino-americani è leggermente diminuita. Infatti, a seguito della crisi economica in Europa abbiamo potuto riscontrare vari casi di italo-argentini che hanno fatto ritorno nel proprio Paese di origine. Nonostante ciò chiuderemo l’anno 2013 con circa 4.500 connazionali in più iscritti all’AIRE rispetto a fine 2012 anche perché – pur in un periodo di crisi economica in Spagna come l’attuale – non cessano gli arrivi dall’Italia, specie di giovani che vengono qui a cercare lavoro ed opportunità. Inoltre, giova segnalare che il numero di italiani realmente presenti nella nostra circoscrizione è sicuramente superiore di almeno un 30% rispetto ai 68.848 iscritti, in quanto in taluni casi i nostri connazionali non adempiono all’obbligo di legge dell’iscrizione consolare, oppure, per motivi personali, preferiscono non farla. A tale cospicuo numero di cittadini residenti vanno poi aggiunti gli studenti del Programma Erasmus (per i quali Barcellona è una delle principali destinazioni europee) oltre ai turisti che, negli ultimi anni, hanno conosciuto un vero boom di presenze sia a Barcellona che nelle isole Canarie.

Per quanto riguarda le aziende italiane – che storicamente sono molte, infatti Barcellona viene paragonata a Milano o alla Lombardia – sono aumentate o la crisi ha colpito anche  loro ed in che modo? Le aziende italiane qui presenti sono sicuramente aumentate negli ultimi anni, ma al tempo stesso sono, nel corso degli anni, andate via grandi aziende storiche, presenti fino alla fine degli anni ‘80 come la Olivetti, la Martini e Rossi, la Cinzano, la Montedison, la Montefibre, la Pirelli, la Starlux, la Banca Nazionale del Lavoro, la Banca di Roma e la Banca Commerciale. Attualmente prevalgono le Piccole e Medie Imprese ma abbiamo qui anche grandi Gruppi dall’agro-alimentare (Ferrero, Barilla), all’alta moda (Zegna, Prada, Gucci, Brioni), al settore assicurativo e finanziario (Assicurazioni Generali, Mediolanum, InvestIndustrial), al farmaceutico (Chiesi, Menarini), al settore dell’illuminazione (iGuzzini, Artemide), a quello marittimo (Grimaldi, Grandi Navi Veloci, Costa Crociere, MSC), oltre ad un numero importante di uffici di rappresentanza di aziende italiane. Inoltre l’Italia è tradizionalmente presente nel settore della ristorazione. Si possono riscontrare in gran numero aperture di apprezzati ristoranti e pizzerie italiane, e svariate ditte che si occupano di importare e distribuire in Spagna i prestigiosi prodotti alimentari tipici italiani. Da ultimo, sono sorte anche aziende di catering che si propongono di far sperimentare alla clientela gli originali sapori della cucina italiana.
A tal proposito la Camera di Commercio italiana a Barcellona – in coordinamento con UnionCamere e la sua iniziativa “Ospitalità italiana” – ha iniziato quest’anno un progetto di certificazione dei ristoranti autenticamente italiani (per prodotti utilizzati, chef impiegati etc) che è sfociato, lo scorso luglio, nella pubblicazione di un primo repertorio limitato, per ora, a Barcellona. E’ un’iniziativa che reputo importante per la corretta valorizzazione del nostro patrimonio eno-gastronomico in un contesto – quale quello della Catalogna – attento e competitivo nel settore della ristorazione e della valorizzazione delle produzioni locali a chilometro zero. Con il pieno sostegno del Consolato che dirigo mi auguro che tale progetto continui e si espanda territorialmente per coprire, nella seconda edizione della “Guida dei ristoranti italiani”, un territorio più vasto.

Quale è il rapporto fra Consolato e Camera di Commercio italiana a Barcellona? Ottimo: da quando sono qui ho partecipato già a due Consigli Esecutivi della Camera e seguo con attenzione il suo rilancio portato avanti dalla sua dinamica Presidentessa, l’Avv. Emanuela Carmenati. Il 100º anniversario dalla sua fondazione, avvenuta nel 1914 – che celebreremo l’anno prossimo – costituirà, senza dubbio, un’importante occasione per farla conoscere ed apprezzare, non solo a Barcellona ma anche su tutto il territorio della Circoscrizione consolare. Io credo molto nelle partnership pubblico-privato, specie nel settore della cultura.

Che cosa intende con questo? Mi spiego. Sin dal mio arrivo ho notato un forte domanda di Italia a livello culturale che si manifesta nell’organizzazione – da parte delle istituzioni locali – di molti eventi dedicati ad artisti, intellettuali, letterati o registi italiani senza che questi siano per così dire istigati dalle istituzioni italiane preposte alla promozione culturale. Cito, ad esempio, la grande mostra sul poeta, letterato e regista Pier Paolo Pasolini, ospitata quest’estate dal Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona o la mostra sul futurista italiano, Fortunato Depero, attualmente in corso nella prestigiosa cornice della Pedrera sul Paseo de Gracia. Su tale interesse l’Istituto italiano di Cultura può innestare la sua programmazione culturale e la sua offerta di corsi di lingua, posizionandosi come luogo privilegiato in cui coltivare tale dialogo fra culture profondamente e storicamente affini. Stiamo ad esempio per lanciare – in collaborazione con l’Istituto Luce e Cinecittà – la seconda edizione della Mostra del Cinema Italiano a Barcellona, secondo la formula del Festival dei Festival. Essa porterà per dieci giorni nella città catalana il meglio dei film italiani presentati in concorso nei migliori Festival internazionali del cinema – da quello di Venezia a Cannes, Berlino, Roma, Locarno. Il tutto con inaugurazione il 12 dicembre, nella cornice della Pedrera, con la proiezione del film-documentario l’“Indebito” di Segre, seguito con un concerto dal vivo di Vinicio Capossela che è uno dei protagonisti del film. La cultura è un mezzo privilegiato per favorire la presenza dell’Italia in Catalogna ed in tutta la circoscrizione consolare.

E le partnership pubblico-privato, di cui parlava, come entrano in questo quadro? Noi a Barcellona abbiamo la fortuna di disporre di un Istituto Italiano di Cultura (IIC) collocato in un bel palazzetto nel cuore di Barcellona, sul Passatge Méndez Vigo. Dal suo arrivo, alcuni mesi fa, la nuova Direttrice dell’IIC, Roberta Ferrazza, ha cominciato a rinnovarlo, anche nelle sue strutture fisiche, per renderlo moderno ed accogliente e farne un punto di ritrovo, specie – ci auguriamo – della gioventù barcellonese. A tal fine si è – ad esempio – trasformato un vasto cortile adibito a parcheggio in una piazza, contornata da un bel giardino in cui sarà possibile sostare su panchine ed utilizzare il proprio computer o tablet in connessione Wi-Fi, vedere film all’aperto d’estate o sentire della musica. Tale pregevole opera di rinnovamento – che ha già toccato anche la biblioteca, la sala conferenze e la tromba delle scale – continuerà poi nelle classi e sul terrazzo sovrastante l’edificio. Le risorse finanziarie pubbliche sono però scarse e quindi mi auguro che il settore privato non si sottragga a fare la sua parte. A me piacerebbe che l’IIC possa diventare un vero biglietto da visita del “savoir faire” e del design italiano e mi auguro quindi che aziende di arredamento, di illuminazione, di design, di moda possano contribuire – ognuna a suo modo – a tale progetto comune.

Molto interessante. Tornando però ora ai temi più squisitamente consolari, essendo un vasto territorio quello di sua competenza, quali sono i maggiori problemi e quali le iniziative che conta di assumere? Un Consolato Generale fornisce molteplici servizi alla collettività e deve impegnarsi a farlo in maniera sempre più efficiente ed orientata alla soddisfazione dell’utente finale, nonostante  la sfida manageriale sia improba. Prima ho descritto il ritmo impressionate di accrescimento numerico della collettività nell’ultimo decennio. Anche quest’anno – nonostante la crisi – cresceremo di circa 4.500 unità mentre le risorse finanziarie, ma soprattutto umane, del Consolato sono stabili quando non decrescenti. Si tratta quindi di fare di più con meno impiegati e questo non è facile. Siamo però un team ben affiatato e stiamo cercando di portare avanti progetti nuovi per migliorare la qualità dei rapporti con l’utenza.

Ci può fare degli esempi? Abbiamo già istituito un’agenda elettronica comune fra le varie Istituzioni ed enti del sistema Italia a Barcellona per condividere iniziative ed eventi, evitando sovrapposizioni e valorizzando gli apporti di tutti. Ora stiamo lavorando sul sito web, punto focale per l’acquisizione di informazioni sui servizi consolari, con due progetti. Un volto a spiegare “come fare per” – ad esempio ottenere un Passaporto o una Carta di Identità – attraverso schede dedicate che accompagnino l’utenza nei vari passaggi necessari al corretto allestimento della documentazione. E ciò sia in italiano che in lingua spagnola per la nostra utenza di origine latino-americana. A ciò aggiungeremo delle sezioni di domande e risposte (FAQ) per cercare di fornire, con un linguaggio semplice e non burocratico, risposte alle principali domande che l’utenza si pone quando interagisce con il Consolato. Stiamo pensando anche ad alcuni progetti pilota per proporre un Consolato di prossimità, specie nei confronti delle collettività che vivono più lontane da Barcellona. Cominceremo ad esempio a testare, con alcuni Consolati onorari, la possibilità di restituire direttamente in loco le Carte di Identità per evitare di doverle necessariamente venire a ritirarle a Barcellona. Ovviamente non tutto potrà essere fatto subito: sappiamo ad esempio che talora l’utenza incontra difficoltà nel prendere appuntamenti, vista la velocità con cui si saturano i posti disponibili sul sistema informatico gestito dal MAE che consente di prenotarsi nei successivi 30 giorni. Anche su quello stiamo lavorando sebbene – con il personale numericamente ridotto che abbiamo – non sia possibile aumentare a dismisura il numero di appuntamenti che possiamo dare ogni giorno anche perché il Consolato non fa solo Passaporti, Carte di Identità o iscrizioni all’AIRE.

E quali sono gli altri settori che impiegano il vostro personale? Sono molti e variegati. Forse non tutti sanno, ad esempio, che il Consolato Generale svolge numerosi adempimenti nel settore della navigazione che sono numerosissimi e portano via molto tempo in una città con un porto importante e molto frequentato da compagnie di navigazione italiane sia per servizi di traghetto (Grimaldi, Grandi Navi Veloci) che di croceristica (Costa Crociere, MSC) oltre che da navi mercantili  e di piccolo cabotaggio. Poi ci sono i servizi di emissione di dichiarazioni di valore e di equipollenza dei diplomi per gli studenti catalani e spagnoli che desiderano iscriversi alle nostre università. Vi sono inoltre da trattare le numerosissime istanze di riconoscimento di nazionalità che ci pervengono; da assistere i purtroppo numerosi italiani che sono in carcere; da emettere “Emergency Travel Documents” ai turisti italiani che sono stati derubati dei documenti e del denaro e che – se viaggiano con compagnie low-cost come Rynair o Easy Jet – non vengono accettati a bordo con la sola denuncia come saggiamente fanno invece le compagnie di bandiera o la stessa Vueling. Vi sono poi i servizi notarili o le richieste di assistenza economica che ci vengono rivolte dai concittadini più deboli e svantaggiati economicamente che, nell’attuale periodo di crisi, non sono certo diminuiti. Come si vede è una bella sfida per poco più di 15 persone che hanno a che fare con una piccola città di circa 70.000 abitanti. Già oggi abbiamo una ratio impiegati-numero di utenti che gira attorno al rapporto 1 a 4350! Ed il prossimo anno dovremo anche gestire l’importante appuntamento elettorale europeo. Su tali sfide lavoriamo in grande sintonia con il COMITES di Barcellona e la sua Presidentessa Cristina Bandettini di Poggio. Con loro abbiamo tenuto, a fine settembre, una riunione del COMITES allargata a molte delle principali istituzioni, patronati ed associazioni italiane operanti a Barcellona che è stata molto produttiva e caratterizzata da stima e rispetto reciproci. La stessa collaborazione che ci lega anche alle associazioni storiche degli Italiani a Barcellona, a cominciare dall’attivissima Casa degli Italiani, di cui ci serviamo anche per manifestazioni ed incontri rivolti alla collettività.

E poi c’è la scuola. Certo abbiamo l’Istituto Italiano Statale Comprensivo “Amaldi”, validamente diretto dal Dirigente Scolastico Cristino Cabria ed un’apprezzata Scuola dell’infanzia paritaria “Maria Montessori” con in tutto quasi 700 allievi.  L’offerta scolastica italiana – che vanta una grande tradizione di eccellenza e di libero pensiero qui in Catalogna e più in genere in Spagna – rappresenta un altro importante tassello del sistema Italia nella circoscrizione consolare ma anche un lavoro per il sottoscritto in qualità di Provveditore agli Studi con funzioni di indirizzo.

Vorrei ora farLe alcune domande non nelle sua funzione da Console ma per Stefano Nicoletti. Per il suo lavoro,  non solo ha visto ma anche  vissuto in diversi paesi del mondo, quali sono state le sensazioni più forti ed in che paese le ha provate? La mia prima sede è stata Nuova Delhi, in India. Un’esperienza forte ed impegnativa in un Paese che non lascia indifferenti. E’ stata un’occasione preziosa di confronto con una cultura ed un modo di guardare alla vita diverso dal nostro che mette in discussione tante certezze del nostro sguardo occidentale e razionalista sul mondo. Lì ho lavorato sul coordinamento dei progetti che la Cooperazione allo Sviluppo italiana aveva in settori che mi hanno consentito di avere uno sguardo privilegiato su tante realtà di collaborazione fra i due Paesi: dal principale ospedale indiano per curare lesioni spinali sito nelle vicinanze di Delhi; al primo reparto materno-infantile dell’ospedale per la comunità degli esiliati tibetani a Dharamsala nell’Himalaya indiano; ai programmi cofinanziati con l’ILO per sottrarre bambini a forme inumane di lavoro infantile; all’aiuto di emergenza in occasione del terremoto che colpì il Gujarat. Tante storie e tanti volti che porterò sempre con me.

Nelle sue missioni che cosa dell’Italia ha portato sempre con se? O porta? L’Italia è un Paese che per varietà e bellezza del territorio, per ricchezza storica e culturale, per multiformità di tradizioni eno-gastronomiche non ha eguali al mondo. Talora però non riesce a far fruttare a pieno i talenti che ha ed appare un po’ bloccata e ripiegata su sé stessa, i suoi problemi e le sue contraddizioni. Come diplomatico credo sia importante saper raccontare il proprio Paese e presentarlo nelle sue ricchezze nascoste e nelle sue grandi potenzialità agli interlocutori stranieri,  cominciando proprio dalla grande risorsa rappresentata dagli italiani che vivono all’estero.

Quanto le è stata o le è importante la sua esperienza in Banca d’Italia? La Banca d’Italia rappresenta una delle grandi istituzioni del Paese che negli ultimi anni è stata la scuola di grandi “civil servants” che hanno saputo traghettare il Paese in tempi ed acque difficili. Di tale istituzione mi ha sempre colpito la grande attenzione prestata alla crescita professionale mirata del suo staff, attraverso percorsi di formazione permanente. Seppure per un breve periodo, ho potuto approfittare di tale formazione nel settore finanziario  che mi è stata utilissima nelle fasi successive della mia carriera. Poi – seppure a malincuore – ho dovuto scegliere, non potendo portare avanti entrambe le carriere, ma serbo della Banca d’Italia un ricordo bellissimo ed ho ancora contatti con alcuni funzionari conosciuti nel mio stesso anno di concorso.

Cosa le piace leggere? Cosa vede in televisione? Non seguo le mode ed aspetto che le opere sedimentino prima di leggerle. Purtroppo non ho tutto il tempo che vorrei e quindi prediligo romanzi brevi, letteratura alpinistica o saggi storici o di argomento economico. Sono appassionato di fotografia e quindi apprezzo molto i reportage fotografici, specie su differenti Paesi o ambienti naturali. In televisione prediligo i telegiornali, alcuni programmi di approfondimento politico o di divulgazione scientifica e qualche buon film d’autore, senza troppe interruzioni pubblicitarie perché – come recitava una campagna di tanti anni fa – non si può interrompere un’emozione!

A parte il Console, cosa avrebbe voluto fare? O le piace fare? Di formazione sono un economista dello sviluppo: mi sarebbe piaciuto fare il professore in questa disciplina, magari in un’Università anglo-sassone specializzata in tali temi. Oppure il funzionario  in Organizzazioni Internazionali quali la Banca Mondiale o l’OCSE. Se invece dovessi fantasticare mi vedrei a fare l’astrofisico o il filosofo oppure la guida alpina, vista la mia passione per la montagna che spero soddisfare nei bei Pirenei catalani ed andorrani.

Tornando al Console. Mi piacerebbe che lei attraverso il GIORNALE ITALIANO mandasse un messaggio ai noi italiani che lavoriamo  e viviamo qua in questo momento di grande difficoltà, non solo per il singolo, ma anche per la nostre aziende. Grazie. I momenti di crisi sono anche momenti di cambiamento che stimolano a trovare soluzioni nuove per fare di più con meno. E’ anche la sfida che abbiamo al Consolato a Barcellona e con la quale ci confrontiamo quotidianamente nello spirito di fornire servizi sempre migliori alla nostra utenza pur in un contesto che vede le risorse umane e finanziarie talora ridursi anziché accrescersi, come spereremmo.