Lucio Dalla: Benvenuto Cellini, un punk ante litteram

Intervista di Paola Pacifici a Lucio Dalla pubblicata su “Il Giornale Italiano n. 5/2008“.

Cellini e Dalla, entrambi imprevedibili e fuori dalle convenzioni

Sabato 5 luglio, a Madrid, Lucio Dalla terrà un concerto nel Patio Central del Conde Duque, per il ciclo delle attività del “Veranos de la Villa” organizzate dal Comune di Madrid. Lo raggiungo telefonicamente in Sicilia, dove sta trascorrendo un breve periodo di vacanza per prepararsi ad un programma intenso che lo vede protagonista in molti settori dell’arte.

Allora, ritorni a Madrid, dopo quanti anni? Sei anni fa ci venni per un concerto. Il più bello fu con Morandi nel 1989 al Palazzo dello Sport. L’anno scorso ero a Barcellona nel fantastico Palau de la Musica. Io amo la Spagna almeno quanto l’Italia, anche se ci hanno battuto ai rigori nel campionato europeo.

Tu piaci ai “grandi” così come ai giovani, perché? Non sono mai uguale. Non me ne frega niente di ciò che ho fatto prima. Mi piace rinnovarmi. Dopo “Caruso” ho fatto una canzone come “Attenti al lupo” che è completamente diversa, o come “Henna”. Trovo necessaria la mutazione, contando che la gente lo capisca; anche se il pubblico conservatore ha un atteggiamento diverso. Comunque il mio pubblico sa che con me ha sempre delle sorprese. L’ultimo concerto, con il “Genio Fiorentino”, sul Ponte Vecchio è stato straordinario: “Cellini e Dalla”. Dieci liriche su Cellini scritte da me, mentre Marco Alemanno recitava la vita di Cellini scritta da lui. Poi faccio regia per opere liriche; l’ultima, con un fantastico baritono spagnolo per la Beggar’s Opera del ‘700, alla quale si è ispirato Brecht per la sua “Opera da tre soldi”.

La canzone che senti più tua? Difficile da dire ce ne sono tante, ma quella che mi da più gusto da cantare è “Caruso”. È una canzone fisica, intesa dal punto di vista dell’anima, ma è anche la felicità del canto ed è per questo che l’hanno cantata da Pavarotti e Iglesias, a Mercedes Sosa ed altri. È quella che più sento emotivamente e psicologicamente.

Tu sai che in Spagna vivono più di 140 mila italiani, che vedono in te la loro Italia durante i tuoi concerti. Che emozione provi? Mi emoziono più di loro. Sono molto attaccato alle radici. Loro da tempo vivono all’estero e sono lontani dal mio attuale repertorio: amano “Quattro Marzo”, “Balla Ballerina” e “Caruso”. A maggio ho cantato ad Atene, Ginevra, Zurigo, Liegi, Dublino, venivano italiani e mi emozionava vedere un’Italia che in qualche modo ho perso. Sono molto simili a come ero io venti anni fa.

Lucio interrompe l’intervista per chiedere un caffè, mentre fa rifornimento alla sua barca ancorata nel mare azzurro di Sicilia.“È una giornata splendida – mi dice – il sole cala sull’Etna e la Sicilia è una delle più belle terre del mondo. Il vulcano con la sua lava, di notte è uno spettacolo di una bellezza struggente. La mia casa con lo studio di registrazione è a mille metri sull’Etna e quando ci sono le eruzioni le sento anche nel sangue. È qualcosa di veramente profondo”.

Programmi futuri? Una regia al teatro Massimo di Palermo, poi un disco entro il 2009 e uno prima, collegato al successo dello spot dell’Alfa Romeo con la mia canzone “Nuvolari”, con una trilogia dei lavori degli anni ’70. Poi un nuovo disco di inediti, un film come attore e autore della colonna sonora, che si svolgerà in Giappone e a Napoli, ed un grande concerto cameristico, assieme a Marco Alemanno, nella Basilica degli Angeli ad Assisi, per il libro “Francesco”, su San Francesco. Quindi un tour teatrale ed ad ottobre in Brasile, Cile e Argentina, insomma ne ho una dietro l’altra. In realtà mi piacerebbe avere più tempo da passare in barca davanti all’Etna, o ascoltando dischi e leggendo.

Cosa vorresti cambiare, se c’è da cambiare, nella musica di oggi? Guarda, ne faccio tanta: tre anni fa ho fatto anche un tour di Jazz in Europa, con un concerto all’Opera di Vienna. Non sono per una tipologia unica, i giovani devono ascoltare i segnali nuovi e non fossilizzarsi nei network, con le stesse canzoni e decadimento della qualità musicale, in parte giustificato dai sistemi di ascolto, come scaricare da internet, che non è del tutto negativo. La scuola sottovaluta la musica, dovrebbe essere materia di studio, visto che l’Italia è il paese della musica. La musica è cultura, educazione dell’anima, dello spirito e del corpo.

Cosa della vita ti piace di più e cosa non ti piace? La cosa che mi piace di più è la vita stessa. Mi dá grande felicità il pensiero della vita. Quello che non sopporto è la violenza quando nasce dalla stupidità, anche quando è mediatica, come segno dei nostri tempi e come fine di sistemi sbagliati, durati per molti anni non come ideologia, ma come idea dell’esistenza.

Cosa manca ai giovani cantanti e compositori di oggi per diventare un LUCIO DALLA? A parte il diventare un Lucio Dalla, manca il coraggio di essere unici. Il loro difetto è quello di imitare dei prototipi che possano dare un successo immediato, ma che non avviene quasi mai. Non c’è originalità e differenza, ai giovani manca questo ed il coraggio del cambiamento, di andare contro. Quando uno è strano deve approfittare di questo dono del cielo, non deve aver paura. La diversità è una anomalia importante per la comunicazione.

Perchè il teatro e cosa è il teatro per te? È la base di ogni forma di creatività, anche musicale. Non riesco a concepire i concerti senza una teatralità, anche nel concerto rock e pop. I grandi, come i Genesis o Prince, partono da una idea musicale con una teatralizzazione. Il live è teatralità. Il teatro che faccio io è al cinquanta per cento fra teatro e musica. E le mie regie sono solo teatro. Per teatro non intendo solo la location, ma la teatralizzazione. Quello che voglio fare è scrivere un soggetto e fare il regista.

Quale personaggio della storia avresti voluto essere? Benvenuto Cellini, mi piace molto. Scrivendo le dieci liriche mi ci sono molto identificato. Mi piace la sua imprevedibilità, il vivere fuori dalle convenzioni, un punk ante-litteram. Adesso c’è il lato più brutto della barca che è quello di pagare il rifornimento. Ciao Paola, ti abbraccio.