Intervista di Paola Pacifici
Mario dal tuo importante cv si leggono tante attività e interessi culturali: fai parte dei Templari, sei Presidente Associazione “Gubbio città nostra”, giornalista carta stampata, giornalista televisivo (hai fondato Tefano) e scrittore. Quali interessi di tutti questi ti piace e ti è più consono?
Mi piacciono tutti e vorrei anche poterne coltivare degli altri. Purtroppo la vita è breve… Quella di Telefano è stata un’esperienza che ha segnato la mia vita e che ha aperto in Italia la strada a un nuovo modo di comunicare mai sperimentato prima. Nel 1973 io e due amici (Maurizio Tomassini e Oddo Canestrari) fondammo una startup senza saperlo, senza che neanche a quel tempo esistesse il nome per definirla. Fummo dei veri innovatori e molto di quello che è nato da quel momento nel campo della comunicazione ha avuto origine da noi.
Cosa vuol dire e chi è un Templare. Cosa hai imparato da loro e cosa di loro hai trasmesso ai tuoi figli?
Essere un templare significa essere pronti al sacrificio, portare ognuno di noi la propria croce e aiutare anche gli altri a portarla nel momento che richiedano il tuo aiuto. I Templari hanno ricostruito la società dopo il medioevo e l’hanno difesa dall’islam. Grazie a loro è stato possibile il Rinascimento. Il mio primogenito è Templare anche lui e trasmetterà i valori che da me ha ereditato, a suo figlio.
Perchè hai fondato l’Associazione culturale “Gubbio città nostra”?
Ho costituto l’Associazione Gubbio Città Nostra per poter dare a Gubbio una dimensione internazionale in tema di beni culturali e paesaggistici. Infatti tra i soci onorari spiccano personalità non solo di Gubbio ma anche di altre città. Vorrei che Gubbio svolgesse un ruolo importante non solo in Italia ma anche in tutto il mondo. La mia è una visione planetaria. Oggi non si può prescindere da questo perché i nuovi mezzi di comunicazioni ci mettono facilmente in contatto con il mondo. La cosa fondamentale è sviluppare il linguaggio più corretto per stare alla pari con gli altri concorrenti.
Come giornalista, come è cambiato il giornalismo negli anni, sia quello scritto che quello televisivo?
I social e Internet hanno cambiato il volto del giornalista che deve saper comunicare attraverso i nuovi media in maniera sempre più efficace e deve stare al passo con i tempi che cambiano in maniera ultraveloce ogni giorno. E questo costituisce per me una sfida entusiasmante. L’AI, se usata con intelligenza, rappresenta una grande opportunità di espandere le proprie conoscenze e rendere il nostro lavoro sempre più interessante e di espanderlo in tutti i campi dello scibile, sperimentando anche nuove forme di linguaggio.
Mario, e lo scrittore? Che tipo di libri hai scritto e scrivi? E’ vero che i libri sono in qualche modo autobiografici (anche in un modo “nascosto”)?
Scrivo soprattutto libri di ucronia, o storia alternativa e libri di Sci Fi e Fantasy. Mi piace spingere l’immaginazione oltre i limiti dell’ovvietà ed esplorare territori sconosciuti. In questi giorni ho pubblicato un nuovo romanzo: “Francesco, la Spada, il Lupo” che narra dei primi passi di San Francesco oltre le mura di Assisi quando fuggiasco trovò rifugio a Gubbio, a casa del suo compagno d’armi, il mercante Federico Spadalonga. E’ una storia che esce dagli stereotipi legati al Santo e lo fa essere molto umano e legato alla sua precedente esperienza di vita. I dialoghi del romanzo sono resi nel dialetto umbro medievale, una lingua ispirata ai Fioretti di San Francesco e in parte inventata da me anche se aderente al dialetto parlato a Gubbio. I miei romanzi contengono una parte dell’autore, in onore alla massima alchemica ”Artifex in Opere”. Soprattutto i miei romanzi vanno letti facendo uso di due chiavi interpretative: essoterica ed esoterica. Davati alla narrazione essoterica esiste una metastoria che va interpretata da chi ha le risorse culturali e iniziatiche per capirla.
I giovani e la cultura?
Conosco molti giovani che vanno in cerca della cultura, quella vera, ricercandone i simboli anche nel graffito di un pellegrino lasciato sul muro di una chiesa. È un cammino impervio e non uguale per tutti. La cosa importante è la ricerca delle testimonianze della cultura universale che molto spesso non stanno sui libri ma sono sparsi come tessere di un puzzle nel mondo che ci circonda. Bisogna riuscire a fare a meno dei libri di scuola, dopo che questi hanno svolto il proprio compito, e di tutto quello che la cultura convenzionale ci propina.
I social e la cultura, sono positivi o…?
I social possono costituire un potente mezzo di diffusione della cultura se sono usati da persone intelligenti e capaci. Altrimenti rimangono tanto stupidi quanto chi li usa.
L’Italia, il Paese “con la cultura che parla al mondo” cosa gli dice, secondo te?
Gli dice molto, quasi tutto. Il 75% di quello che è oggi il mondo, ha avuto origine in Italia. Siamo forse ni italiani a non esserne consapevoli. Anche nel borgo più sperduto esistono testimonianze della nostra storia e della nostra arte e della nostra cultura che hanno fatto scuola al mondo.
È vero che bisognerebbe vivere due vite: una per imparare e una per vivere con quello che si è imparato?
Bisognerebbe viverne tre. La terza vita serve a trascendere le prime due…
Nella tua vita, come dice Pirandello, ci sono stati e ci sono più maschere che volti?
Ci sono state tante persone con il volto coperto dalla maschera ma le ho smascherate tutte…
Mario ” Uomo di cultura”, cos’è la cultura? Ci sono due “culture” una “dei libri” e la cultura ” di vita”?
La Cultura sta nella Tradizione, che è la radice di ognuno di noi e non si può esistere senza queste radici profonde. La vita ti presenta molte sfide ma non sapresti affrontarle senza questo baluardo che è il retaggio dele generazioni passate che continuano a vivere e a manifestarsi senza interruzione.